14. Sex with a Pakistan Boy.

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La sera stessa sto meglio.
Le allucinazioni pistacchiose sono svanite, compresa la nausea. Non è che mi senta nel pieno delle mie facoltà mentali e fisiche, ma posso sopravvivere.
Mi dirigo verso la mia camera, per prepararmi, con ancora il messaggio di Louis in testa. «Stasera, spiaggia, io e te?♥ »
Era solo un cuoricino innocuo, vero? Cioè, i cuori non contano poi molto, vero? Mica mi devo fare i filmini mentali per un semplice cuore. Poi, manco mi piacesse Louis.
Vero?
E Louis è molto cesso, vero? Esistono ragazzi molto più belli di lui. Tsk.
Apro la porta della mia camera, e dando le spalle all'interno, la richiudo. Quando mi volto, la bocca mi si spalanca, e la mascella potrebbe toccare terra per lo choc. «Che cazzo?», sussurro.
La stanza è buia, se non per delle candele accese sparse per terra e sopra il comodino. Il letto è in ordine, se non fosse per un Pakistano distesoci sopra, senza maglietta e pantaloni. Zayn indossa solo dei boxer, blu, con al centro la faccia di Homer Simpson.
Mi sorride e da dentro le mutande estrae delle manette pelose. «Ehi, piccola. Pronta a fare un giro sulla giostra Malik?»
Oh mio Dio.
Mi tappo la bocca per non ridere. «Zayn, ma... Non hai, non ha...» Non hai niente addosso, cazzo.
Lui sorride, malizioso. «Non ho cosa?»
«Non hai, le ehm, calze.» dico senza pensare. Non hai le calze?
Malik si osserva un piede, facendo spallucce. «Se per questo non ho nemmeno i vestiti addosso.»
Corro letteralmente verso l'armadio e lo spalanco, facendo finta di essere impegnata a cercarci dentro il sacro Graal. «Dovresti, come dire, vestirti, Zayn.» rispondo a voce alta, un po' tremolante. «Con questo tempo non si sa mai.»
«Ma se ci sono trentacinque gradi?»
Vaffanculo, Pakistano. «Potresti beccarti una polmonite, la febbre, la varicella, l'influenza... Il cancro.»
Quando mi volto, Zayn si sta toccando lì in basso. Lo guardo male e lui si scusa con un'occhiata. «Mi porti sfiga, Mary. Cancro?»
Annuisco. «Quindi copriti.»
Ci fissiamo.
«Mary.», mi chiama.
«Sì?»
«Tu non vuoi fare un giro sulla ruota panoramica, vero?»
Scuoto la testa. «Mi dispiace.»
Annuisce, sedendosi sul letto. «Capisco. Adesso tutto mi è più chiaro, sai?»
Sospiro di sollievo. Finalmente ha capito che non ho intenzione di fare un giro sulla sua giostra. «Sono contenta che tu abbia capito.»
Mi sento come liberata da un peso. Come Penelope dopo che Ulisse è tornato da lei, e non deve più far finta di tessere quella tela. E che si fottano quei proci.
Si volta e mi sorride, alzandosi e venendomi incontro con una camminata da leone. Felpata. «Hai ancora l'influenza, vero? Domani ti porto dal dottore, così puoi provare l'ebbrezza di volare con me sulla giostra.», mi accarezza i capelli ed esce dalla stanza.
Dottore? Influenza? Bene. Non ha capito un cazzo.

«Si è sdraiato nel letto di camera tua, senza vestiti?»
«Esatto.»
«Senza vestiti? Senza-senza niente?»
Gli do un colpo. «Ovviamente no. Aveva le mutande.»
«Ah giusto. Le mutande di Homer Simpson con la faccia gialla di quell'idiota piazzata proprio sul pacco.»
Alzo gli occhi al cielo, ma non rispondo.
«E poi ha tirato fuori dal pacco delle manette pelose rosa?»
Annuisco. «Dalle mutande, non dal pacco. Sembra che gli siano uscite dal pene, che schifo.»
Non risponde. «E tu hai fatto un giro sulla sua giostra, vero?»
Ma perché i maschi non possono dire semplicemente "sesso", invece che alludere a giostre? Sbuffo. «Giostra.»
Louis si gratta la testa, distendendosi meglio sull'asciugamano. «Dai, puoi dirmelo. Com'è stato? Hai fatto sesso con un Pakistano, cioè, sono cose da ricordare a vita e raccontare ai tuoi nipotini prima di addormentarsi.»
Lo fisso, scettica. «Louis, ma di cosa ti sei fatto?»
Mi lancia un'occhiata cupa, per poi volgere lo sguardo verso il mare. «Di niente, Mary.» scrolla le spalle. «Semplicemente voglio sapere se ti è piaciuto il tuo turno sulle giostre di un Pakistano. Perché, sai, quelle Pakistane non so se siano sicure. Quelli la sono un po'... mmh.»
Perché? Io mi chiedo cosa possa aver fatto di male per sorbirmi prima quei coglioni di Niall, Liam, Harry e Zayn mezzo nudo in versione giostra di PakistanLand e infine questo droghino che non fa che sparare cazzate. «Il mio turno? Louis?»
Ci guardiamo un attimo in volto e con mia sorpresa mi accorgo che è incazzato. «Louis cosa? Non credevo facessi sesso per hobby. Invece il primo Pakistano di turno si mette a nudo sul tuo letto...»
«Non era nudo.»
«... tira fuori delle manette pelose dal suo pacco di Natale...»
Pacco di Natale? Questo mi ricorda il Natale scorso, e la mia letterina a Babbo Natale. Imbarazzante. Anche perché poi Zayn si travestì da Babbo Natale e lesse la mia e quella di Niall a voce alta. E nella mia c'era scritto che volevo Zayn nel mio letto che si leccava il labbro e mi faceva cenno di avvicinarmi. «Ma che schifo, Louis. Smettila con questi pacchi.»
«... e tu boom, scommetto che gli sei saltata addosso, hai dato i soldi per il biglietto, senza nemmeno aspettare il resto, e hai fatto il tuo bel giretto sulle giostre Pakistane, vero?», finisce il suo bellissimo discorso con i pugni serrati.
Gli afferro una mano e tento di dischiudere il pugno, ma lui la scrolla, per liberarsi dalla mia presa. «Non toccarmi.»
Spalanco la bocca. «Come?»
«Hai capito. E chiudi la bocca. Non sono il tuo amico Pakistano.»
Lo picchio.Lo uccido. Lo stermino. Lo faccio estinguere dalla faccia della Terra. Lo spengo. Mi ha dato della troia che fa pompini ai Pakistani? «Si può sapere che problemi hai, Louis?» gli chiedo in tono serio.
Lui si alza da terra, passandosi le mani sui pantaloni per rimuovere delle tracce di sabbia. «Io nessuno. Tu ne avrai, tra nove mesi, se hai dimenticato di usare il preservativo.»
Sbatto furiosamente le palpebre. Non devo ucciderlo. Non devo ucciderlo. «Preservativo? Ma cosa stai dicendo, Louis?» esclamo a voce alta.
Lui si infila il giubbotto, nonostante non ci sia poi così freddo. «Sto dicendo che sei una troia, se sei andata davvero a letto con quel Pakistano. Io non mi sbatto la prima ragazza che mi capita nel letto, sai?»
«Be', nemmeno io!»
«A me non sembra così!»
«Ma chi cazzo sei tu per dirmi cosa non devo o devo fare? Non capisci nemmeno quello che ti dicono, e poi ti incazzi, Louis. Sul serio, fatti delle domande e trovati pure delle risposte.» Io non gli ho mai detto di essere salita sulle giostre di Zayn. Gli ho solo raccontato cos'era successo, e lui ovviamente ha dato per scontato che mi fossi fatta frullare come un'arancia dentro un frullatore di ultima generazione.
Da un calcio alla sabbia, facendola volare via. «Nessuno. Non sono nessuno, infatti. Credevo di essere qualcuno per te, invece mi sbagliavo. Sono solo l'amico che non ricorda un cazzo ogni mattina. E sai cos'è triste? Che credevo uscissi con me perché ti piacessi. Invece scopro che ti pompi a pressione un Pakistano.» fa una pausa, e io sono troppo scioccata per rispondergli. «Me ne vado. Non ho più voglia di stare qui, con te.»
Non ha voglia di stare con me? Mi guarda ancora per qualche istante, poi si volta, incamminandosi. Da persona estremamente orgogliosa, mi verrebbe voglia di andare a casa, fare sesso con Zayn, farmi filmare da Niall... No, da Harry. Niall è puro. Mi faccio filmare da Harry, e poi spedisco il tutto a Louis. Invece mormoro un: «Mi farà impazzire questo ragazzo.» e corro verso il puntino a righe bianche e rosse, ormai quasi lontano.
