Primo capitolo

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Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

*****

Harry Styles, sedici anni ancora incerti annodati tra i ricci, percorreva silenziosamente il corridoio della scuola che a quell'ora era ancora quasi completamente vuoto.

Si alzava presto ogni mattina, pur di arrivare a scuola prima del suono della campana; quando c'era poca gente, sapeva di essere al sicuro. E, in particolare, sapeva di essere al sicuro quando in giro non c'era Louis Tomlinson.

Si morse nervosamente il labbro inferiore al pensiero, ascoltando l'eco di quel nome nella sua mente: Louis Tomlinson, diciotto anni, popolare, bullo.

Louis Tomlinson era il suo incubo. Da quando era entrato in quella scuola superiore, sin dal primo istante che l'aveva visto, Louis Tomlinson aveva iniziato a picchiarlo insieme al suo seguito di delinquenti. Ma non era questa la cosa peggiore; quanto più poteva essere terrificante, era che Louis Tomlinson non era solo un ragazzo forte e sprezzante, era anche maledettamente bello. E Harry ne era scioccamente, totalmente, masochisticamente innamorato.

Sospirò prendendo i libri dall'armadietto e dirigendosi in seguito verso l'aula di musica; per fortuna, la giornata iniziava con la sua materia preferita. Era davvero un talento naturale, il suo, per il canto; almeno tanto quanto era straordinario quello del suo amico Niall per la predisposizione verso gli strumenti musicali.

Anche quella mattina, quando la professoressa gli chiese di intonare una canzone, Niall lo accompagnò con la chitarra.

Per fortuna, non frequentando lo stesso corso e avendo anche età differenti, durante le lezioni non incontrava mai Louis Tomlinson. Peccato che, però, durante gli intervalli era sempre ben presente, pronto a picchiarlo...

Invece quel giorno, quando uscì da scuola sperando di non incontrarlo, si rilassò nel vedere che non c'era; forse non aveva voglia di picchiarlo, o magari non era venuto a scuola.

Prese il suo cellulare e iniziò a digitare qualcosa sulla tastiera.

Liam, dove sei? Mi servono i tuoi appunti di chimica, ma non so dov

Non fece in tempo a finire di scrivere che il suo cellulare finì a terra, mentre udiva una risata graffiante e sprezzante davanti a sé.

Nemmeno alzò lo sguardo per vedere chi fosse; si limitò ad abbassarsi per riprendere il cellulare, cercando di rimanere calmo, ma il bullo lo afferrò immergendo rabbiosamente una mano nei suoi capelli per rialzarlo.

"Ciao Styles", sorrise malefico. La pelle color cappuccino si intonava perfettamente agli occhi ambrati, contornati da lunghe ciglia nere come i capelli sempre in ordine.

"Malik, lasciami", mormorò il ragazzino, con voce già rotta. Non osò muoversi, perché sapeva che se avesse tentato di liberarsi Zayn avrebbe stretto la presa nei suoi capelli e sarebbe di sicuro riuscito a strappargli un urlo di dolore.

"Ne sei sicuro? Guarda che se ti lascio io se ne occuperà qualcun altro di te", e a quelle parole Harry rabbrividì, perché sapeva perfettamente a chi si stesse riferendo il ragazzo. Sperò quasi che Zayn lo picchiasse al posto dell'altro, ma i suoi desideri non venivano mai esauditi; Zayn strinse più forte i suoi capelli e Harry si morse il labbro quasi a sangue pur di non gridare, poi di colpo lo lasciò così inaspettatamente che Harry cadde al suolo. Raccolse il suo cellulare e lo rimise in tasca masticando tra i denti un'imprecazione, e fece appena in tempo a massaggiarsi la cute dove Zayn gli aveva tirato i ricci che una nuova risata, più acuta e irrimediabilmente più bella, risuonò quasi nella sua testa.

"Come mai sei ancora intatto, ricciolino?", lo schernì Louis Tomlinson, fissandolo a braccia conserte. Harry avrebbe voluto alzarsi e almeno provare a opporsi, come aveva tentato con Zayn poco secondi prima, ma quegli occhi gelidi e azzurri erano una vera e propria calamita per i suoi. Quando li incontrava non riusciva più a ragionare, né tanto meno a muoversi.

You're every line, you're every word, you're everything. || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora