4. Love or Confusion

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Quella sera Tyler era piuttosto silenzioso, durante la cena.

la piccola tv verde chiaro stava diffondendo nella stanza della musica animata ma allo stesso tempo rilassante, suonata da una band jazz molto amata da sua madre.
da quando si era rotta, due settimane addietro, la cena era stata avvolta da un silenzio tombale, interrotto solo dal ruomore delle stoviglie che sbattevano fra di loro.

Tyler odiava il silenzio.

l'assenza di suoni faceva scatenare nella sua mente i pensieri più contorti e inquietanti, quelli a cui non voleva pensare e di cui era spaventato.
il ragazzo preferiva essere distratto e distrarsi, anziché rimanere solo coi suoi pensieri.
fortunatamente Zack e Jay erano riusciti a ripararla alla grande, senza  bisogno di dover chiamare un tecnico.
e ora la piccola scatola parlante era di nuovo lì, su un anonimo ed economico mobiletto di legno nell'angolo più visibile della sala da pranzo.
i loro genitori si erano congratulati per due giorni di seguito;

però, adesso, suo padre e sua madre stavano discutendo animatamente della giornata stancante passata a lavoro, mentre i suoi fratelli si stavano offendendo a vicenda per qualcosa di sicuramente stupido e futile.
era come se non esistesse, silenzioso e passivo com'era quella sera.
però almeno poteva seguire i discorsi dei presenti senza rimuginare troppo sulle sue teorie assurde.

solo sua sorella Madison si era accorta del suo fare quieto e lo stava fissando con un'espressione interrogativa sul volto, dall'altra parte della tavola.
Tyler deglutì rumorosamente e continuò a mangiare, finendo in poco tempo il suo piatto.
da una parte perché voleva scappare il più velocemente possibile da quella situazione imbarazzante e dall'altra perché sua madre era veramente una buona cuoca.

quando tutti ebbero finito di cenare toccò a lui ed a Madison disfare la tavola.
la ragazza stava lavando le stoviglie che poi lui prendeva ed asciugava, prima di rimetterle al loro posto nella credenza.
Il tutto con un silenzio religioso fra loro. Una perché era una persona di poche parole e l'altro perché aveva di meglio a cui pensare.
Proprio mentre stava finendo di asciugare uno degli ultimi mestoli qualcuno suonò il campanello.

il ragazzo si precipitò alla porta e inspirando ed espirando almeno due volte prima di aprirla.
l'immagine che si ritrovò davanti era travolgente.
Josh aveva pressoché gli stessi vestiti della mattinata a scuola ma con una maglia dei The Who col colletto strappato e una felpa in più, i suoi capelli erano stati tirati su e fermati con della lacca.

Tyler giurò di non aver visto il suo piercing al naso, pochi giorni prima. sorrise, realizzando quanto gli stava dannatamente bene addosso.

alle sue spalle il rosso e il viola dimenticati dal sole nell'atmosfera e  trascinati lentamente via dal tramonto gli facevano da cornice. quelle sfumature donavano davvero tanto al punk, facendo risaltare i suoi capelli rossi e i suoi denti perfettamente bianchi.
agli occhi del moro sembrava un bellissimo quadro, e non uno dei Fauves francesi, coi loro colori aggressivi e fuori tono, ma, anzi, uno delicato e tremendamente realistico degli impressionisti dell'800. Il ragazzo era così spettacolare che Tyler si ritrovò a fissarlo imbambolato.

fu Josh ad interrompere il silenzio fra i due, schiarendosi la voce, chiaramente a disagio.

Tyler si riscosse immediatamente, borbottando delle scuse imbarazzato, come al solito, e facendosi da parte lasciando entrare il ragazzo in casa.
Prima che i suoi genitori riuscissero a vederli i due erano già filati velocemente al piano di sopra,  correndo per le scale come dei bambini.

"scusa, ai miei verrebbe un colpo se ti vedessero dentro casa" confessò Tyler con il respiro pesante, dopo aver chiuso la porta della sua stanza dietro di lui.
Josh rispose solo con un sorriso divertito, troppo distratto dai poster attaccati su tutti e quattro i muri della camera.
le sue labbra mimarono un "wow" ma nessun suono uscì.

la sua camera da letto era in contrapposizione con i toni sobri e puritani del resto della casa.
tutte le pareti erano ricoperte e solo di tanto in tanto le foto lasciavano intravedere dei pezzi di intonaco viola scuro e rosso lasciati liberi.
il resto era completamente ricoperto da bandiere e poster di band e cantanti.

Tyler si sedette sul letto osservando Josh che era in piedi in mezzo alla stanza, il naso all'insù, osservando ad una ad una tutte le sue riproduzioni di quadri e scatti famosi.
le locandine di Abbey Road e di Aladdin Sane erano appesi vicino alla finestra, appena sotto a delle foto più piccole di Janis Joplin ed Elvis Presley.
Le facce dei Rolling Stones fissavano chiunque entrasse nella stanza dal muro opposto alla porta, alla quale, per altro era stato attaccato un poster dei The Jimi Hendrix Experience.

sul muro antistante al letto, invece, i Doors, i Moody Blues e The Velvet Underground occupavano buona parte dello spazio. Bob Dylan e la sua chitarra erano subito accanto;

la musica era per Tyler uno sfogo e allo stesso tempo una passione.

aveva imparato da autodidatta a suonare il basso e l'ukulele, con annessa insoddisfazione da parte di suo padre, il quale lo considerava uno strumento veramente stupido e effimero.
ed adesso erano entrambi esposti in bella vista ai lati del suo letto, insieme ad una bellissima chitarra acustica Cort nera opaca di cui andava tremendamente fiero.
l'aveva acquistata un po' di tempo prima insieme ad Ashley e Patrick, che si erano offerti di insegnargli a suonare;
"cazzo Tyler, ascolti davvero tutte queste band? sono le mie preferite."
il moro si ritrovò a ridere, guardando Josh ridacchiare insieme a lui e sedersi su una poltrona a sacco poco distante dalla scrivania.

"comunque quello che cerchi è in un blocco appunti dentro al secondo cassetto" disse Tyler, indicando i quattro scompartimenti sotto il tavolo.
Josh si allungò e tirò fuori un quaderno spiegazzato e con la copertina completamente disegnata e ricoperta da testi di canzoni e poesie.
nel centro vi era incollata una foto dell'anno precedente, tirò ad indovinare il rosso:

lo scatto ritraeva un gruppo di amici, Tyler era abbracciato ad una ragazza dai capelli turchesi, entrambi stavano facendo delle espressioni stupide, molto probabilmente riferite a quello che stava accadendo dietro di loro. alle loro spalle vi erano infatti tre coppie di ragazzi che si stavano baciando nello stesso momento. Josh riconobbe la coppia di hippies che si stava mangiando la faccia a vicenda nei corridoi, la mattina passata.
dietro questa scena melensa c'era una ragazza con due grandi code di cavallo di colori diversi ai lati della testa e una camicia bianca con delle maniche enormi, le braccia alte sopra la testa e gli indici e i medi alzati, in segno di pace.

il rosso trovò la foto la cosa più dolce del mondo.

si schiarì la voce, rialzando lo sguardo verso Tyler.

i due parlarono tutta la sera di arte, musica e politica.
Josh gli disse di saper suonare la batteria e che era costretto a suonarla in garage, perché sua madre la aveva bandita dalla casa, confessò che lui preferiva così, perché nessuno lo disturbava mai in garage.

conversarono e risero fino a tardi, scambiandosi opinioni su band e cantanti.
uscì fuori che Josh amava Bob Dylan e Janis Joplin e che aveva pianto per la morte di Jimi Hendrix.

furono costretti ad interrompersi quando Zack, dalla stanza accanto, iniziò a battere con la sua mazza da baseball sul muro in condivisione, intimando a suo fratello di smettere di fare confusione.

a malincuore, si salutarono che mancavano quindici minuti alla mezzanotte.

Tyler, dopo aver chiuso la porta, poggiò la schiena al legno freddo e chiuse gli occhi, un enorme sorriso occupava il suo viso.

// angolino dell'autrice

penso che sia il capitolo più lungo che abbia scritto e ne sono troppo fiera, come sempre segnalatemi vari e(o)rrori

tnx fr th lettr

surrealism and metaphysics || jøshler #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora