Meet and annoy

33 13 0
                                    

<<Cosa? Non puoi cacciarlo, Zack, non è stata colpa sua.>> Ki prende subito le mie difese e mi stringe una spalla con un po' troppa forza.
<<Lascia stare, Ki, ha ragione lui.>> Sibila in un sussurro basso Hollande, spostando i suoi capelli rossi da una parte all'altra del viso.
Ki la guarda con gli occhi spalancati, come se avesse appena ingoiato una pallina da ping pong. <<Mi stai prendendo in giro, Hollande? È stato Cameron a minacciare Jamie.>> Dice.
<<Si ma sono stato io a colpirlo per primo. Non avrei dovuto tirargli un pugno.>> Intervengo, parlando senza guardare il mio amico negli occhi. Sono sicura che Ki mi stia guardando come se fossi pazza, ma questa volta sono stata io ad aver sbagliato.
<<Anche se hai ammesso le tue colpe, questo non diminuisce la gravità di ciò che hai fatto.>> Osserva Jennifer, avvicinandosi al mio gruppetto con passo calmo. Riesce a farmi alzare lo sguardo senza neanche chiedermelo.
<<Non sono tanto meschino da fare una cosa del genere, Jennifer.>> Dico, seccata dal fatto che lei abbia pensato che io mi volessi tirare indietro per sottrarmi alle mie responsabilità.
Ho fatto proprio l'opposto per non sentirmi dare dell'infame.
<<Sappiamo tutti come sei fatto, Jamie. Ora però devi andartene.>> Dice in tono atono Zack, incrociando le braccia al petto e fissandomi. Se le sue parole non mostrano il suo stato d'animo, il suo atteggiamento seccato parla al suo posto.
<<Okay. Ci vediamo in giro, ragazzi.>> Dico con un filo di voce, poi mi volto e mi avvio verso l'ingresso, che per me funge da uscita, dello skate park.
Umiliata. È così che mi sento mentre i ragazzi mi fanno spazio e mi lasciano passare, a debita distanza da loro. Umiliata e arrabbiata per come sono andate a finire le cose. La situazione è degenerata prima che avessi il tempo per accorgermene; mi sono comportata in questo modo per far pentire Cameron di aver preso in giro Thomas e, lo ammetto, anche per la mia vendetta personale e non avrei dovuto farlo.
Esco dallo skate park con il morale sotto i piedi e provo ad ignorare il dolore che si sta diffondendo, molto lentamente ma in modo costante, da sotto l'orecchio, che ormai ha smesso di sanguinare, a tutto il corpo.
Mi passo una mano sul collo e sento una fitta acuta alla spalla. Trattengo un grugnito di dolore e tiro più in su il colletto della giacca in pelle, usurata e consumata sul petto e sulle braccia e sporca di sangue rappreso.
Merda, ho combinato un vero e proprio casino, questa volta. Non voglio neanche immaginare come reagirà Jamie quando gli dirò quello che è successo oggi.
Arrivo a casa e mi barrico dentro, chiudendo le imposte delle finestre e la porta a chiave con tripla mandata, prima di togliere il giubbotto e la maglietta sporca di sangue.
Immergo la maglia e i pantaloni in una bacinella con acqua fredda e candeggina, poi vado in bagno per lavarmi.
Grazie a dio nessuno ha proposto di portarmi all'Ospedale, anche se sono messa davvero male.
Il mio viso è sporco di polvere grigia, i pannelli non levigati della parte interna della rampa hanno lasciato un ricordo appuntito e difficile da togliere sotto al mio zigomo destro e la parte sinistra del mio viso è quasi del tutto ricoperta di sangue secco, così come parte del collo e le punte e l'attaccatura dei capelli bianchi.
Sospiro, e vado a prendere un ago da cucito in salotto. Togliere la scheggia conficcata a fondo nella mia carne sarà la cosa più difficile da fare, soprattutto se le mani continueranno a tremare, a causa della rabbia, in questo modo.
Sono già passati un paio di minuti in cui ho provato a togliere la scheggia, ma non sono riuscita a concludere niente, se non spingerla più a fondo nella carne e imprecare come se non ci fosse un domani dal nervoso.
Finalmente riesco ad afferrare la scheggia con la punta delle pinzette da sopracciglia, che ho preso come aiuto ausiliario oltre all'ago, e sto iniziando a tirare verso l'esterno quando qualcuno suona al mio campanello di casa. Io sobbalzo dallo spavento, perdendo la presa sul piccolo pezzo di legno.
Dannazione! Stupida scheggia! Stupido Cameron! Stupida io!
Corro in camera mia e indosso la prima maglia che mi capita a tiro. Per fortuna non mi sono ancora tolta la fascia, o sarebbe stato un guaio.
Vado ad aprire la porta, facendo girare la chiave tre volte nella toppa e il chiavistello, e mi ritrovo di fronte i capelli biondi e il viso giovane e tirato di Thomas.
<<Ehi.>> Dice il ragazzo, grattandosi un braccio visibilmente a disagio.
<<Ciao.>> Rispondo dura io, appoggiandomi con tutto il corpo sulla porta. <<Sei magicamente ricomparso, finalmente.>>
Thomas stinge le labbra e mi guarda con espressione mortificata. <<Mi dispiace tanto, Jamie.>> Bisbiglia.
<<Beh, dispiace tanto anche a me di aver cercato un aiuto in te mentre Cameron mi saltava addosso e mi picchiava.>> Ribatto, fredda.
<<Io non ce l'ho fatta a guardare, per me Cameron è un incubo. Scusami.>> Dice piano il ragazzo. Mi aspettavo che mi rinfacciasse il fatto che lui mi avesse ammonito, dicendo più volte di tornare indietro, e io, testarda e orgogliosa come sono, non gli ho voluto dare ascolto.
<<Va beh, fa lo stesso.>> Liquido il discorso con un cenno della mano e una dolorosa alzata di spalle. Maschero come meglio posso la fitta di dolore e mi mordo l'interno del labbro per non lamentarmi.
<<Il tuo viso è distrutto. Vuoi che ti aiuti con quella scheggia?>> Mi chiede con gentilezza Thomas, come per riscattarsi. Non vorrei far entrare nessuno in casa mia, soprattutto non in questo periodo, ma io non riesco a liberarmi di questa scheggia e Thomas sembra molto disponibile.
<<Sì, mi faresti davvero un piacere enorme.>> Esclamo, facendomi da parte per far entrare il biondo in casa. Lo afferro per un polso e lo guido fino al bagno prima che Thomas riesca ad intrufolarsi nelle stanze di cui nessuno sa l'esistenza.
<<Vedi, non riesco a prenderla perché è messa in modo strano.>> Dico, avvicinando il mio viso e il suo allo specchio del lavabo. Thomas osserva per un attimo il mio zigomo e poi annuisce con fare pratico.
<<Faccio io, tranquillo.>> Dice, poi prende le pinzette da sopracciglia e l'ago e afferra con facilità la scheggia. Pochi minuti dopo il pezzettino di legno è sul lavabo e sotto al mio zigomo c'è un taglietto di meno di un centimetro di lunghezza.
Apro la bocca per ringraziare Thomas quando qualcuno suona di nuovo il campanello di casa con una certa insistenza, interrompendomi prima ancora che possa parlare.
<<Aspettami qui, arrivo.>> Dico a Thomas, pregando che mi dia ascolto e non inizi a vagare per le stanze. Il terrore di ritrovarmi di fronte un Punitore è sempre più pressante, ma quando apro la porta vedo subito i capelli perfetti e mori di Ki.
<<Sapevo che ti avrei trovato a casa, brutta faccia da schiaffi.>> Ki mi sorride con entusiasmo ed entra in casa senza che io gli dica niente, dandomi una pacca sulla spalla destra mentre mi sfila accanto.
Chiudo la porta e vedo Ki e Thomas fissarsi, uno con espressione stupita e corrucciata e l'altro con imbarazzo.
<<Cosa ci fai qui?>> Thomas trova il coraggio di parlare e io lo spalleggio. Non so perché, ma è come se il biondo fosse mio fratello minore e io debba proteggerlo e accudirlo.
<<Perché non sei alla festa?>> Chiedo subito, quasi in simultanea.
<<Calmatevi, se non mi volete posso anche andare.>> Dice Ki, sollevando le mani e lasciandosi cadere con un tonfo sul divano. Sollevo le spalle; so che Ki non se ne andrà fino a quando non sarà lui a decidere di farlo. È perfino più testardo di me.
<<Mi fa solo strano che tu non sia rimasto allo skate park.>> Osservo, sedendomi a gambe incrociate a terra. Ora che non ho più la scheggia in viso, devo solo farmi una doccia. Per l'orecchio non ho fretta, ormai mi sono abituata al dolore e questa sera andrò nella stanza chirurgica per sistemare i danni causati dal pugno.
<<Volevo sapere se hai bisogno di uno strappo fino all'Ospedale.>> Ki alza le spalle e indica con il pollice la porta di casa mia, dove, sul vialetto, sarà probabilmente parcheggiata la sua moto ad energia solare.
<<No, sto bene. Non vado all'Ospedale neanche se mi pagano.>> Dico io, scuotendo piano il capo.
<<Immaginavo.>> Commenta in un sorriso Ki, alzando gli occhi al cielo. <<Ehi, Thomas...>> Inizia a dire, ma viene interrotto dal suono del campanello che riecheggia nella casa per l'ennesima volta. Siamo già a quota tre, qualcun altro ha intenzione di venire a rompermi le scatole?
<<Cosa cacchio è, il pomeriggio 'vai a vedere come sta Jamie e rimani a casa sua fino a domani'?>> Osserva con disappunto Ki, sedendosi più comodamente sul divano.
<<Tu non rimani a casa mia fino a domani.>> Obietto io, con gli occhi sgranati, mentre sento Thomas ridere piano per le parole del moro.
<<Uffa, e io che avevo lasciato sulla moto il sacco a pelo, il pigiama e il mio Teddy.>> Dice ancora il ragazzo mentre incrocia le braccia al petto e nette il broncio, come i bambini piccoli quando non riescono ad ottenere quello che vogliono.
Sospiro e apro la porta di nuovo, ma appena mi accorgo di chi si tratta un brivido mi percorre la schiena.
<<Cosa ci fai qui?>> Mi metto subito sulla difensiva e accosto la porta alle mie spalle in modo da non far vedere a Ki e Thomas chi ha suonato.
<<Volevo solo sapere come stai.>> Selena solleva le spalle e parla con voce ferita. Io stringo le labbra e mi siedo sul primo gradino del portico, incapace di stare in piedi senza traballare.
<<L'orecchio è a posto.>> Dico solo.
<<Non mi riferivo a quello, Jamie.>>
<<A che cosa ti riferivi, allora?>> Chiedo con acidità. Il fatto che Selena non sia venuta allo skate park mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo, ma non posso continuare ad evitarla per due mesi interi.
<<Le parole di Cameron... Sei sicuro di non aver bisogno di una mano?>> Chiede lei, usando tatto. Scrollo le spalle e ignoro la fitta alla base del collo. <<È tutto a posto, Cameron e la sua bocca di merda non mi sfiorano. Mi preoccupano di più le sue mani.>>
<<Sei stato davvero stupido.>> Osserva Selena, scuotendo la testa e sedendosi sul gradino, al mio fianco.
<<Non c'è bisogno che tu me lo dica. So di aver fatto una stronzata, ma non sono riuscito a stare fermo.>> Ribatto, scansandomi di qualche centimetro da lei. Selena sembra non farci caso oppure non se ne accorge.
<<Potevi usare un po' di autocontrollo in più. O potevi evitare quel demente di Cameron.>> Dice lei
Alzo gli occhi al cielo. Questo nostro parlare è inutile, la ragazza dai capelli scuri mi sta dicendo cose che già so e, se il suo obbiettivo è farmi sentire in colpa o una stupida, non ci sta riuscendo.
<<Sì, forse.>> Concedo, alzandomi.
<<Dove vai?>> Mi chiede subito lei, aggrappandosi al mio polso.
<<Credo che tornerò in casa.>> Rispondo, scrollandomi le sue mani di dosso. Selena si alza e mi fissa.
<<Vengo dentro con te.>> Decreta. Ma cosa diavolo ci ha visto mio fratello in questa ragazza?
<<Devo andare più tardi a fare un saluto ai ragazzi, ho bisogno di farmi una doccia.>> Dico in tono duro, sperando che non insista.
<<Ma Jamie...>> Dice. Speravo male.
<<Per favore, Selena. Ho bisogno di stare un po' da solo.>> La interrompo prima che possa dire altro e faccio un passo indietro. Questa volta credo che abbia capito che non voglio stare con lei. Non voglio più stare con nessuno.
<<Oh, okay. Se... Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi.>> Bisbiglia Selena con voce mortificata.
<<Certo. Ciao.>> Dico in fretta, poi le volto le spalle e sbatto la porta con violenza mentre entro in casa. Trovo Thomas e Ki come li avevo lasciati, uno seduto sul divano e uno all'inizio del corridoio.
<<Chi era?>> Chiede con gentilezza il ragazzo più giovane.
<<Era Selena.>> Mi lasciando scivolare sulla poltrona, stufa di tutto e di tutti.
<<Wow, amico, quella ragazza è un po' troppo appiccicosa.>> Osserva Ki, facendo schioccare la lingua.
<<Ma non mi dire, Ki.>> Rispondo con sarcasmo, massaggiandomi le tempie con le dita.
<<Io credo che non sia appiccicosa. Si sta solo preoccupando per il suo ragazzo.>> Osserva Thomas. Non lo avesse mai fatto. Lui e Ki iniziano una vera e propria discussione sul comportamento di Selena e sui vari aspetti della nostra relazione.
<<Ki, Thomas, potreste continuare la vostra discussione fuori di qui?>> Sbotto alla fine, alzandomi e facendo sollevare Ki dal divano.
<<Ma come, ci sfratti in questo modo? Mandi via me, l'amico che ti ha difeso davanti a Zack e Jennifer?>> Chiede in tono esageratamente offeso il ragazzo, mentre io lo spingo verso la porta di casa. Fingo di riflettere sulle sue parole prima di rispondere.
<<Beh, sì. Devo fare un paio di cose e non potete rimanere con me. Fuori.>> Dico, sorridendo in modo finti.
<<Okay, andiamo.>> Asserisce Thomas con tranquillità. Ki, sgomento, segue Thomas fuori di casa, e prima che io riesca a chiudere la porta il moro si volta a guardarmi.
<<Domani sera a casa di Tyler c'è una serata solo ragazzi di videogame e pizza. Vieni, vero?>> Chiede in tono amichevole. Io annuisco, sorridendo.
<<Dovrei esserci; più tardi vi faccio sapere. Ciao.>> Rispondo sbrigativa, poi chiudo la porta in faccia a Thomas e a Ki.
Ho bisogno di stare sola.

ᵒˣʸᵍᵉⁿDove le storie prendono vita. Scoprilo ora