24. He's not Louis.

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Stamattina mi sono svegliata con la voglia di vivere di un criceto obeso che non riesce più nemmeno a mettersi in piedi e passa la sua schifosa vita chiuso nella sua gabbietta a fissare la ruota sulla quale vorrebbe correre, ma ovviamente non può, visto che ha il culo più grande di quello della Minaj.
Ma a parte questo, direi che sto bene. Benissimo.
Esco dalla mia stanza e mi avvio in cucina, senza nemmeno essermi guardata allo specchio per sistemarmi e non far spaventare i miei coinquilini. Sento delle risate e iniziano già a girarmi le ovaie. Odio vedere gente felice quando io mi sento lo sputo di un cavallo asiatico delle steppe nord-africane del Texas.
Nella cucina c'è Zayn in piedi con una padella in mano che sta facendo oscillare pericolosamente. Niall sta gridando con una fetta di bacon in bocca che minaccia di uscire improvvisamente se non si decide a mangiarla. Liam è seduto su una sedia, con la sua solita allegria. Persino io ho più voglia di vivere... No, okay, non è vero.
Mi siedo accanto a lui senza dire niente.
«Ti senti vuota come un preservativo?» mi domanda con tono pacato.
Annuisco. «Sì... Cioè, no.» esclamo sconvolta. «Sicuro di stare bene?»
Si stringe nelle spalle. «Ieri notte volevo uccidermi...»
Mi strozzo con la mia stessa saliva e inizio a tossire. «Cosa? Liam! Ma stai scherzando?»
«No.»
Uau, siamo di molte parole. «Non devi mai più volere una cosa simile. Ti rendi conto di quello che hai tentato di fare? La tua vita è troppo importante per essere buttata via così. Hai noi che ti amiamo, Liam, non devi mai sentirti solo!»
«Io volevo uccidermi perché mi stavo annoiando, veramente. Ma poi ho realizzato che non avevo voglia nemmeno di uccidermi, e allora mi sono addormentato.» risponde come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Inarco un sopracciglio. «Tu non stai bene, davvero, cazzo. Vaffanculo.»
«Non ho voglia di andarci.»
«E sentiamo, cosa hai voglia di fare?!»
«Niente.»
Lo guardo qualche istante. Il capo leggermente inclinato e l'espressione neutra. «Inizio a pensare che tu abbia bisogno di sesso. Se vuoi ti pago una prostituta...» propongo.
«Non ne ho voglia...» dice.
Mi batto una mano sulla gamba, incazzata. «Nemmeno davanti a un paio di tette ti svegli? Devi solo lasciarle fare tutto!»
«Ma non ho voglia di aprire la scatoletta di preservativi.» commenta con uno sbadiglio stropicciandosi l'occhio. Strano. Non avrei mai detto che avrebbe sollevato la mano.
Alzo gli occhi al cielo. «Dio mio, ma cosa ti ho fatto di male?» chiedo al cielo. «La apre lei, va bene? Fa tutto lei! Okay?»
Lui non risponde.
Gli tocco il braccio. Un colpetto. «Liam?» richiamo. Lui non risponde, ancora. Mi sporgo un po' per trovarlo con gli occhi chiusi e il respiro pesante. Cioè, questo coglione si è addormentato?
Niall mi schiocca un bacio sulla guancia. «Liam è sempre più strano. Stasera lasciate casa libera che gli pago una prostituta.» lo solleva di peso, svegliandolo e trascinandolo via dalla cucina.
Sorrido involontariamente e mi volto. Zayn è poggiato al bancone della cucina, una canottiera bianca che lascia in vista le braccia muscolose, i capelli neri spettinati verso l'alto, il volto appena rasato che lo rende più dolce e dei jeans con il cavallo basso. «Buongiorno.» mormora con voce roca.
«Ciao.» al contrario la mia voce sembra quella di un gabbiano a cui hanno appena tagliato le ali e le hanno strette attorno alle sue palle.
Lui sorride sotto i baffi. «Vuoi bacon? Uova?» propone.
«Mmh, okay.»
Zayn prende la padella, ci sbatte dentro due uova e finisce con delle strisce di bacon. «Osserva chef Malik direttamente dal Pakistan che cucinerà per te la colazione migliore del mondo.»
Faccio un verso canzonatorio. «Tu fai solo il sesso migliore del mondo.» mi tappo istantaneamente la bocca, ma lui fa finta di non aver sentito.
Dopo qualche secondo di silenzio Zayn inizia a mostrare i primi segni di "eccitamento". «Ora osserva bene, baby.» schiocca le dita e afferra la padella, facendo saltare in aria l'uovo. Questo riatterra perfettamente sul ripiano della padella.
«Zayn, non mi sembra una buona idea...» inizio a dire, preannunciando una catastrofe. «Fai già esplodere ovaie e bombe, anche le uova no...» sussurro.
Lui tenta un altro lancio, ma l'uovo cade rovinosamente a terra, facendomi ridere come una bambina. «Cazzo.» sibila Malik. «Ho girato male il polso. Ce la posso fare, guarda!»
Mi alzo in piedi, tendendo le braccia verso lui. «No, Zayn, evita! Za...» sento qualcosa di caldo e liquido piombare sul mio petto coperto dalla maglietta a maniche corte. Chiudo gli occhi e conto mentalmente fino a tre, per poi riaprirli.
Zayn ha preso un'altra padella e se l'è portata davanti al volto, mentre è in piedi su una sedia. «Non ti avvicinare! Ho una padella! E non spaco solo botilie!»
«Anche padele?»
Annuisce con fervore. Con un grugnito afferro uno straccio pulito e lo bagno, versandoci del detersivo. «Aspetta, faccio io.» le mani di Zayn rimpiazzano le mie e inizia a strofinare la maglietta per pulirla bene dai residui di uovo. Tento di non iperventilare, sentendo le sue mani addosso a me, in modo diverso rispetto a quello dell'altra notte.
«Sei rossa, lo sai?» soffia sul mio orecchio.
Sobbalzo. «Io? E' il caldo.»
Sento la sua mano sollevare dal basso la maglietta e sfiorare la mia schiena. «Non sei sudata. Non è il caldo.» mi provoca sorridendo semplicemente.
I suoi occhi marroni catturano i miei e mi fanno arrossire ancora di più. Ma mentre guardo le sue iridi caramello, altre di un colore azzurro si parano nella mia mente. Scuoto la testa e con un colpo di tosse gli faccio cenno di allontanarsi, perché potrebbe ricapitare lo stesso errore della notte prima.
Torno a sedermi, mentre Zayn prepara un altro uovo e con attenzione lo cuoce. Lo fa saltare una sola volta, riuscendo nel suo intento e mi sorride trionfante, con lo stesso sorriso di un bambino piccolo. Non posso fare a meno di sorridere di rimando, pensando a quanto sia bello Zayn. E' un ragazzo stupendo, non c'è dubbio. La sua bellezza è sconvolgente, ma... Lui non è Louis. Non è Louis nel modo di guardarmi negli occhi e farmi sentire le gambe molli, non è Louis nel modo di abbracciarmi come se fossi il suo peluche preferito, non è Louis nei baci, non è Louis in tutto. Non avremmo mai lo stesso rapporto.
«Ecco a lei, Signorina...» mormora Zayn poggiandomi il piatto con la colazione davanti. Si sporge in avanti per darmi un bacio puntando alle mie labbra, ma all'ultimo momento io mi sposto e faccio in modo che le sue labbra tocchino la mia guancia. «Va tutto bene?» domanda.
Prendo la forchetta e punzecchio una striscia di bacon. «Io... Ho pensato a quello che mi hai detto ieri...»
«E...?» chiede. Vedo qualcosa accendersi nei suoi occhi, come se fosse sicuro di una risposta positiva.
Per un momento penso anche io di dirgli "voglio provarci, con Louis è tutto perso". Invece le parole mi si bloccano in gola. Proprio quando sono sicura di dirgli che non ho niente da perdere, mi pento. Perdo l'amore vero. Perché quello che provo per Louis è davvero amore. Non è una semplice cotta. Io lo amo.
«Zayn, io sono innamorata.»
«Di chi?» i suoi occhi si socchiudono.
Mi mordo il labbro. «Di una persona che non sei tu.»
«Louis?»
Faccio cenno di sì con il capo. Zayn abbassa il volto, fissandosi le scarpe. «Mi dispiace, Zayn. Ma io non ce la faccio.»
«Vai.» dice improvvisamente dopo qualche istante di totale silenzio.
Aggrotto la fronte? A fanculo? «Stronzo, a fanculo ci vai...»
Zayn sorride tristemente. «Vai da lui, adesso, e diglielo. Corri.»
Lo osservo qualche istante, per poi alzarmi in piedi e precipitarmi in camera mia scegliendo i vestiti e chiudendomi – stavolta a chiave – in bagno.

Mezz'ora dopo sto spalancando la porta del bar Domeniche D'agosto. Gigi sta servendo al bancone e Roxy canta mentre affetta, come sempre. Vago con lo sguardo per tutto il locale, fino a quando non trovo Louis. Solita mise, capo chino sul libro e tavolo vuoto.
Un respiro profondo, Mary, e vai. Ce la puoi fare. Non stai partorendo, non stai per morire e tanto meno devi scoparti Gigi per scommessa. Vai.
Cammino lentamente fino a piombare davanti a lui, sovrastandolo. Louis alza il capo e mi fissa con i suoi occhi azzurri. «Ciao.» dice.
Lo fisso come una cretina, incapace di spiccicare parola.
«Ci conosciamo?» continua chiudendo il libro.
Scuoto la testa, ma poi annuisco.
«Ti senti bene? Vuoi sederti?»
«Dimmi che sai chi sono, Louis.» mormoro.
«Io... Dovrei?»
Stringo le mani a pugno e lo fisso negli occhi, imponendomi di non mollare mai la presa. «Sai chi sono?»
«...no.»
«Sono Mary. Sono la tua pistacchietta. Non ti ricordi perché hai strappato tutte le pagine del tuo diario che parlavano di me. Davanti ai miei occhi hai strappato tutti i nostri ricordi. E adesso non sai nulla di me. Ma allora perché sono qui? Perché non volto pagina e provo magari a conoscere meglio Zayn? Non esisti mica solo tu al mondo, vero? E invece sbagli. Sbaglio. Sono qui perché ti amo, Louis Tomlinson. Non voglio voltare pagina, al contrario tuo. Tu hai strappato le pagine, io invece voglio fare il possibile per riscriverle e ricomporre tutti i nostri ricordi. Per me esisti solo tu al mondo, Louis. Cerco in Zayn atteggiamenti che sono tipicamente tuoi. Cerco nei suoi occhi marroni i tuoi azzurri. Cerco nel tatto con la sua pelle quello della tua. Nella sua stretta sul mio corpo la tua, così dolce e protettiva. Aspetto di sentire la tua voce quando lui apre bocca. Ma rimango sempre delusa, perché lui non è te. Zayn non è Louis. E' una cosa da pazzi!» esclamo con foga spostandomi freneticamente una ciocca di capelli dal volto. «Ma cosa ci posso fare se io sono terribilmente innamorata di te e di ogni piccola cosa che ti riguarda? Della tua pancetta, del tuo patetico risvolto nei pantaloni, delle tue magliette a righe e persino di tuo fratello e della sua "effe". Io ti amo, e sapere che tu non ricordi nulla di me mi uccide letteralmente ogni secondo, minuto, ora, giorno...» la mia voce si affievolisce e l'imbarazzo prende il posto della sofferenza, rendendomi conto di avergli detto tutto quello che provo. Davvero.
Louis ha un sorriso stampato sul volto.
«Perché sorridi?» chiedo alzando la guardia.
Lui continua a sorridere. «Sorrido perché ti amo anche io, Mary.»
Come? Cosa?«Di cosa stai parlando?!» squittisco.
«Significa che provo lo stesso che provi tu.»
«Ma... ma... come fai? Tu non mi ricordi!»
Ride leggermente. «Invece mi ricordo di te. Sei Mary, la mia pistacchietta. Non ho mai perso la memoria, e quelle pagine del diario erano vuote.»
Spalanco la bocca, sconvolta. Non ha mai perso cosa?

13th June.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora