«Ehi, Poncho!» grido da dietro il cancello.
Poncho, il padre di Louis – il mio ragazzo, scusate – mi sorride, sollevando la pala in aria e agitandola. Sembra più un "avvicinati e ti do un colpo di pala sulle tette", ma mi trattengo dal sembrare scioccata.
«Apro io! Apro io! Apro io!» sento la voce di Douglas gridare. Infatti questo appare alle spalle di Poncho, con un paio di bermuda verdi e una canottiera bianca a rete. «Arrivo, arrivo, arrivo!» grida come un pazzo, trottando.
Poncho alza gli occhi al cielo e appena il figlio gli passa accanto, lo colpisce in basso con la pala. Douglas lancia un grido sofferente che mi fa gelare e si accascia a terra, portandosi le mani sulla parte colpita. «Aiiiia.» esclama.
Fisso Poncho con gli occhi spalancati. «Perché l'hai fatto?» sussurro.
Lui mi apre il cancello e io avanzo, incerta se farà la stessa cosa a me appena gli passerò affianco. «E' sveglio da ventiquattro ore, e si sta drogando di caffè. Diventa iperattivo, e io devo spegnerlo.»
«E il pulsante si trova nelle palle?» chiedo sconvolta. Come si può dare un colpo di pala nei gioielli di tuo figlio?
Poncho sorride. «Esatto. Prima o poi li perderà anche lui. I Tomlinson sono tutti... particolari là sotto.» la mano indica in basso, ma io non oso staccare gli occhi dalla sua faccia.
«Che vuol dire?» domando.
Poncho sospira, guardando il cielo con aria pensierosa. «Significa che anche mio padre l'ha fatto con me quando ero giovane.»
«Le ha dato una palata nelle palle?» ma che cazzo di famiglia è?
Annuisce. «Sì. E ho perso le palle. Adesso mi tocca farlo con Douglas. Con Louis ho già finito la mia missione.»
Cosa?La mia bocca si spalanca come il buco di una ciambella. «Louis è senza palle? Lei è senza palle?» la voce mi esce debole e poco chiara.
Poncho mi da una pacca amichevole, facendomi indietreggiare. Per non finire col culo all'aria, poggio violentemente il piede su quello che credo sia il pavimento. Douglas grida. «La mia proftata!» continua.
Abbasso lo sguardo e vedo il mio piede poggiato sul suo punto...debole...
Sposto la gamba e mi copro il volto con le mani. «Oh, Dio. Scusami, Doug. Non l'ho fatto apposta, oh Dio, scusa!» farfuglio.
Poncho mi lancia un'occhiata assassina. «Donne. – sibila – Hai visto cosa hai fatto a mio figlio? Eh?»
«Ma se lei gli ha dato un colpo di pala nelle palle?!»
Improvvisamente due braccia mi avvolgono, trascinandomi via dal giardino. «Andiamo, pistacchietta, evita di tentare di capire mio padre e mio fratello.» Louis entra in casa, chiudendosi la porta alle spalle e poggiandosi contro di essa.
I suoi occhi azzurri sono puntati su di me, ma io ho le orecchie tese per sentire cosa sta accadendo fuori.
«Papà, fento che fono andate. Fono andate via per fempre! Le mie palle!» si lamenta Douglas.
«Poche storie! Già ti vestivi da donna, adesso lo sei a tutti gli effetti.» urla Poncho.
Un piagnucolio. «Ma papà...»
«Affronta la situazione da uomo! Mostrami le palle!»
Douglas scoppia a piangere. «Lo fai appofta?»
«No, scusami, figliolo. Non volevo colpire un punto basso...»
«Papà!»
«Scusa, scusa! Sono stato poco delicato...»
«Smettila!»
«Hai rotto le palle, Doug, ora basta!»
«Ah, io? Tu hai rotto le mie!»
Louis scoppia a ridere come se non fosse successo niente. Lo guardo, scioccata e lui ricambia, smettendo di sghignazzare. «Che c'è, pistacchietta?»
«Tuo padre ha dato una palata lì in basso a tuo fratello, che sta soffrendo, e tu ti metti a ridere?»
Louis sbuffa e si avvia in cucina. Lo seguo, incredula, e rimango in piedi con le braccia incrociate al petto, mentre lui tira fuori delle fette di pane e ci spalma del burro di arachidi in mezzo. «Allora?» lo sprono.
Lui da un morso e si appoggia al bancone, dando le spalle alla finestra che da sul giardino. Scorgo Douglas ancora sdraiato a terra e Poncho che gli fa cenno di alzarsi con gesti spazientiti. «Ma loro due scherzano. Noi scherziamo sempre. Vedrai che le palle di Doug staranno bene.»
Lo dice con così tanta naturalezza, che la cosa mi sconvolge ancora di più. Poi mi ricordo quello che mi ha detto Poncho, e fisso le sue parti basse. Ce le avrà, o non ce le avrà?
«Che guardi?»
Sobbalzo e sposto lo sguardo sulle sue scarpe. «Le tue scarpe. Carine, sono nuove?»
«Mary.»
«Lavate con Perlana!» grido puntandogli il dito contro e ridendo forzatamente.
«Cosa stavi guardando, pistacchietta?» lo sento avvicinarsi a me.
Essendo più alto, mi sovrasta leggermente, circondandomi e impedendomi di muovermi. Deglutisco rumorosamente, arrossendo fino alla radice dei capelli e fissando i suoi occhi azzurri. Ha un sorriso malizioso stampato sul volto. «Allora?» sussurra. Le sue mani si posano sui miei fianchi, sollevando leggermente la maglietta e accarezzando la mia pelle.
Sto per svenire, vista la vicinanza, quando i miei occhi si spostano casualmente verso la finestra. Douglas e disteso a terra, come un gatto morto e Poncho lo sta afferrando per le caviglie, trascinandolo a destra e sinistra.
«Tuo padre sta trascinando tuo fratello per il giardino.» dico in tono neutro.
Louis mi stringe di più, avvicinandosi ancora. «Fa niente.»
"Fa niente." Ah, va bene. Tuo padre afferra tuo fratello per le caviglie e lo fa strusciare per tutto il giardino. Chi è che non ha mai vissuto un'esperienza simile in famiglia? Chi? Tutti, appunto.
«Insomma, pistacchietta, hai un pistacchietto bello come me a pochi centimetri di distanza, e tu stai a guardare Poncho e Douglas?»
Sorrido, tornando a lui e circondandogli il collo con le braccia. Mi sollevo in punta di piedi, sfiorando il suo naso con il mio. «Scusami, pistacchietto, ma vedere tuo fratello che grida di dolore mentre tuo padre lo trascina come un sacco morto per il giardino, non è il massimo.»
«Se vuoi posso chiedergli di farlo anche con te.» le sue labbra sfiorano la mia guancia, dolcemente, in un semplice bacio.
Mi lascio scappare un risolino. «No, grazie.»
«Preferisci che lo faccia io? Mmh?»
Gli do un pizzico sul collo. «Idiota!»
«Ammettilo che ti faresti sbattere per tutto il giardino da me, pistacchietta.» la sua faccina sembra tanto la "faccina pervy" di twitter.
Sbuffo, tentando di allontanarmi, ma lui non mi molla. «Che fai, mi lasci andare o rimaniamo così per sempre?»
Louis scuote la testa, sorridendo. «Non ho ancora avuto il mio bacio. Non ti lascio andare.»
«E se io non volessi dartelo?» chiedo.
«E se a me non importasse?»
Sospiro, sentendo però il cuore galoppare via come Spirit cavallo selvaggio. Mi sollevo di nuovo in punta di piedi e gli poso un bacio sulle labbra, che lui non impiega poco a prolungare. Sorrido, contagiandolo.
«Perché sorridi?» mormora staccandosi di pochi centimetri.
Scrollo le spalle. «Perché mi piaci.»
«Oh, pistacchietta.» esclama spettinandomi i capelli. «Io non ti piacerò mai tanto quanto...»
«...io piaccio a te?» azzardo. Omg, che frase romantica.
«... quanto io piaccio a me stesso.»
Grugnisco, roteando gli occhi al cielo e spingendolo via. «Coglione!»
Smemorino ride e batte le mani. «Sono favoloso.»
Lo ignoro, guardando ancora una volta fuori dalla finestra. Stavolta Doug si è appeso al cancello, e Poncho gli sta tirando le gambe avanti e indietro, indietro e avanti. Poi Poncho molla di scatto le gambe del figlio, e si volta con faccia schifata, agitando la mano davanti al suo naso e poi davanti al fondoschiena di Douglas.
«Douglas, che schifo!» urla così forte che lo sentiamo pure noi.
«Mi è ffuggito, papà! Fcufa!» Doug è in imbarazzo e si gratta la testa, mentre nell'altro mano ha il suo immancabile pesetto rosa. « Fono i fagioli di ieri fera!»
Rido, osservando la scena.
«Che ne dici se stasera, noi due, uscissimo?» domanda Louis versandosi della coca cola in un bicchiere. «Vuoi?» aggiunge riferendosi alla bevanda.
«No, grazie. – gli rispondo – Uscire?»
Lou mi si avvicina, poggiando una mano sul tavolo e chinandosi su di me. «La cena che ti avevo promesso, quella sera famosa.»
Improvvisamente ricordo. Io che mi preparo per lui, e lui che decide di rimanere a fare il gioco della bottiglia con Zayn e le sue amiche puttane. E poi lui che ne bacia una. Evito il suo sguardo. «Non mi sento bene... Forse. Se stasera sto meglio.» bofonchio.
«Mary, che c'è?» chiede seriamente.
Faccio un verso canzonatorio. «Non c'è proprio nulla, Lou. Semplicemente ho un po' di mal di gola. Non voglio ammalarmi.»
«No, te lo stai inventando.»
«Non è vero!»
Spalanca le braccia e io osservo i suoi muscoli. «Sì, invece! Parlamene. Quando ho nominato quella "sera famosa", ti sei rabbuiata.»
Chino il capo, e ancora una volta mi ritrovo a fissare i pantaloni di Louis, chiedendomi se abbia le palle o meno. «Palle.» dico.
«Palle?»
Arrossisco. «Cioè. Mi hai ricordato quella sera... Mi sono sentita... Umiliata.»
Silenzio. Ancora una volta i miei occhi cadono sul punto basso. Insomma, non è possibile che Poncho gli abbia rotto le palle con una pala. E' una cosa impossibile. «Mio padre scherzava. Si che ho le palle, quindi è inutile che fissi continuamente lì.»
Oh cazzominchiaculotette. Tossisco, in imbarazzo per l'esser stata scoperta. «Ehm.»
Louis si inginocchia davanti a me, prendendomi le mani tra le sue. «Era solo una troia, Mary. L'ho baciata perché ero geloso di te e Zayn. Come ti guardava, come si comportava, come ti baciava sul collo... E ho fatto una cazzata, anche perché tu hai rifiutato di baciarlo. Ti sei comportata molto meglio di me.»
«Non lo bacerei mai Zayn, perché mi piaci tu.» confermo la sua ipotesi.
Louis annuisce, sorridendo debolmente. «Perché tu non sei cogliona come me. Io sono un coglione, perché quella sera ti ho trattata malissimo. Ma non accadrà più, te lo prometto.»
Mi convinco delle sue parole, e lentamente lo abbraccio.
Lui ondeggia velocemente, facendoci cadere a terra tra le risate. «Coglione.»
Apro la porta di casa cantando e appendo le chiavi, chiudendomela alle spalle. «She makes me wanna, ohohohohoho. Makes me wanna, ohohohohoho!» agito le mani al cielo, poi le chiudo a pugno e faccio gesti circolari come a voler "mescolare" qualcosa che effettivamente non c'è.
«Che sta facendo?» domanda Styzza.
«La cogliona, come sempre.» commenta indifferente Liam.
«E' innamorata, ops.» dice Niall.
«Di chi?!» esclama Zayn.
«... L.A. to Africa! She makes me wanna, ohohohohohoho!» continuo ondeggiando e accennando passi di danza. «Stasera avrò la mia cena romantica con Louis. Oh, yeah!»
«Cosa ce ne fotte a noi?» domanda Styzza.
«Un cazzo, come sempre.» commenta indifferente Liam.
«E' innamorata, dai!» dice Niall.
«Ma di chi?!» esclama Zayn.
Io li ignoro e mi avvio verso la mia stanza. Estraggo dall'armadio tutti i vestiti che mi sono portata dietro da casa e inizio ad analizzarli per bene, scegliendo il più adatto. Rosso scopiamo come gatti in calore? Verde acqua facciamo sesso in mare? Beige facciamo sesso tra la sabbia ma attento che non ti finisca in un occhio? Bianco... no, questa è troppo perversa.
Afferro l'accappatoio e un asciugamano ed entro in bagno, chiudendo la porta e spogliandomi per fare una doccia. Entro nel box e continuo a cantare, tranquilla, chiudendo gli occhi e insaponandomi.
«... he makes me wanna ohohohohoho...»
La porta cigola.
Mi blocco di colpo, spalancando gli occhi. «Ehi!» grido. «La porta!»
Nessuna risposta. La porta si richiude.
Mi finisco di sciacquare e afferro con circospezione l'accappatoio. Mi copro bene e quando esco dal box doccia, c'è Zayn seduto sul cesso, con le braccia conserte e lo sguardo furente.
«Che cazzo ci fai qui? Maniaco! Esci!» urlo.
Lui sbuffa e mi afferra per il polso, spingendomi contro il muro e tappandomi la bocca con la mano. Spalanco gli occhi, incazzata, e gliela lecco, sperando che la sposti. Invece niente.
«Non voglio che tu esca con Louis, stasera.» dice.
Sai quanto mi importa!
«Non voglio che tu stia con Louis, Mary.» continua.
Sai quanto me ne fotte!
«Non voglio che sia lui la causa dei tuoi sorrisi o della tua felicità.»
Sai quanto me ne sbatte!
«Voglio esserlo io. Voglio che tu stia con me. Voglio che tu esca con me. Ti prego. Dammi una possibilità.»
Proprio quando non ho nulla da dire, mi libera la bocca e passa il palmo della mano sull'accappatoio, un po' schifato. «Zayn, cosa stai...» inizio.
Le sue labbra si avventano sulle mie, interrompendomi.
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13th June.
Romance"Louis un anno fa ha avuto un incidente. E' stato investito da un camion, la notte del 13 giugno. Da quel giorno lui vive sempre il 14 giugno. La notte è come se il suo cervello cancellasse la giornata che ha vissuto, facendogli dimenticare con chi...