Broken bottles

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Thomas mi raggiunge e lo sento irrigidirsi e trattenere un respiro.
<<Sei una grandissima testa di cazzo, Jamie.>> Sibila rabbioso il ragazzo, parlando nel mio orecchio.
<<Non pensavo che ci fossero anche quelli del basket.>> Rispondo in mia discolpa, borbottando.
Davanti a noi c'è proprio Cameron, il capitano della squadra di basket della città. È uno di quei ragazzi con un fisico pazzesco, un viso non da meno e un carattere che rovina l'insieme. È stereotipato da anni nella sezione 'belli ma dannati', e a lui sembra andare bene così.
<<Andiamocene. Torniamo più tardi o mandiamo Ki a prendere da bere al nostro posto.>> Bisbiglia Thomas, tirandomi per la manica della giacca di pelle. Io vorrei dargli ascolto, ma il mio orgoglio è più forte del mio buon senso e rimango immobile.
Quando ancora io e Jamie andavamo a scuola - lui per otto dei dieci mesi che passava fuori, io per tre settimane delle otto che avevo a disposizione -, Cameron si comportava come un bullo nei confronti di mio fratello e di altri ragazzi. Ovviamente, non è stato Jamie a dirmelo. L'ho scoperto sulla mia pelle quando ho preso il suo posto e mi sono dovuta sorbire per venti giorni le prese in giro di quel ragazzo solo perché mio fratello mi aveva detto di lasciare ogni cosa come stava, e aveva insistito molto che io non facessi niente che le persone non si sarebbero aspettare da lui. Ma adesso non siamo più a scuola e non me ne frega niente di quello che Jamie voleva due anni fa.
<<Jamie, muovi il culo e vieni via!>> Bisbiglia ancora Thomas, tirandomi forte per la manica. Non so con quale forza io riesca a rimanere in piedi e non farmi spostare dal biondo.
<<No, Thomas. Prendiamo da bere e poi ce ne andiamo.>> Rispondo io in tono asciutto e risoluto, avviandomi verso il primo dei tavoli.
Afferro due bicchieri di plastica e cerco con lo sguardo la bottiglia del rum mentre provo ad ignorare la risata sguaiata di Cameron.
Finalmente trovo una bottiglia aperta e riempio il primo dei due bicchieri, tremando dalla rabbia.
Quel ragazzo mi ha rovinato la vita, ha rovinato la vita di mio fratello per anni interi. Vorrei colpirlo, vorrei fargli male e fare in modo che subisca le stesse umiliazioni che ho subito io in venti giorni, voglio che sia diverso, che passi da bullo aguzzino a vittima.
Cameron scoppia in un'altra risata priva di contegno, forse a causa della quantità enorme di alcol che ha bevuto o forse perché è sempre così, e qualcosa mi urta il braccio con cui sto versando il rum, facendomi perdere la presa sulla bottiglia, che cade a terra frantumandosi in mille pezzi.
Mi volto di scatto, arrabbiata come poche altre volte sono stata, e vedo solo la schiena di Cameron.
Cerco di avere un minimo di contegno e gli tocco ripetutamente la spalla con un dito. Il capitano della squadra di basket si gira e mi guarda con un cipiglio che lo fa sembrare più stupido di quanto non sia già.
<<Ci conosciamo, smilzo?>> Chiede in un ringhio Cameron. Dovrei sentirmi intimidita da lui, ma il suo modo di fare scontroso e minaccioso mi fa solo arrabbiare di più.
<<Mi hai fatto cadere la bottiglia.>> Sibilo in tono tagliente, indicando con un dito i cocci di vetro e la pozza di rum ai nostri piedi.
Cameron guarda in basso con aria di sufficienza e poi torna a guardare me. <<Non ti ho neppure toccato, Jamie.>> Dice con voce grossa.
<<Ah, quindi ti ricordi ancora il mio nome?>> Chiedo, piegando la testa da un lato e fissandolo con odio. Questo ragazzo è davvero odioso; ammetto che è quasi peggio avere a che fare con lui che con Hollande, il capo del gruppo di ragazze snob della città.
<<È impossibile dimenticare il nome di un ragazzo che si è sempre fatto umiliare così facilmente.>> Mi deride Cameron, lanciandomi occhiate di puro veleno. Io sgrano gli occhi e mi fingo esageratamente stupita.
<<Wow, non sapevo che conoscessi la parola 'facilmente'. Ti hanno promosso dall'asilo nido alla scuola materna?>> Gli chiedo in tono allegro. La faccia di Cameron non ha prezzo.
<<Ritira subito quello che hai detto, sfigato. Vuoi vedere chi va all'asilo tra i due?>> Ringhia. Ha le guance tinte di rosso purpureo e un paio di vene gli si sono gonfiate e si notano subito in mezzo alla fronte.
<<Non competo con un troglodita con il cervello grande quanto una noce.>> Rispondo con pacatezza stentata, sollevando le mani ai lati del viso in segno di discolpa. Spero che non si noti molto che sto tremando dalla rabbia. Cameron, rapidissimo, si avvicina a me e mi afferra per il collo della maglietta, rendendomi più difficoltoso respirare.
<<Chiedimi subito scusa, smilzo.>> Dice tra i denti, irato. Riesco a vedere il mio riflesso nelle sue iridi castane e distinguo ogni pelo nocciola delle sue sopracciglia perfette.
Mantengo il contatto visivo il più possibile, ma poi gli occhi iniziano a farmi male e c'è il rischio che il giocatore di basket noti i riflessi viola e grigi che ho mascherato con le lenti verdi per assomigliare completamente a mio fratello.
Vagando con lo sguardo sulle persone, vedo che molti hanno smesso di parlare e tutti sono a debita distanza da noi, ma non trovo i capelli biondo cenere di Thomas da nessuna parte.
Torno a guardare Cameron, già consapevole di quello che sto per fare ma senza davvero rendermi conto di cosa significherà il mio prossimo gesto.
<<Scusa.>> Borbotto, mantenendo lo sguardo fisso nel suo. <<Scusa, se ho deciso solo ora di rifarti il naso.>>
La mia mano, serrata in un pugno, raggiunge rapida il naso di Cameron e io infliggo il colpo con quanta più forza ho in corpo. Cameron, colto alla sprovvista, subisce il colpo in pieno viso e mi lascia andare, dandomi una spinta che mi fa barcollare prima di afferrarsi il viso con entrambe le mani e piegare il busto in avanti.
Io sento l'adrenalina scorrere nelle vene e mi guardo freneticamente attorno, pronta a colpire chiunque altro mi si ponga davanti per prendere le difese dello stronzo. Ma, stranamente, nessuno arriva in suo soccorso e mi ritrovo Cameron addosso prima che io possa trovare Thomas tra la folla e dirgli di andare via da qui.
Cameron è più forte di me. È un dato di dato che avevi già appurato lo scorso anno, quando ancora mi bullizzava a scuola.
Il ragazzo si butta addosso e io cado con la schiena a terra a causa dello sbilanciamento, ritrovandomi compressa tra la base della rampa e il corpo muscoloso e grosso di Cameron. Lui si mette a cavalcioni su di me, fermandomi le gambe con le sue e appoggiandomi con la maggior parte del peso sul mio sterno, rendendomi molto faticoso e doloroso respirare. Cameron inizia a tirare dei pugni dall'alto in basso mirando al mio viso, ma i suoi colpi vanno tutti a vuoto perché riesco a spostare il viso da una parte o dall'altra rispetto alla direzione del suo colpo prima che lui mi colpisca.
Dopo l'ennesimo colpo che scampo per pochi millimetri, Cameron lancia un grido gutturale, viola in viso a causa della frustrazione, e mi colpisce con un pugno fortissimo proprio sopra all'orecchio sinistro.
La mia vista si appanna e inizio a vedere delle macchie nere e grigie ai limiti del mio campo visivo mentre il cielo e Cameron, sopra di me, iniziano a girare in modo vorticoso. Non mi sento più la parte sinistra della faccia, un altro colpo del genere e sono spacciata.
Se svenissi, qualcuno mi dovrebbe portare all'Ospedale, e io non posso permettermi che questo accada. Là hanno dei macchinari specializzati nel recupero dati dei chip, e in quello che indosso - quello, cioè, di mio fratello - c'è scritto che il sesso del possessore del chip è maschile.
Mi costringo a mantenere la mente attiva mentre provo a trovare un modo per cambiare l'esito ormai già scritto della nostra rudimentale rissa.
Racimolo in fretta quanta più forza possibile e tiro un pugno a Cameon. La mia sola preoccupazione è colpirlo e farlo scendere dal mio sterno, non mi interessa molto in che modo questo accada. Chiudo per un attimo gli occhi, pregando tra me e me che il mio colpo vada a buon rendere e io riesca a far scendere Cameron da addosso a me.
