12.

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Non avevo sentito Liam da quella sera, ed erano passati esattamente tre giorni. Non ero nemmeno uscita, non mi andava di incontrarlo stavo ancora elaborando che l'anonimo era proprio lui.
Annie mi aveva puntato il dito contro urlando "te l'avevo detto!" e ogni volta scoppiavamo a ridere come due ragazzine.
Consideravo Annie la mia migliore amica, e non potevo chiedere di meglio.
Ero ancora in pigiama quando il campanello suonò, scesi le scale mentre sistemavo come meglio potevo i miei capelli e alla fine aprì ritrovandomi davanti un corriere.

«La signorina Evelyn Fleur? »

Annuì e mi fece firmare un foglio prima di consegnarmi una scatola non molto pesante. Non sapevo da chi provenisse, era anonima così avanzai verso la cucina poggiando la scatola sopra il tavolo.
Tolsi i vari pezzetti di scotch e notai che deno ci stavano svariati oggetti, non ne riconobbi nessuno quindi non sapevo esattamente a chi associarli.
Un biglietto catturò la mia attenzione.

'Per imparare a conoscermi, basati su queste piccole cose. Troverai alcune parole scritte con ogni oggetto.'

Mi apprestai a prendere un block notes, lo aprì e in prima pagina trovai un appunto.

' Non sono bravo a parole, preferisco scrivere, vuoi ancora conoscermi?"

Non ero convinta che la mia supposizione fosse giusta, riuscivo ad associare questo oggetto a Liam.
Recuperai un successivo oggetto, un piccolo portachiavi con un cuore. Vicino trovai un piccolo biglietto.

'Gli incontri più belli avvengono per caso, nel nostro caso gli scontri più belli oppure durante quella notte. Era il tuo primo giorno qui e dopo averti svegliata in piena notte per una litigata, ti ritrovai fuori seduta sulle scale. Pensavi non me ne fossi accorto eh?'

Come avevo fatto a non capire che mi aveva vista? È un bravo osservatore dovevo ammetterlo. Infilai nuovamente la mano nello scatolone per recuperare un terzo oggetto, un disegno fatto a mano, nel disegno era presente un ragazzo che osservava in lontananza una ragazza con un altro ragazzo. Dietro il foglio una frase.

'Non avevo mai capito cosa fosse la gelosia fin quando non ti ho vista con un altro, mi sono sentito morire e nemmeno lontanamente eri mia.'

Non ci capivo più niente, cosa intendeva dire con tutte queste cose? La gelosia, gli incontri più belli, ma soprattutto il conoscerlo. Mi alzai e nella scatola trovai una felpa, d'istinto la portai al viso per annusarla. Aveva il suo odore, controllai la scatola e trovai un ultimo biglietto.

'Ora sai un po' di me, che ne dici di farmi conoscere un po' di te? Non ho fretta posso anche aspettare, ma ricorda che la vita è fatta di attimi e bisogna godersela a pieno. -Liam.'

Ero immersa nei miei pensieri quando Annie tornò a casa, ultimamente stava uscendo con il motociclista e devo ammeterlo sembrava proprio tenerci a lei.
Ero contenta per la mia migliore amica, meritava di avere qualcuno che si prendesse cura di lei ma soprattutto cura del suo cuore distrutto dai suoi genitori.

«Che mi sono persa? »

Guardava gli oggetti confusa, poi le passai i bigliettini e li lesse ad uno ad uno. Era confusa quanto me, continuava a guardarli e poi a guardare me.

«A questo gli piaci proprio tanto, ma rimane comunque uno stronzo. »

Mi portai le mani al viso non sapendo cosa fare, quel ragazzo mi stava rendendo matta. Riusciva a catturare la mia attenzione più di ogni altra persona.

«Non so che fare, davvero An. Penso che mi piaccia, non lo nego ma allo stesso tempo mi viene in mente la volta al negozio e la sua stupida battuta. E poi, è sempre in compagnia di una ragazza diversa! »

Annie mi guardò pensierosa, non sapeva cosa dire così preparò due caffè e tirò fuori un pacchetto di biscotti. Disfai il tavolo rimettendo gli oggetti nello scatolo e la guardai.

«Bisogna tenere gli occhi aperti, questo è certo ma allo stesso tempo devi capire se è sincero! So che hai paura ma senza parlarci oppure uscirci non capirai mai niente.
Ho visto come ti guarda, come attira la tua attenzione o come ti stuzzica. Quel ragazzo però lo stai rendendo matto, ed è una cosa positiva. »

Se lei aveva notato tutto questo vuol dire che la cieca ero solamente io, fin ora mi ero accorta solo che voleva attirare la mia attenzione.
E ogni volta mi faceva arrabbiare perché lo faceva in modo sbagliato, come al mare con il pallone. Ma in fin dei conti questo ragazzo riusciva a tirar fuori il mio carattere e soprattutto riusciva a farmi essere me stessa.
Volevo realmente conoscerlo? Volevo farmi conoscere? Ma soprattutto volevo davvero rischiare di perdere la testa per lui? Mi portai le mani contro il viso e cercai di tranquillizzare i pensieri anche se al momento ripensare a quegli oggetti era l'unica cosa che stavo facendo.
Volevo andarci con i piedi di piombo, soprattutto dopo tutte le cose successe, non era il tipico ragazzo di cui fidarsi, avevo paura di aprire il mio cuore, soprattutto quando vederlo con una ragazza diversa era all'ordine del giorno. Non ero intenzionata a dare me stessa ancora, volevo solo vedere a che punto era intenzionato a spingersi, perché non volevo fare due passi avanti per poi rischiare solamente di farmi male. Volevo sbattere la testa contro il muro, perché i miei pensieri erano occupati da lui, e odiavo me stessa per provare interesse verso di lui.
Ai miei genitori poteva prendere un colpo, perché non era il perfetto ragazzo da presentare a casa.
A mio padre soprattutto perché essendo la sua unica figlia, femmina tra l'altro, era gelosissimo di me.
Anche perché non avevo mai avuto un ragazzo, e non avevo mai provato sensazioni del genere e oltre che a sentirmi strana, mi sentivo impaurita da tutto questo.
Impaurita perché stavo provando cose più grandi di me, quando i miei unici pensieri dovevano essere solamente riguardanti la scuola che stava per iniziare tra meno di un mese. Annie sapeva benissimo l'effetto che aveva su di me questo ragazzo, ma non me lo faceva pesare e continuava a starmi vicina.

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