24 Aprile 2016

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Ricordate com'era quando da bambini eravate con vostra madre e lei vi chiedeva di cercare qualcosa all'interno della sua borsa, e voi non avevate idea di com'era fatto questo oggetto misterioso, che sia una caramella, un mazzo di chiavi, un pacco di fazzoletti? Lei vi aveva semplicemente dato un nome a cui associare un significato, una concretizzazione consona al vostro metodo di giudizio, ma voi eravate semplicemente dei ragazzini e non sapevate che tipo di caramella volesse, menta o liquirizia?, che tipo di chiavi intendesse, quelle del cancello o quelle del garage?, a quale tipo di fazzoletti si riferisse, quelli a doppio velo o le salviette imbevute? E voi siete lì, a tastare con la mano qualsiasi cosa in cui vi imbattete, alla cieca, dando una forma e un peso a qualcosa di cui non siete neanche sicuri. Credo che questo tipo di sensazione, se mai ci avete fatto caso, sia paragonabile alla ricerca di noi stessi. Può suonare stupido e banale, ma io ci trovo una somiglianza assurda. Ho sempre creduto di essere un tipo di persona con determinati gusti, interessi, tendenze. L'unico oggetto della mia ricerca, invece di essere una caramella o un mazzo di chiavi, era la felicità. Questa era l'unico concetto a cui facevo riferimento, lo star bene, il sentirsi sazi della vita, e talvolta l'interpretazione è fondamentale. Come fai a dare forma e peso a una cosa del genere? Ho sempre creduto di sapere chi fossi. Sono stato tante persone insieme e nessuna allo stesso tempo. So cosa si prova a sentirsi smarriti. Non so se vi siete mai sentiti in questo modo, se abbiate mai provato quella sensazione di smarrimento. Quella voglia di voler dormire per mille anni, o semplicemente di non voler esistere affatto, o invece di non voler essere consapevoli di esistere. Fa così strano guardarmi allo specchio e vedere un volto diverso da quello che vedevo mesi prima. So cosa vuol dire sentirsi perso. Vedere tutto quello che mi apparteneva prima, non appartenermi più. Vedere persone talmente essenziali per me da diventare un'estensione del mio corpo, non essere più così essenziali. Non siamo altro che materia che cambia ripetutamente forma e sostanza. Sono sempre stato convinto di quanto incisivo possa essere il cambiamento, tuttavia non ho mai considerato il lato radicale di esso. Non ho mai smesso di cercare chi ero, di capire che tipo di persona fossi e che tipo di persona volessi diventare. Tuttavia, la mia ricerca della felicità non hai mai dato frutti, perchè cercavo la cosa sbagliata; vedevo, ma in effetti non stavo affatto guardando. Ero convinto di cercare qualcosa che fosse adatto a me, ma in realtà non era quello di cui avevo bisogno, neanche sapevo cosa fosse quello di cui avevo bisogno. Cambiamo ma restiamo sempre gli stessi. Anche questo è un concetto che mi appartiene. Per cui sono sempre la stessa persona, sono sempre il Dario che mette due bustine di zucchero nel caffè invece di una, il Dario che adora il giallo e il verde, ma non fa altro che indossare il nero. Tuttavia, sono le mie percezioni ad essere cambiate. I miei sentimenti. Le mie emozioni. Non mi piacciono più le stesse cose, le stesse persone. Adesso capisco perchè era sempre tutto così difficile, perchè ogni giorno fosse una lotta contro la sopravvivenza. Ero così arrabbiato con il mondo perchè non la smettevo di combattere con me stesso. E io non voglio più combattere. Sono così stanco di far guerra con l'unica persona che devo in realtà sostenere. Devo essere me stesso. Il Dario che c'è sempre stato durante questi anni, ma senza quelle convinzioni e quelle certezze impostatemi dalla società, dalle persone che mi circondano. Senza quei veli, quei filtri che appannavano la mia vista e il mio modo di giudicare le cose. E io non mi vergogno di quello sono e delle persone per cui provo interesse. Magari andrò contro i miei genitori, contro le convenzioni, contro tutto quello che le persone pretendono da me, ma è davvero questo il modo in cui voglio vivere? Convinto di essere libero, quando poi vivo in questa prigione di incertezze, insicurezze e dubbi? Ormai ho smesso di autoconvincermi e non ho più vergogna di dire che mi piace il giallo o che mi piacciono i ragazzi. E' la prima volta che lo dico ad alta voce, in maniera così concreta. Mi fa uno strano effetto, come un solletico. Ma se c'è una persona con cui devo essere onesto, quello sei tu, lettore. Se hai seguito tutte le tappe di incertezze che ho vissuto negli ultimi anni, puoi capire come si sento. Nessuno dovrebbe vivere mai in questo modo, con quella costante paura di lasciarsi andare, di non essere davvero libero. E io sono stanco di vivere in catene. Non so se alla fine sono riuscito a trovare me stesso. Di certo è una ricerca molto più difficile rispetto a quella della caramella o del mazzo di chiavi nella borsa di mia madre, ma se questa sensazione di libertà e coraggio che provo ora, è soltanto vagamente vicina a come dovrei sentirmi se fossi me stesso, allora credo che questa sia la strada giusta. 

Chi è se stesso ha già vinto, e io intendo smettere di perdere.

Dario's MindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora