Alba

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Galleggiava inerte, fra le bianche mura del manicomio di V. , il corpo di Phil Lewison, impiccatosi al letto con le lenzuola. Alcuni segretamente esultavano per quell'avvenimento. Non sopportavano più l'ex agente raccontare del suo presunto rapporto con il "Boia".
Ogni sera lo narrava daccapo: la loro adolescenza e la lettera d'addio; l'incontro nel bosco, alla fine del quale non specificava mai che l'uomo in verità aveva preso il sopravvento sul poliziotto, e perciò aveva lasciato andare Chris; l'astrusa causa in tribunale, inscenata per riportare la visita dell'amico, che in una giornata estiva gli aveva chiesto di processarlo. Stava per assolverlo, quando "l'abietto tirò fuori una verità indicibile" e allora lui lo volle ammazzare, ma non ci riuscì.
Nessuno aveva creduto alla sua storia, il parto di un folle. Del resto l'America era gremita di persone che avrebbero inventato di tutto pur di farsi notare.
Eppure dal giorno della sua morte il "Boia" non colpì più, sparito. Intanto nella cittadina di V. un necrologio recava il nome del Phil Lewison.
A fissarlo un uomo prossimo ai quaranta, occhi grigi, capelli ricci, barba folta.
Piangeva.

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