Corro come Spirit cavallo selvaggio, e salto alle spalle di Louis, facendolo cadere in avanti, e aggrappandomi a lui, stringendogli il collo con le braccia e circondandogli i fianchi con le gambe.
La scena può sembrare equivoca, soprattutto per la signora che ci sta passando accanto, ma non mi importa.
«Che stai facendo? Vuoi scoparmi?» chiede Louis, ma sento che la rabbia è sparita.
Sbuffo, infastidita. «Voglio parlarti, perché non hai capito un cazzo.»
«Tu invece il cazzo del Pakistano l'hai capito, eh?»
Divento improvvisamente seria. «Smettila, porca puttana, con queste battutine squallide e idiote! Smettila, d'accordo? Non sono andata a letto con Zayn. Gli ho detto di rivestirsi, perché altrimenti si sarebbe beccato un cancro. Ti rendi conto? Ho sempre avuto una cotta per lui, e rifiutarlo così, è stato incredibile. Ma sai perché l'ho fatto?»
Louis ha lo sguardo perso nel vuoto. «Non sei salita sulle giostre del Pakistan.» mormora.
Gli sventolo una mano davanti al volto. «No. E sai perché? Perché non mi sembrava giusto, va bene? Quindi finiscila con queste battute.»
Tomlinson solleva lo sguardo verso di me, sorridendo. «Quindi tra nove mesi non darai alla luce un pargolo Pakistano?»
«Louis.»
Alza le mani, in segno di resa. «Scusa, mi è scappata.» Poi tossisce. «A me piace questa posizione, ma non mi sembra che la gente intorno la pensi come me. Sai che se fai sesso in spiaggia, qui, ti arrestano?»
Rido e sciolgo la presa. Lui si mette in piedi per primo e mi tende la mano, con un sorrisetto a bocca chiusa stampato sul volto. I suoi occhi azzurri sono fissi nei miei, e sono bellissimi. Faccio per afferrare la mano e alzarmi, ma lui sposta il braccio, gridando: «Oh!» e io cado all'indietro, di nuovo.
Stavolta non accetto la sua mano e lui capisce che deve iniziare a correre, se vuole continuare a vivere con due palle, e non con una. «Idiota, coglione, stronzo!» grido rincorrendolo.
Louis sghignazza, correndo via dalla spiaggia e avviandosi verso le strade dei negozi, pieni di gente. Fa uno slalom incredibile tra tutti passanti, riuscendo a seminarmi. Io non faccio che sbattere ovunque, guadagnandomi «attenta!», «guarda dove cammini!», «devi cagare e stai andando in bagno?»
Che stronzi gli Hawaiiani.
Mi fermo di botto, con il fiatone e mi guardo intorno. Dove minchia è finito Louis? Percorro con lo sguardo tutte le persone, cercando una maglietta a righe bianche e rosse, ma niente.
Dannazione.
«Booja!» mi urla qualcuno dietro le spalle e mi afferra per i fianchi, facendomi scattare in avanti.
Louis sta saltellando come un bambino di dieci anni al quale hanno regalato il suo primo porno con protagonisti i Gormiti e i Pokemon. «Sei pazzo? Mi sono spaventata, coglione.»
Lui fa sporgere il labbro in fuori.
Gli do una spinta, nascondendo un sorrisetto. Lui ne approfitta per afferrarmi la mano, posata sul suo petto, e trascinarmi tra la gente, correndo ancora una volta. E ancora una volta lui riesce a non scontrarsi con nessuno, mentre io ricevo anche minacce di morte in Hawaiiano.
Ma non mi importa, perché sono con Louis, e in questo momento non desidero essere in nessun'altro posto. Soprattutto con qualcuno che non sia lui.
«Spaco botilia, amazo familia. Prendo coltello, taglio ciuffo bello. Prendo padella, catturo rondinella. Chiedo riscatto, mi mangio un gatto. Sono Pakistano, ho un bell'ano.»
«Louis!» lo rimprovero ridendo.
«Che c'è? Non parla così il tuo amico?»
«No!»
Anche se l'altro giorno, l'ho sentito in bagno che imprecava con un "spaco botilia", perché lo shampoo gli era entrato negli occhi.

13th June.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora