Settimo capitolo

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Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

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Harry Styles era sicuramente una persona ingenua, ma non stupida; e aveva capito, sin dal primo istante della mattina prima in cui si era trovato davanti Louis che lo fissava con un sorrisetto strano mentre si sciacquava il viso, che quel ragazzo era totalmente folle.

Eppure, quando la sveglia suonò insistente e Louis entrò nella sua stanza esclamando alcune imprecazioni, non poté fare a meno di stupirsi.

Louis afferrò la sveglia, la apostrofò in vari modi poco carini, e poi davanti al viso incredulo di Harry spalancò la finestra e la lanciò fuori.

"L-Louis", boccheggiò Harry, ancora nel letto ma seduto, fissandolo sorpreso.

"Mi stava spaccando i timpani!", urlò Louis, infastidito più che mai. "Cosa diavolo ti salta in mente di puntare la sveglia alle sei?"

"La metropolitana..." provò a spiegare il ragazzo, ma Louis lo anticipò.

"Ti avevo detto che ti avrei portato io a scuola", sbraitò.

Harry lo fissò per qualche secondo, e la sua mente ragionò in fretta.

Aveva bisogno di un diversivo.

Un qualunque diversivo.

Prese il suo cuscino e glielo lanciò addosso; quando vide l'espressione di Louis più stupita che arrabbiata, si morse forte le labbra per non ridere. Allora Louis raccolse il cuscino da terra e saltò sul letto, un sorriso divertito e furbo sul volto; Harry non poteva crederci, sul serio Louis sembrava essere in procinto di...giocare con lui, ma in senso buono? Perché, ecco, sospettava un pochino che Louis fosse uno di quei pazzi anche maniaci sessuali.

Ma, ovviamente, no; infatti si ritrovò subito il cuscino in faccia e Louis pareva avere tutta l'intenzione di soffocarlo.

Non riusciva a parlare, a respirare; prima che perdesse del tutto le speranze e smettesse di dimenarsi, Louis levò il cuscino dal suo viso ridendo a crepapelle.

"Dovresti vedere la tua faccia, Harry!", esclamò, quasi piegandosi per le risate. "Sei terrorizzato, eh?"

Il ragazzo arrossì, strinse i denti perché era vero ma non voleva ammetterlo. Louis si alzò e gli lasciò una carezza un po' rude fra i capelli.

"Non volevo ucciderti, giuro", rise ancora, "avevo solo voglia di vedere la tua faccia spaventata!"

Harry si chiese che diavolo di divertimento fosse, ma per vendicarsi lo spinse indietro sul materasso e si pentì immediatamente della sua azione. Lo sguardo divertito e interessato che Louis gli lanciò, infatti, gli parve davvero poco rassicurante.

"Vuoi ancora giocare, ricciolino?" chiese Louis con tono stranamente morbido, rimettendosi seduto e avvicinandosi pericolosamente a lui. "Potresti dirmi quali sono i tuoi giochi preferiti", soffiò, prima che Harry arrossisse a dismisura, perdesse ogni capacità di parola e boccheggiando qualche mezza scusa fuggisse in bagno.

Louis rise ancora più forte, prima di urlargli di vestirsi con calma perché, ribadì, a scuola l'avrebbe accompagnato lui.

******

"Ma quanto ci metti?" sbuffò Louis, già pronto davanti alla porta, guardando il suo orologio da polso. Harry lo raggiunse in un batter d'occhio, con lo zaino in spalla, e si sentì leggermente nervoso quando Louis chiuse la porta al posto suo prima di dirigersi fuori dal palazzo.

Il fatto che avesse le chiavi di casa sua non lo rendeva ancora particolarmente tranquillo...

Lo seguì fino a entrare nella sua auto, indossare la cintura di sicurezza e constatare che non sarebbe arrivato in anticipo a scuola; non era più abituato ad arrivare in orario, gli sembrò strano. E, quel che era ancora più strano, Louis Tomlinson -il bullo, il ragazzo dagli occhi gelidi, il più desiderato della scuola, proprio quel Louis Tomlinson- era seduto accanto a lui e lo stava accompagnando al liceo. Inoltre, pur essendogli stato vicino per tutto quel tempo, non solo non l'aveva picchiato; gli era anche apparso quasi felice e rilassato.

You're every line, you're every word, you're everything. || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora