Argument

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La serata passa tranquilla e la cena è semplicemente deliziosa.
Assaporare il cibo dopo tanto tempo è una delle cose migliori. Uno dei pochi aspetti positivi dell'ibernazione è proprio questo: riscoprire ogni anno i piaceri della vita come se fosse la prima volta, riassaporare ogni emozione e ogni sensazione che provoca tutto ciò che tutte le persone normali danno ormai per scontato da tanto, troppo tempo.
Finita la cena, durante la quale mia madre e mio fratello mi hanno messa al corrente di tutto ciò che è successo negli ultimi dieci mesi, sparecchio le mie stoviglie e sparisco in bagno.
Mi sono data un'occhiata in modo fugace nel riflesso dello sportello del forno, ma non mi sono ancora guardata bene allo specchio, e sento che ora è il momento giusto per farlo.
Mi sento pronta.
Camminando piano, mi avvicino al lavabo mantenendo lo sguardo basso. Non so cosa aspettarmi da me stessa e ho seriamente paura che quello che vedrò non mi piacerà.
Prendo un ultimo respiro e sollevo lo sguardo con decisione.
Incontro immediatamente gli occhi grigi del mio riflesso, ma noto con stupore che le screziature viola si sono fatte più intense e ora le mie iridi sembrano di un colore tendente al lilla opaco. I miei capelli sono più lunghi, adesso mi arrivano alle spalle e mi solleticano le clavicole con le punte lisce. Questi, almeno, sono rimasti del tutto bianchi, così come dovrebbero essere e come sono quelli di mio fratello Jamie.
Mi passo una mano tra i due ciuffi di capelli più chiari dietro alle orecchie, pensando che, un tempo, per avere i capelli di questo colore, bisognava ricorrere ad una tintura per capelli. Ma con i raggi solari e l'assenza di atmosfera qui su Mitrion, le radiazioni hanno modificato a livello del DNA alcuni aspetti delle persone, perciò avere i capelli così chiari e gli occhi grigi è considerato normale.
Mi passo un dito sulle labbra, sottili e dritte come sempre, poi sul naso a punta e sulle sopracciglia ad ala di gabbiano. Scorro dal mento lungo tutta la mascella affilata e scendo fino alle clavicole visibili attraverso la pelle olivastra e priva di nei o voglie.
Scendo con lo sguardo più giù e noto che sono ancora troppo magra e, in confronto a mio fratello, non ho abbastanza muscoli.
Nel complesso, sono sempre io. Il mio sguardo è quello tagliente di sempre e anche la mia voce è rimasta la stessa. Sono piuttosto soddisfatta.
Mi lavo automaticamente le mani e torno in camera da letto, munita di una branda pieghevole per non farmi dormire su un materasso steso a terra nel breve lasso di tempo in cui sia io sia Jamie siamo fuori dalla Capsula.
Sospiro e mi siedo sulla branda, posizionata da mio fratello dalla parte opposta rispetto al suo letto, mentre aspetto che lui torni in camera.
Non so per quale motivo io mi ostini a cercarlo nonostante lui mi abbia dimostrato più volte il suo odio.
Ma Jamie non è sempre stato così.
Quando eravamo più piccoli, nessuno di noi due usava la Capsula perché un letto di ibernazione costa davvero molto e, anche se siamo sempre stata una famiglia piuttosto facoltosa, ci è voluto in po' di tempo per mettere da parte i soldi necessari più molti altri mesi per trovare un venditore che non facesse troppe domande sul nostro acquisto.
Comprare una Capsula non è mai una buona scelta, se si deve nascondere un Indegno in casa propria, ma è anche l'unico modo per non essere denunciati a causa del consumo di ossigeno.
Mi passo una mano sul viso per cacciare il sonno e provo a rimanere sveglia per Jamie. Devo parlare con lui di un paio di cose e domani sarà impossibile vederlo.
Attenendo il più a lungo possibile, ma mi sento molto stanca e, prima che io me ne renda conto, è già mezzanotte inoltrata.
Mi stendo sulla branda, facendo cigolare le molle, e metto le mani dietro alla testa per rilassarmi.
Quanto mi mancava tutto questo.
Mio fratello entra nella stanza e, senza degnarmi di uno sguardo, si sfila la maglietta rimanendo in canottiera e si stende nel suo letto.
Nella stanta c'è un silenzio greve, pesante e imbarazzante, almeno per quello che mi riguarda.
<<Smetti di respirare così spesso. Va' in apnea, ogni tanto.>> Mi dice mio fratello, nel silenzio della stanza. Io sobbalzo dallo spavento e aspetto qualche istante prima di rispondere.
<<Non mi piace trattenere il respiro per molto. Mi ricorda la Capsula.>> Dico, sollevando le spalle.
<<Allora fallo più lentamente. Ormai abbiamo poco ossigeno per respirare in due. Non ci basterà per tutta la notte, se continui a consumarlo in questo modo.>> Mi riprendere con tono secco e autoritario Jamie. Come se fosse scontato che, tra i due, quella che deve patire sia io.
Ma ovvio, Lynn, devo ricordarti un'altra volta che sei un'Indegna? Che non meriti l'ossigeno per vivere?che sei in parassita sociale che porterà alla distruzione del Polo Uno?
<<Se non respiro muoio, Jamie.>> Ribatto con freddezza, mettendomi di scatto a sedere sulla branda e facendo lamentare le molle arrugginite.
È assurdo come mio fratello riesca sempre a tirare fuori la parte più scontrosa e brutta del mio carattere.
Per fortuna, il ragazzo non risponde e si limita a sollevare le spalle.
Mi tranquillizzo in fretta, o almeno ci provo. Quanto odio mio fratello, quando si comporta così.
<<Quindi quest'anno non devo fare nessun esame di tipo scolastico, giusto?>> Chiedo. So già la risposta, ma decido di dirlo per provare ad intavolare un discorso - possibilmente civile - che non rimarchi la mia posizione di Indegna.
<<Già. Ho smesso di andare a scuola.>> Risponde asciutto Jamie.
<<Be', allora sei stato bravo. L'anno scorso ho dovuto dare gli esami di tre materie.>> Dico ancora, in tono allegro e fraterno e sforzandomi di ridere. Io ci sto provando, giuro che ci sto provando. Ma non riesco proprio ad andare d'accordo con lui.
Se solo Jamie non mi odiasse in questo modo... Le cose sarebbero molto più semplici da gestire, anche sul piano affettivo.
<<Sei girato male, per caso, Jamie?>> Gli chiedo alla fine. Devo affrontare il discorso, non riesco a sopportare ancora che lui mi consideri inferiore, che mi tratti come se non fossi sua sorella e come se mi comportassi da ingrata nei suoi confronti.
<<No, Lynn.>> Risponde duro in un sibilo lui, mentre si passa una mano sul viso giovane.
<<Senti, so che ti dà fastidio che io finga per due mesi di essere te, ma...>> Inizio. Sistemare questa questione è il primo passo verso un'unione fraterna degna di questo nome. Per quanto odi Jamie in questi momenti, io devo farlo.
<<Se fosse solo così sarebbe anche semplice.>> Mi interrompe subito mio fratello, scoppiando in una breve risata priva di allegria.
<<Che cosa vuoi dire?>> Gli chiedo, seriamente confusa dalle sue parole.
Jamie si mette a sedere sul letto e mi guarda con espressione stupita.
<<Tu non fingi di essere me. Tu rubi la mia vita, Lynn. Per due mesi vivi di quello che ho costruito io negli altri dieci. Tu mi stai sfruttando per passare due mesi interi come una fighetta popolare quando, in realtà, tu non vali niente! Io faccio tutto il lavoro per poter vivere in un modo che mi piace e tu ne approfitti!>> Sbraita con rabbia crescente mio fratello, gesticolando come un pazzo e con gli occhi verdi fuori dalle orbite.
<<Forse è così perché ho solo sessanta giorni per farmi una vita, Jamie! Tu ne hai trecento, cazzo! Ti vedo per tre giorni all'anno e tu mi tratti come se fossi merda! È tanto se mi rivolgi la parola in modo civile, perché se no mi ringhieresti contro come fanno gli animali! Smetti di trattarmi così, Jamie! Smetti di comportarti come un egoista del cazzo, sono tua sorella!>> Ribatto io, lasciando che la rabbia si impadronisca di me e alzandomi dalla branda, trasportata dalla furia.
Mio fratello si alza a sua volta e si staglia contro di me. <<No! Tu non sei mia sorella, Lynn. Sei solo la versione femminile e stinta di me. Sei una specie di alter ego privo di personalità, piatto e incolore!>> Grida a pieni polmini, rosso in viso dallo sforzo. Le sue parole mi feriscono, ma non lascio il tempo necessario al dolore per abbattermi.
<<Questo non è vero!>> Urlo, irata come non sono mai stata. <<Dovresti essere riconoscente per ciò che faccio per te, Jamie! Potrei fregarmene del tutto della tua reputazione di merda e della tua vita per farmene una completamente mia! Potrei scappare di casa con il chip e rovinarti l'esistenza, ridurti ad un Indegno, così capiresti cosa si prova! Potrei stare fuori da quella dannatissima Capsula del cazzo per sei mesi, invece che due! Potrei trattarti come tu tratti me!>> Sbraito.
Credevo di colpire Jamie e di farlo ragionare con le me parole, ma ottengo solo l'effetto opposto. Mio fratello alza lo sguardo su di me e mi guarda con quanto più disprezzo e odio possibile per un essere umano.
<<E allora per quale dannato motivo non lo fai, eh? Perché non ti levi dal cazzo e sparisci, una buona volta?>> Mi chiede in tono più calmo e controlalto, anche se il suo timbro di voce rimane alto e sprezzante.
Senza parole.
Rimango semplicemente senza parole. Non credevo che mio fratello potesse arrivare mai a tanto.
<<Sai che ti dico? Credo proprio che ti darò ascolto, per una volta.>> Dico in un sibilo, fulminandolo con lo sguardo per poi infilarmi la maglia a maniche corte sopra alla canotta del pigiama.
<<Brava, vattene. Tanto non ho bisogno di un'Indegna come te per vivere.>> Sbotta mio fratello, battendo le mani tra loro mentre mi guarda con disprezzo mentre mi vesto.
<<Sei uno stronzo, Jamie!>> Urlo, sbattendomi con violenza la porta alle spalle e trattenendo le lacrime.
Afferro il giubbotto ed esco di casa sotto lo sguardo sconcertato di mia madre, chiudendo con violenza la porta dietro di me.
Mentre cammino lungo il viale mi impongo di non piangere e provo a regolarizzare il respiro, ma ottengo gli effetti opposti e devo asciugarmi gli occhi ogni pochi passi per riuscire a vedere dove vado.
Attraverso la strada poco trafficata, senza saper bene dove andare.
Non ho il chip di identificazione, sono un'Indegna a piede libero per il Polo e nessuno sa della mia esistenza.
A questo pensiero, i miei piedi si muovono in modo quasi del tutto automatico e mi ritrovo nella grande Piazza della città.
Si tratta veramente di una piazza molto larga, con una fontana decorata che funge da monumento propagandistico dei governatori al centro e molti negozi a tre dei quattro lati dello spiazzo, ma ora sono chiusi.
Nel quarto lato, immobile e mastodontico come un monumento antico in pietra, si staglia la Sede. Il nome completo è 'Sede del Governo e della Giusta Amministrazione del Polo Uno', ma nessuno la chiama più in questo modo.
A circa venti metri di altezza, affisso sulla parete della Sede che si affaccia sulla Piazza, c'è un enorme schermo digitale che mostra in caratteri cubitali e con colori accesi i volti dei nostri Governatori e, sotto di loro, il numero 25.000 in rosso cremisi.
Quel numero indica il totale degli abitanti registrati del Polo Uno, cioè ogni persona che possiede un chip attivo. Ogni quarto d'ora viene rifatto il conteggio dei chip in attività grazie a dei computer intelligenti all'interno della Sede e gli abitanti del Polo si aggrappano alla certezza di essere dentro al limite che consente la vita per vivere in modo spensierato e felice qualche giorno in più.
Ma il conteggio non tiene conto degli Indegni.
Io, facendo parte di questo gruppo di persone prive di chip, non sono contata né localizzata dai computer della Sede.
Per i miei vicini di casa io non esisto.
Per i Governatori io non esisto.
Per Mitrion intero io non esisto.
Riesco finalmente a distogliere lo sguardo dalla cifra impressa sullo schermo e volto in una strada secondaria, mal illuminata e poco trafficata perché praticabile sono a piedi o in bicicletta con ancora l'immagine del mega schermo impresso sotto le palpebre.
È strano come riesca a ricordare ancora tutte le vie del Polo Uno e le sedi dei negozi o quelle dei locali. C'è un intervallo di dieci mesi tra i miei risvegli, eppure mi sono sempre ricordata bene la geografia della città.
Arrivo in una strada che, alla fine, si incrocia con quella che porta a casa mia. Non avevo intenzione di scappare di casa sul serio, la mia vita sarebbe troppo difficile in queste condizioni. Ma, se avessi già fatto lo scambio di identità con mio fratello, non tornerei più indietro.
Sospiro, dando un calcio ad un sassolino sul marciapiede, e mi avvio con le mani in tasca verso casa mia.
Domani sera.
Devo aspettare solo fino a domani sera e poi potrò finalmente uscire senza il timore di essere braccata dai Punitori.
Prendo un respiro profondo mentre volto nella mia via.
Ce la posso fare.

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