Martedì.
Per mia fortuna oggi non ho nessuna seduta, ma nonostante ciò la mia voglia di alzarmi è pari a zero. Sento dei rumori in cucina e capisco di essermi svegliata molto presto rispetto al solito siccome mia madre ancora non è andata a lavoro. Rimango a letto fino a che non sento la porta sbattere, non ho proprio voglia di parlare stamattina, come tutte le altre in fin dei conti. Mi alzo e vado verso la cucina dove, come al solito, avrei trovato i waffel pronti sul tavolo preparati dalla mamma, stringendomi nella felpona del mio pigiama ne prendo uno e ci verso sopra una grande quantità di cioccolato fuso, almeno qualcosa in questa vita mi rende felice per più di un secondo. Nonostante il pigiama di pile sento un gran freddo, qui a Boston gli inverni sono abbastanza rigidi, o forse semplicemente sono troppo freddolosa.
Finito il waffel la mia indecisione fra buttarmi a capofitto sotto le coperte e fare una doccia è molto grande, ma ho proprio bisogno di lavarmi. Inizio a spogliarmi, le cicatrici che ho per tutto il corpo da un lato mi ricordano quanto io sia fragile ma dall'altro mi ricordano tutti i momenti in cui pensavo di non farcela e invece eccomi qua. L'acqua calda scorre sul mio piccolo corpo e i tagli più recenti iniziano a bruciare, faccio qualche smorfia all'inizio ma poi mi abituo facilmente al dolore.
Finalmente mi metto a letto con le coperte tirate fin sopra alla testa, solo ora mi ricordo di quel ragazzo, Nick, chissà cosa starà facendo in questo momento, non ho nessuna informazione su di lui oltre al suo nome e al fatto che è un tentato suicida. La cosa non mi spaventa affatto, vorrei poter stringere un'amicizia con lui, in fondo non ho nessun amico a parte me stessa, magari con una persona simile a me riuscirei ad instaurare un qualsiasi tipo di rapporto che non sia la paura. A scuola avevo un paio di amiche che una volta scoperta la mia "malattia", se cosi la si può definire, si sono allontanate da me come se potessi far del male anche a loro. Da quel giorno sono rimasta completamente sola e come se non bastasse mia madre mi fece ritirare anche da scuola per dedicarmi in tutto e per tutto alla mia salute, ma così facendo ha peggiorato solo la situazione. Ora potrei essere a scuola a seguire una lezione distraendomi dai miei problemi con i ragazzi della mia età, a discutere su cose banali come l'intervallo troppo corto e l'insegnante rompi scatole, invece no, sono a casa da sola, completamente sola, a pensare a come occupare il resto della mia giornata senza nessuno con cui parlare. Forse non è poi cosi male andare alle sedute, per lo meno posso conversare con qualcuno senza la paura di essere giudicata. Ecco cosa farò, aspetterò semplicemente che arrivi domani mattina.
...
Sono le nove di sera, non tocco cibo da stamattina a colazione, non ho mai gran voglia di prepararmi i pasti da sola perciò aspetterò il ritorno di mia madre fra qualche minuto.
Sento la chiave girare nella fessura, si apre la porta e mia mare con un gran sorriso viene ad abbracciarmi.
-"Beth, sei ancora in pigiama? Non sei uscita oggi?"
-"No mamma." Risposi, come se fosse una novità poi.
Si dirige verso il telefono e chiama la pizzeria d'asporto, ha già capito almeno che non mi sono scomodata a preparare la cena e che non ho mangiato per tutto il giorno, anche questa non è una novità per lei ormai.
...
Finita la cena mi dirigo verso la camera, senza dire nulla, mia madre un po' indispettita ma sempre con il sorriso sul viso entra, mi da la buonanotte e un bacio sulla guancia, ricordandomi che domani mi sarei dovuta svegliare presto per andare alla mia seconda seduta.
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RomanceLa felicità non è una questione di avvenimenti, essa dipende dalle onde della mente.