Quella settimana vissuta sotto le spoglie di un amorfismo errante aveva inglobato il suo seppur recondito animo sognatore, idealista, in uno scuro agglomerato di comportamenti volubili, dettati dall'esigenza immediata. Si trattava del suo lato meschinamente accondiscendente che, come una riserva di benzina, scattava quando era a corto di un se stesso o consumato dagli altri, o affogato dalla mancanza di varchi da cui potenzialmente emergere. L'aveva salvato la meritocrazia ributtante della Cooper -alle cui parole era risuonato distonicamente quel diapason interiore che consente ad ognuno di capire se è o meno istintivamente in armonia con qualcosa o qualcuno, se è nel suo elemento- e, fra le macerie in cui si era risvegliato, il suo io aveva cominciato a ricostruirsi, rammentando subitaneamente la separazione dall'amico di gioventù. Un'operazione perdurata in uno stato d'animo che ripercorse tutte le tappe emozionali del passato, fino a quando Phil non fu chiamato a testimoniare contro l'assassino noto al pubblico come il "Boia" e all'anagrafe come Christjan King. Già, dietro quel fenomeno mediatico si celava un crudele scherzo del fato, di cui dovevano fare le spese l'idolatrato sovrintendente Lewison e, presumibilmente, Chris.
Non era cambiato più di tanto -e poi un volto a cui si è voluto bene non si scorda, si riconoscerebbe fra mille, se non per i tratti, per l'emozione che suscita- : il viso tondeggiante e tornito aveva superato pressoché indenne l'avanzare dell'età, degli imperscrutabili occhi color antracite guizzavano inesausti alla ricerca dell'ispirazione e portava ancora la scarpa sinistra slacciata. Un vezzo che aveva causato il loro primo incontro, quando Phil aveva acciaccato inavvertitamente il laccio a Chris, facendolo inciampare. Aveva mantenuto una corporatura robusta nella parte superiore del corpo, a dispetto delle gambe, che si erano sfinate, e indossava un maglioncino bordeaux abbinato a dei jeans strappati e a degli scarponcini in pelle. A completare la sua apparenza contribuivano dei folti ricci neri e una barba volutamente incolta. Si vociferava che gestisse una libreria in un paesino sperduto, lontano dai crimini commessi e dai sospetti. Il modo in cui si fosse procurato il denaro per intraprendere l'attività fluttuava nell'ignoto. Un furto, una vincita alla lotteria, accordi con la malavita, erano le tesi più in voga. Genitori e parenti non c'entravano nulla, poiché di Christjan non avevano notizie da un pezzo, più precisamente dall'inattesa fuga di casa avvenuta in corrispondenza dell'addio all'amico, che poteva reputarsi fortunato: almeno lui era stato salutato in qualche maniera.
Ma nella mente di Phil, osservando l'altro, balenavano a effetto domino considerazioni di divergente foggia: dettagli apparentemente insignificanti, perlopiù laide coincidenze, come l'esser nati nello stesso ospedale o l'aver letto i medesimi libri in periodi coincidenti. E questa reazione a catena di pensieri suppellettili aveva trasformato il processo, da atto giuridico, in un ricorsivo tuffo nel passato dalla scarsa utilità ai fini strettamente investigativi. Phil ne era conscio -dell'inutilità-, ma continuava involontariamente a gingillare con elementi appartenenti ad un Chris andato. Non tanto per sottoporre ad un esame eziologico l'indole malvagia dell'imputato o per rintracciare nella sua personale esperienza i germi maligni che infestavano il genoma dell'altro; inconsciamente lo faceva per sè stesso. Giacché i ricordi, talora, svolgevano in sordina una funzione fondamentale per il sovrintendente: lo tenevano in vita. Se in certe situazioni non si fosse aggrappato ad un vecchio frangente, avrebbe potuto tranquillamente smettere di esistere, senza che ciò fosse visto con cupezza dalla sua prospettiva. Sarebbe venuta a mancare una parte di sé, perché quella dell'istante, quella dell'ultimo giorno, quella della settimana o del mese precedente, era sempre troppo povera e inadeguata per poter continuare ad essere Phil Lewison. Persino nel quotidiano la percezione del suo io barcollava sul precipizio di un'amletica precarietà, pur contando su un esiguo numero di preziose reminiscenze, privato delle quali si sarebbe disperso come polvere al vento, sarebbe svanito nel nulla, nell'assenza di entità.
Ma il Phil che si stava accingendo a raccontare la cattura del malvivente alla folla di curiosi e al giudice, quello era fottutamente reale e determinato. I suoi passi echeggiavano poderosi, moltiplicati dalla volta sferica della sala. Prese posizione al banco dei testimoni e il suo gesto rivelò il silenzio cimiteriale che la sua camminata aveva affossato. Qualche flash fra il pubblico lo disturbava, ma non erano nulla in confronto all'accecante luce che baluginava dai finestroni sopra l'ingresso principale, all'altro capo della stanza. Un respiro di preparazione, un'occhiata bonaria all'impassibile amico e diede il via alla narrazione.
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L'amico
Mystery / ThrillerPhil e Christjan, i due giovani poli attorno a cui gravita qualche evento fortuito e illogico; le due colonne portanti di una trama volutamente cedevole, scarna, ma densa di significati. La loro vicenda, ammantata dall'atmosfera del giallo, immersa...