Capitolo 1

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Lunedì.

-"Bethany!"

Sento gridare dalla cucina.

-"Svegliati è ora di andare".

E' una mattina come tutte le altre, sempre la solita storia, mia madre che tenta di farmi alzare dal mio letto con la speranza che io mi svegli con un sorriso raggiante e corra verso di lei per abbracciarla, invece eccomi qua che premo il cuscino contro le mie orecchie cercando invano di non sentire più la sua voce chiamare il mio nome.

-"Bethany dai oggi è il primo giorno delle tue sedute, devi alzarti o farai tardi."

Mi giro dall'altro lato cercando di evitarla ma lei mi scocca un bacio sulla fronte e mi sfila le lenzuola. Prima di uscire dalla mia stanza si volta e come se me lo meritassi mi dice:

- "Ti voglio bene tesoro, la colazione è in tavola."

Mio malgrado mi alzo dal letto, trascino le mie gambe fino alla tavola in cucina, mi siedo e inizio a mangiare i waffel che la mamma mi prepara tutte le mattine per colazione. Addento il primo boccone e lei coglie subito l'occasione per farmi la domanda che mi aspettavo già.

-"Bethany, amore, sei pronta per la tua prima seduta?"

Io la guardo con aria indispettita per farle capire che non avrebbe bisogno di una mia risposta, sapendola già. Nulla, era ancora li di fronte a me, dall'altro capo del tavolo, che mi guardava in attesa di una risposta.

-"Lo sai come la penso mamma, non mi servirà a niente ne questa prima seduta, ne le altre cento che mi obbligherai a frequentare."

-"Tesoro, è normale che ora la pensi cosi, ma vedrai che quando starai meglio mi ringrazierai per averti aiutata."

-"Io non sono pazza mamma, non ho bisogno ne del tuo aiuto, ne dell'aiuto di nessun altro. Me la so cavare benissimo da sola come ho fatto in tutti questi anni quando papà non c'era e tu eri sempre via per lavoro e mi lasciavi a casa, da sola!"

Mi sentivo in colpa per averle risposto in quella maniera, so bene che non è sua la colpa se sono cresciuta senza un padre e so bene anche che non è colpa sua se manca spesso da casa, deve lavorare per mantenere me e per farmi crescere senza mancanze. Ma la mancanza più grande non sarebbe riuscita a colmarla mai.

-"Amore ti aspetto in macchina finisci la colazione e vai a prepararti."

Mi alzo, vado in bagno, mi faccio una doccia veloce, prendo i primi vestiti che mi capitano nell'armadio ed esco sempre con la solita espressione indifferente verso tutto ciò che mi circonda. Salgo in macchina mettendo subito le cuffie nelle orecchie per cercare di non pensare a quando arriverò in quell'inferno.

-"Beth siamo arrivate, vengo a prenderti fra due ore, mi ritrovi esattamente qui dove ti ho lasciata."

-"Ok, ciao mamma."

Scendo dalla macchina seguita da mia mamma che mi viene incontro per darmi un bacio dolce sulla fronte e salutarmi ancora una volta. Mi dirigo verso l'entrata della clinica, in cerca di una qualsiasi via di fuga ma riesco ancora a scorgere lo sguardo di mia madre dall'auto per assicurarsi che io entri.

...

Mi guardo intorno, non ci sono altre che minuscole stanze in questo posto e gente vestita bene che mi mette molto a disagio visto il mio orrendo gusto per la moda in quest'ultimo periodo.

-"Ben arrivata, lei dev'essere la signorina Bethany Damon."

Mi volto e dietro di me vedo un uomo, sulla quarantina con i capelli grigi brizzolati, che mi fissa con gli occhi piccoli e un paio di occhiali sporti sul naso.

-"Si sono io" risposi semplicemente.

-"Piacere io sono Marcus Parker, lei è stata affidata a me, per cui seguirà le sedute con il mio gruppo, mi segua pure."

Lo seguo senza dire nulla, entriamo in una piccola stanza dove vi erano posizionate sei sedie in cerchio. Marcus si siede su una e mi invita a sedermi di fianco a lui. Dopo pochi minuti vediamo la porta aprirsi ed entrare nella stanza altre quattro persone, tre ragazzi e una ragazza.

-"Bene ragazzi, buongiorno. Come potete vedere abbiamo una nuova ragazza con noi, possiamo iniziare con le presentazioni, Bethany inizi tu?" disse Marcus sorridendomi.

Mi alzo in piedi e inizio a presentarmi:

-"Mi chiamo Bethany Demon, ho 19 anni. Vivo da sola con mia mamma, mio padre è morto pochi giorno dopo la mia nascita. Sono un'auotolesionista."

-"Grazie per la tua presentazione Bethany, per oggi può bastare questo, riaccomodati pure, ragazzi ora ognuno di voi si alzi e si presenti alla nuova ragazza."

La prima persona ad alzarsi è uno dei ragazzi, è alto, ha i capelli biondi e sembra molto fragile.

-"Ciao a tutti ragazzi e ciao Bethany, è un piacere conoscerti. Io sono Nicolas Greg, ma puoi chiamarmi Nick, ho 21 anni e mi trovo qua ora perché circa 6 mesi fa ho tentato il suicidio."

La seconda a presentarsi invece è la ragazza, al contrario di Nick è una ragazza con i capelli molto lunghi e castani, ma la prima cosa che noti è il suo corpo esile.

-"Ciao Bethany, io mi chiamo Larissa Beson, ho 16 anni. Seguo queste sedute da solo un mese, soffro di anoressia, sono stata abbandonata all'età di cinque anni e fino a otto anni sono stata in un orfanotrofio, dopodichè sono stata adottata da una coppia che però non mi ha mai riservato grande amore. E ora eccomi qua."

Finita la presentazione di Larissa hanno continuato gli altri due ragazzi, non ho prestato molto attenzione alla loro storia perché mi sono soffermata sul racconto di Nick, ha detto che ha tentato il suicidio ma non ha spiegato il motivo e ne sono incuriosita.

Passate le due ore Marcus ci saluta tutti con un sorriso e ci dice che la prossima seduta sarebbe stata tra due giorni alla stessa ora. Esco dalla clinica e mia mamma ancora non è arrivata. Trovo Nick appoggiato alla colonna dell'edificio che fuma una sigaretta, non so se avvicinarmi o restare qua ad aspettare da sola. Dopo qualche istante sento una voce alle mie spalle:

-"Bethany ciao, ci rivediamo dopodomani allora?"

Mi volto e a parlare era Nick.

-"Si" rispondo, lui mi saluta con un sorriso e un occhiolino e si allontana mentre dall'altro lato della strada vedo mia mamma ferma in macchina che mi aspetta. La raggiungo.

Arrivata a casa mi butto sul letto senza dare molti dettagli sulla mia giornata a mia mamma e mi addormento, pensando ancora una volta alle motivazioni di Nick sul suo tentato suicidio.

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