Apro gli occhi mentre le macchie nere e grigie iniziano a diradarsi, e scopro di aver colpito di nuovo il viso di Cameron sullo zigomo. Il ragazzo cade di lato a causa dello scompenso di equilibrio dovuto al mio colpo e un peso opprimente si solleva dal mio petto mentre io inizio a boccheggiare, in cerca d'aria e reclamando ossigeno prima che il ragazzo si scagli ancora una volta su di me.
Stupida. Sei una grandissima stupida, Lynn.
Mi sono cacciata in uno dei peggiori guai della mia vita. Cosa mi è saltato in mente quando ho risposto a tono a Cameron? Come se non avessi saputo che lui mi avrebbe picchiata. In mezzo allo skate park pieno di gente. Con la possibilità che i Punitori arrivino da un momento all'altro.
Se pensavo di avere delle speranze, devo ricredermi.
Dato che Cameron non torna più alla carica contro di me come un animale imbestialito, io mi metto a sedere e qualcosa di caldo e liquido mi scorre lungo la parte sinistra del collo. Mi tocco con le dita la zona tra la fine della mascella e l'incontro dell'osso con il collo, dove sento il calore del liquido, e mi porto la mano davanti al viso per vedere. Le ultime due falangi dell'indice e del medio sono rosse di sangue e una furia cieca mi assale, pompando adrenalina nel mio corpo e dandomi la forza necessaria per alzarmi.
Quando mi sollevo in piedi barcollo sulle gambe e devo aspettare qualche secondo per permettere a Mitrion di smettere di girare.
Quando alzo il viso, l'unica cosa che vedo è il volto rosso e sporco di sangue di Cameron e le sue braccia tese verso di me.
Non ho il tempo di reagire, la spinta che mi dà è tale da farmi perdere di nuovo l'equilibrio, facendomi cadere sul bordo della rampa.
Io provo a rimanere sulla base d'appoggio dove ci sono i tavoli e dove, ormai, tutte le persone sono immobili e guardano Cameron e me picchiarci a vicenda, ma il ragazzo mi spinge giù e inizio a scivolare lungo la parte interna della rampa, con la pancia rivolta verso il basso.
Sento la puzza della pelle bruciata del mio giubbotto che scivola contro i pannelli di legno scheggiati e il peso di Cameron su di me che rallenta la caduta, ma non riesco a capire altro.
Quando finalmente ci fermiamo e smettiamo di scivolare, sento il respiro di Cameron molto vicino a me, ansimante e disturbato dai fiotti di sangue che colano dal suo naso, ma il ragazzo non mi colpisce.
Io apro gli occhi e vedo che mi sta guardando il petto con gli occhi nocciola sgranati, come se avesse appena visto qualcosa di sconvolgente.
Io alzo la testa, ignorando le fitte di dolore alla parte passa della nuca e all'orecchio sinistro, e rimango a mia volta paralizzata.
Scivolando lungo la parte in disuso della rampa, la maglia che indossavo si è sollevata fino a meta del petto, rivelando parte della stretta fascia color carne che indosso per ridurre il più possibile il mio seno.
Incontro lo sguardo di Cameron e lui mi fissa con espressione vacua e scomposta, quasi buffa. Le macchie di sangue attorno al suo naso, già di colore violaceo, il fiotto che continua a colargli lungo la bocca e il piccolo taglio che si è fatto in fronte aiutano a conferire a Cameron un'aria del tutto spaesata.
Mi alzo di scatto in piedi e afferro il colletto della maglia blu di Cameron.
<<Stai bene attento a non farne parola con nessuno, o giuro che un giorno o l'altro ti uccido.>> Sibilo minacciosa.
<<Sei... Tu... Tu sei...>> Balbetta il ragazzo, rimanendo immobile sotto la mia presa e senza guardarmi. Io, irritata alla reazione esagerata del ragazzo, sbuffo e lascio il collo della sua maglietta mettendo più distanza possibile tra di noi.
<<È così difficile dire una frase di senso compiuto?>> Sbraito, arrabbiata.
<<Devo dirlo. Devo dirlo a tutti. Tu sei...>> Inizia a dire Cameron che, per la prima volta, non reagisce con la violenza fisica a quella verbale. Io mi getto su di lui prima che possa finire la frase e gli metto entrambe le mani sulle clavicole. Sto per minacciarlo di nuovo quando un paio di braccia più forti delle mie mi sollevano da sopra al petto di Cameron e una voce alta e seccata dice: <<Smettela, ragazzi. Lo sapete che non vogliamo risse, allo skate park.>>

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