Non avendo un auto a disposizione, era difficile trascinarsi dietro le buste della spesa.
I miei risparmi non erano molti ma giusti per poter comprare una piccola auto, senza dover pesare sui miei genitori che avevano già fatto abbastanza per me acquistando questa casa per accontentare il mio volere.
Ovvero vivere da sola, stabilizzandomi finalmente con amicizie, scuola e chissà magari un lavoro.
Una volta messa a posto la spesa, tornai ad uscire, questa volta volevo trovare una concessionaria per acquistare un auto, lavorare l'estate era servito a questo, essere indipendente e non pesare sugli altri.
Chiesi a svariate persone dove potevo trovare la concessionaria, mi indicavano vie a caso, non essendo del posto non sapevo con esattezza dove andare.
Notai in lontananza una signora che annaffiava le sue piante, mi avvicinai per chiedere informazioni sperando fosse la volta buona.«Mi scusi signora se la disturbo, mi saprebbe dire dove posso trovare una concessionaria qui vicino? »
Quando la signora alzò la testa, per un secondo mi squadrò dalla testa ai piedi e mi fece sentire in soggezione. Sistemai rumorosamente il vestito, non vedevo l'ora che rispondesse alla mia domanda per sgattaiolare via.
«Non sei di qui giusto? Non ti ho mai vista da queste parti. Comunque devi proseguire dritta verso quel vicoletto e subito alla tua destra c'è una stradina, seguila fino alla fine e vedrai che troverai la concessionaria. »
Continuava ad osservarmi nonostante avesse finito di parlare, era diventato uno sguardo pesante da sopportare. Odiavo gli occhi della gente puntati su di me.
«Grazie mille signora, e scusi ancora per il disturbo. »
Un lieve sorriso si dipinse sulle mie labbra, e mi apprestai a sparire dalla sua vista incamminandomi per la stradina che mi aveva indicato. Dopo cinque minuti, la camminata sembrava esser terminata, in vista della concessionaria frugai nella borsa alla ricerca del telefono. Dovevo chiamare mio padre, e fortunatamente dopo due squilli rispose. Gli spiegai la situazione e acconsentì a parlare con il tizio, non obbiettò quando gli spiegai che volevo pagarmela con i miei risparmi e aggiunsi anche che non doveva costare un po' troppo. Sentì dei sbruffi contraddittori dall'altro capo, ma alla fine accettò di sistemare questo accordo. Rimasero al telefono per venti minuti buoni, nel mentre osservai ogni singola macchina, erano presenti talmente tante auto che non sapevo con esattezza quale fosse adatta a me. Ma una cosa era certa, amavo la velocità e volevo una macchina sportiva. Finalmente il tizio finì di parlare con mio padre, mi fece cenno di raggiungerlo e mi mostrò una macchina davvero bella. Era blu notte e molto sportiva, mi invitò ad accomodarmi al suo interno e fin da subito sentì che quella macchina era fatta per me. Conclusi il tutto e salutai il tizio, per una volta avevo fatto qualcosa senza l'aiuto dei miei genitori. Raggiunsi questo traguardo senza ricorrere nell'aiuto di nessuno, ed ero soddisfatta di me stessa perché i lavoretti estivi e le mancate uscite erano servite a questo.
Tra la spesa, la colazione e la concessionaria era già ora di pranzo. Non sapevo con esattezza dove potevo andare a pranzare, così parcheggiai in centro e notai una piccola tavola calda posta non poco distante da dove stavo. Una volta chiusa la macchina attraversai la strada e raggiunsi il locale, era molto carino ed entrai mi guardandomi intorno scegliendo infine un tavolo vicino al grande finestrone che si affacciava sulla strada. Sul tavolo ci stava già un menù, lo recuperai osservando ogni singola pasto e alla fine optai per un hamburger con patatine. Alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti un ragazzo, doveva essere sicuramente il cameriere.
«Buongiorno signorina, cosa le porto? »
Lo osservai forse un po', era davvero molto carino. Solitamente in questo periodo estivo, i ragazzi andavano in vacanza da qualche parte con gli amici, invece lui era intento a lavorare e la cosa gli faceva onore perché si poteva capire che voleva la sua indipendenza senza farsi pagare tutto dai genitori. Non ero solita farmi pensieri sulle persone che mi si presentavano davanti, e non sapevo cosa mi fosse preso. Ero solita a non farmi notare, perché non mi sentivo mai all'altezza di nessuno, e quindi il mio unico obbiettivo era passare inosservata.
«Signorina?»
A distogliermi dai miei pensieri fu il ragazzo, mi guardava con aria paziente e con il suo blocchetto in mano.
«Eh?»
Un sorriso gli si dipinse in volto, e mi portai una mano sul viso per la figuraccia appena fatta. Mi ero incantata guardandolo, ma ero assolutamente immersa nei miei pensieri da non rendermene conto. La prima figuraccia fatta, evviva!
«Può portarmi un hamburger con patatine? E da bere una coca cola, grazie.»
Il mio imbarazzo era visibile, e cercai di mascherarlo distogliendo lo sguardo e guardando altrove.
«Certamente. »
Mi rivolse un sorriso e si allontanò con il mio ordine in mano, ero ancora provata dalla figuraccia ma grazie a quella avevo osservato bene il ragazzo. Aveva due occhi azzurri magnetici, capelli biondo scuro e una fossetta che spuntava solamente quando sorrideva. Se lo avessi incontrato altrove, potevo ben pensare che facesse il modello, invece svolgeva un lavoro umile che non lo metteva nemmeno in mostra.
Pochi istanti dopo tornò con il mio pranzo, e un sorriso ebete spuntò sul mio viso, dovevo assolutamente darmi una regolata prima di commettere la mia seconda figuraccia.«Grazie mille.»
Osservai il mio piatto e la mia pancia brontolò nuovamente, avevo proprio fame nonostante avessi fatto colazione poco prima.
«Prego signorina, ho fatto solo il mio lavoro.»
Si voltò verso il bancone quando qualcuno urlò richiamando la sua attenzione, le urla rimbombarono in sala e ogni singola persona presente si voltò verso il finestrone che affacciava verso la cucina.
«Josh, porta questa ordinazione al tavolo tre.»
Un uomo sulla quarantina lo richiamava per farlo tornare al suo lavoro, sicuramente aveva notato che si era soffermato un po' di più al mio tavolo.
«Ora devo proprio andare, buon pranzo. »
Si allontanò dal mio tavolo e io tornai a concentrarmi sul mio piatto, addentai prima delle patatine e poi mi concentrai a mangiare il mio hamburger. Nonostante fosse l'uomo scorbutico a preparare il cibo, era davvero ottimo e le patatine erano croccanti proprio come piacevano a me. Una volta terminato il tutto, mi alzai e raggiunsi il bancone per pagare il mio pranzo.
«Ehm, mi scusi dovrei pagare l'ordinazione del tavolo due. »
Al bancone ci stava una signora minuta, digitò qualcosa sulla cassa e mi passò lo scontrino. Pagai il conto e mi apprestai a raggiungere l'uscita.
«Spero di rivederti presto. »
Fu quasi come un sussurro alle mie spalle, Josh era proprio dietro di me e quando i miei occhi incrociarono i suoi lui sorrise.
«Lo spero anche io, buon lavoro.»
Quelle parole uscirono sole dalla mia bocca, e prima di diventare tutta rossa uscì da quel locale raggiungendo l'auto e poggiandomi contro. Mi portai per un attimo le mani tra i capelli, nonostante tutto quel ragazzo mi aveva notata. In fin dei conti se i ragazzi mi notavano, i pensieri che continuavo a farmi erano del tutto sbagliati.
Forse anche io potevo piacere a qualcuno, e forse ero anche io all'altezza degli altri.||Spazio d'autore.||
''La più grande prigione in cui le persone vivono è la paura di ciò che pensano gli altri.''
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My Heart Belongs To You.
ChickLitLei così timida, chiusa in se stessa. Passava il suo tempo ad ascoltare canzoni che sembravano parlare proprio di lei. Non era facile fare amicizia, non si fidava di nessuno proprio per la paura di venir delusa, era un bene o un male? L'unica cosa p...