Capitolo 3

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Mercoledì.

Sono le 9, sento la sveglia squillare, e mi stupisco che mia madre ancora non sia venuta a svegliarmi. Spengo la sveglia e rimango nel letto aspettando che entri in camera. Dopo 10 minuti ancora niente, mi alzo e scendo al piano di sotto, entrando in salotto la vedo stesa sul divano, decido di non disturbarla mentre riposa e inizio a preparare io i waffel della colazione, stranamente questa mattina mi sono svegliata abbastanza di buon umore.
Pronta la colazione tento di svegliarla ma vedo che i miei tentativi non hanno molto effetto, dev'essere molto stanca ha lavorato fino a tarda notte. Decido di andare alla seduta da sola, ne approfitto per fermarmi a comprare un caffè caldo e fare una passeggiata. Al mio arrivo ancora non c'era nessuno, mi siedo sulla panchina e aspetto l'arrivo di Marcus. Dopo pochi minuti sento una mano calda appoggiarsi sulla mia spalla e una voce:

-"Bethany ciao, hai visto che bella giornata oggi?"

-"Marcus buongiorno, si c'è un gran sole ma il freddo non si è calmato."

-"Accomodati pure dentro arrivo in un secondo."

Entro nella sala e mi siedo al mio posto, vedo entrare Nick per primo seguito da Larissa, si siedono vicino a me e aspettiamo insieme Marcus, al suo arrivo ci informa che da oggi saremo solo noi tre alle sedute perchè gli altri due ragazzi hanno finito il loro percorso. Iniziamo a parlare dei nostri problemi come nella scorsa seduta e Marcus ci fa varie domande per capire come siamo arrivati fino a questi punti. Non è stato un granchè ma almeno ho parlato con qualcuno per oggi. Usciamo dall'edificio insieme, Larissa va via per prima insieme al suo papà adottivo, io e Nick invece rimaniamo sull'uscio, ad aspettare non so bene cosa, senza dire una parola. Avevo una domanda in testa che mi perseguitava, volevo sapere il motivo che aveva spinto Nick a compiere quel gesto disperato, ma non avevo il coraggio per chiederglielo, mi sarei sentita inopportuna e invasiva a dire la verità. Preferisco rimanere in silenzio e aspettare che sia lui ad aprire una conversazione.
Dopo qualche istante ecco arrivato il momento che aspettavo:

-"Allora come ti trovi qua con noi?" Mi chiese senza però rivolgermi lo sguardo.

-"Direi bene, ho finalmente trovato qualcuno a cui dire i miei pensieri e raccontare qualcosa di me, anche se all'inizio ero contraria a frequentare queste sedute, tu invece?" Risposi.

-"Io ero contrario all'inizio e lo sono ancora."

-"Come mai? Non ti trovi bene con le persone che hai conosciuto qua?" Risposi, un po' demoralizzata.

-"No non è quello, ma sono dell'idea che non sarà questo a tirarmi fuori dai miei problemi, mi aiuta solo a staccare due ore al giorno da tutto il casino che mi circonda, non mi aiuterà per sempre."

Parlava con aria quasi cattiva, ma io sapevo che in fondo era un ragazzo dolce, o magari lo speravo soltanto.

-"Magari potrei aiutarti io, se mi darai l'occasione. Anzi, potremmo aiutarci a vicenda, l'amicizia aiuta quasi sempre. Non credi?" gli chiesi speranzosa.

Lui mi rivolge uno sguardo indifferente e non risponde. Sto per andarmene ma poi lo sento parlare:

-"Non credo." risponde semplicemente.

Lo guardo dispiaciuta, come se avessi preso un'altra pugnalata nella mia vita, anche se lo conoscevo appena. Ma lui dopo qualche secondo aggiunge:

-"Ma si può provare, vieni con me?" mi chiede.

-"Dove andiamo?"

-"Da me, ti va?"

-"Andiamo." rispondo, e lo seguo.

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