22.

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JOSH POV.

Evelyn continuava a non rispondere alle mie chiamate, ma soprattutto ai miei messaggi. Continuavo a chiamare e il cellulare risultava spento, aveva cambiato numero? Mi aveva bloccato?
Tante domande si facevano spazio nella mia testa, non voleva che la chiamassi e tanto meno che le mandassi messaggi.
Questo non mi fermava nel mandargli messaggi, volevo vederla per capire se era ancora arrabbiata con me. Pensavo di sì, e soprattutto dovevo trovare un modo per andare da lei per parlarle e magari spiegarle il mio comportamento. Mandai un  ennesimo messaggio sperando che sia la volta buona, poggiai il telefono sul comodino ed andai a fare una doccia per leviare lo stress della situazione.
Quando uscii nessun messaggio era presente sul cellulare, e la cosa mi infastidii perché un messaggio lo meritavo dopo esser stato in ospedale ad aspettare il suo risveglio.

Venti minuti dopo ero già in macchina pronto a raggiungere casa  sua.
Sapevo che non le avrebbe fatto piacere vedermi, ma allo stesso tempo non mi importava niente.
Parcheggiai dove mi era possibile raggiungendo successivamente la sua porta.
Bussai due volte e incrociai le braccia, qualcuno stava venendo ad aprire e speravo vivamente fosse lei.
Quando la porta si spalancò, mi ritrovai Annie davanti. Il suo sguardo cambiò e il sorriso scomparve, le mettevo timore? Per quale assurdo motivo?

«Lei è in casa? »

Mormorai passandomi una mano tra i capelli, cercando di calmare ogni singolo nervo.
Mi guardò dalla testa ai piedi prima di rispondere.

«No, è uscita per comprare delle cose. »

Era distaccata non mi guardava nemmeno negli occhi, si limitava ad osservare i miei gesti. Mi morsi il labbro, ero più nervoso del solito.

«Posso entrare? Magari aspetto dentro, non mi va di tornare a casa. »

Lei in un primo momento mi guardò pensierosa, poi annuì e mi fece entrare indicandomi dove stava il soggiorno per aspettare l'arrivo della sua amica.
Annie mi raggiunse poco dopo con due bibite in mano, me ne passò una e si sedette accanto a me per poi iniziare a parlare.

«Allora, al lavoro come va? »

Voleva portare avanti una conversazione e mi sembrò un'ottima idea, così poggiai la schiena allo schienale del divano e risposi alla sua domanda.

«Bene, non mi posso lamentare. Ultimamente ci sta poca gente, ormai siamo a Settembre e tutti i turisti cominciano ad andare via soprattutto ora che comincia il College sono tutti indaffarati. A te come vanno le cose? Andrai al College? »

Ascoltò ogni singola mia parola, poi annuì alla mia domanda e bevve un sorso della sua bevanda prima di rispondere.

«Beh sì, io ed Ev siamo già pronte. Ci siamo lasciate alle spalle l'incidente e al College vogliamo studiare ma soprattutto divertirci. Sai, le varie feste.  »

Mi morsi il labbro, lo facevo spesso quando ero nervoso e speravo tanto che la ragazza non si accorgesse del mio nervosismo. Non mi andava a genio che la ragazza che mi interessava, andasse a quelle feste piene di gente ubriaca ma soprattutto di giochi stupidi che si fanno pur di limonare.
Ma non sapevo se mi desse più fastidio quello o che lei ultimamente passava molto tempo con il coglione. Sì, coglione perché lo era davvero.
Mi schiarì la voce e risposi a mia volta.

«Beh, non sono così interessanti le feste. Gente ubriaca ovunque, giochi stupidi fatti solo per limonare. Una noia. »

Annie mi guardò con un sopracciglio alzato e poi scoppiò a ridere, che cosa ci trovava di divertente? Passai una mano tra i capelli e sorseggiai la mia bevenda prima di ascoltare la sua risposta.

«Le feste sono le cose migliori del College, non ci sta solo gente ubriaca. Si balla, si gioca a giochi interessanti tipo obbligo o verità e si sta in compagnia di nuove persone. La pensi diversamente, io ed Ev non ce ne perderemo una. »

Stava facendo di tutto per farmi innervosire, ad ogni risposta nominava l'amica e questo mi rendeva parecchio turbato.
Mi limitai a sorridere per poi finire la bevanda che avevo in mano.
Era passata mezz'ora ed Annie continuava a parlarmi della sua giornata, almeno teneva viva la conversazione senza far sì che piombasse il silenzio.

Si sentì la serratura scattare, mi avvicinai maggiormente ad Annie mentre lei era intenta ad osservare il corridoio. Ad un tratto si sentì la voce di Evelyn.

«Sono a casa! »

Notai che stava venendo verso il soggiorno, e in un primo momento non sapevo cosa fare. Panico.
Mi voltai e notai Annie che mi stava osservando, sicuramente voleva vedere come reagivo all'arrivo della sua amica.
Quando sentì i passi sempre più vicini, mi avvicinai maggiormente ad Annie incollando le labbra sulle sue e mantenendo il viso senza farle male.
Perché lo stavo facendo? Volevo renderla gelosa, non sapevo se questo potesse funzionare ma pensai fosse la cosa giusta al momento.
Annie si scostò tirandomi uno schiaffo in pieno volto, mi portai d'istinto una mano sulla guancia per poi notare che aveva messo una notevole distanza tra noi.
Evelyn ci stava guardando a bocca aperta, non si aspettava questa scena e nemmeno la sua migliore amica.
Quest'ultima mi guardò puntandomi il dito contro e sapevo che da un momento all'altro dovevo beccarmi una sfuriata.

«Ma sei impazzito? Che cazzo credi di fare? Sei proprio un coglione! Fuori da questa casa. ORA! »

Le sue urla riportarono anche Ev alla realtà, si passò una mano tra i capelli prima di guardarmi male.
Avevo fatto una cazzata sperando funzionasse per farla ingelosire, ma allo stesso tempo volevo farle male.
Mi avvicinai a lei e mi fermai a pochi centimetri.

«Ero venuto per parlarti, ma sai, baciare la tua amica è stato molto divertente. Non finisce qui, tornerò. Abbiamo una conversazione in sospeso. »

Un sorrisetto si dipinse sul mio volto, lasciai la stanza riprendendo il mio giubbotto per poi uscire da quella casa avviandomi verso il primo bar vicino, avevo bisogno di bere come una spugna perché la cavolata fatta al momento mi aveva reso instabile e quando succedeva l'unica soluzione era bere per dimenticare.

My Heart Belongs To You. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora