Capitolo 5

670 47 7
                                    

C'erano stati davvero, in quel posto.
Avevano guardato il lago.
Erano stati li, appoggiati a quella ringhiera, uno contro la spalla dall'altro.
A nessuno dei due sarebbe importato se quella notte non avrebbero dormito affatto.
A Ian non sarebbe importato dei rimproveri che avrebbe dovuto subire dai suoi.
Nulla in quel momento aveva importanza.
La pace dei sensi che avevano provato in quegli istanti, era sufficiente per scacciare quei pensieri.
Per scacciare perfino la paura, che fino a quel momento si era interposta tra i due.
A quello che sarebbe accaduto l'indomani, ci avrebbero pensato l'indomani.

Un tizio seduto sul marciapiede intonava "Wish you were here" strimpellando con la chitarra.
L'aria era un po' umida e appiccicosa.
Ed erano sicuri di riuscire a sentire i grilli che facevano un live, quasi come a voler seguire lo strumento a tempo di musica.

Non si accorsero nemmeno che il sole stava nascendo di fronte i loro occhi.
"Mi piace la fottuta alba"
"Mi piaci tu, Mick"
E non cercava più di scacciare via quella sensazione.
Quella bella da morire che gli faceva sentire il cuore battere nella gola.
Se fosse più felice per quella confessione, o per il diminutivo che Ian gli aveva appena dato, questo, non lo sapeva.
Non era importante.
Lo era baciarlo ancora.
Ancora.
Fino a togliere il respiro.

Lo fece.
Le loro dita si intrecciarono stringendosi quanto più possibile.
Le loro lingue non smettevano di cercarsi.
I loro denti afferravano le labbra.
Il loro respiro, era un solo respiro.

Sorrisero quando il ragazzo e la sua chitarra sparirono girando l'angolo.
Non avrebbero mai saputo se lo avesse fatto perché a quel punto i raggi del sole iniziavano a diventare invadenti.
O semplicemente perché aveva deciso di lasciare loro un po' di privacy.

Fu un attimo quando si ritrovarono uno contro la fronte dell'altro.
Era così quindi?
Era così che ci si sentiva?
Ad essere felici?
Era così che ci si sentiva a godersi il momento? Senza progettare? Senza credere che possa finire?
Senza avere voglia di correre via?
Avere solo voglia di restare? Proprio li. Proprio così. Proprio in quel momento?
Era così che ci si sentiva quando si ammetteva a se stessi che forse ti saresti potuto innamorare della persona che ti stava guardando come nessuno al mondo aveva mai fatto prima?

Era un sorriso quello.
Lo era davvero.
Uno di quei sorrisi che mostrano tutti i denti.
Uno di quelli che ti fanno sentire dolore alla mascella.
Uno di quelli che ti scappano fuori quando senti che qualcosa di buono sta succedendo.
Che qualcuno sta entrando nella tua vita in punta di piedi, senza disturbare.

"Insomma"
Era sempre Ian quello che parlava di più.
Cosi maledettamente chiacchierone da essere irritante.
Se solo non avesse trovato la sua voce uno dei suoni migliori di sempre, più dei grilli della notte che si erano lasciati alle spalle.
Si. Non lo stava negando. Non a se stesso.
A lui. Non l'avrebbe detto.
"Abbiamo mangiato bene, abbiamo riso, sei bellissimo, la coca cola ci ha ghiacciato il cervello, e abbiamo pure visto l'alba"
"Mh"
"Quante possibilità ci sono che io torni a casa e abbia ancora l'odore dei tuoi capelli addosso?"
"Non saprei cazzone, più di qualcuna?"
"E se succede che nei giorni seguenti, io ti chiamo, tu mi chiami, insomma ci chiamiamo, e capisci che infondo mi piace farti ridere, perché sono quasi sicuro che quel sorriso possa essere tipo la droga più pericolosa che sia mai stata scoperta"
"Si?"
"Quante possibilità ci sono che da li in poi tu inizi ad innamorati di me?"
"Più di qualcuna direi"

Ed era vero.
Nessuno dei due sapeva come sarebbe andata, se quel piccolo angolo di paradiso che avevano appena trovato sarebbe durato un giorno, una settimana, un mese oppure un anno.
Quel che sapevano. È che avevano scelto di viverlo.
Che quella notte, per quanto li riguardava, poteva pure essere l'ultima notte del mondo.
Che quel giorno potesse essere l'ultimo che vedeva sorgere il sole.
E non avevano bisogno di dirselo.

Erano quasi sicuri che la voglia di baciarsi che li aveva trascinati a casa intorno all'una di quello stesso giorno, che la voglia di mettersi le mani addosso senza lasciarsi andare mai, che l'idea di strusciarsi come due adolescenti sulle panchine di un parco senza essere disturbati dalle occhiatacce dei passanti, fosse assolutamente abbastanza come risposta.

"Dove sei stato?"
"Sei la mia cazzo di madre?"

Il suo tono non era brusco, ne irritato
Forse si era maledetto per essere stato cosi docile.
Non lo era mai.
E di certo non poteva essere un Ian Gallagher a caso a rovinare la sua reputazione, e la sua fottuta dignità di uomo.
Ma, anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, Ian Gallagher lo stava rendendo più mansueto, più dolce.
Cazzo.

"Dai ho bisogno di sapere come si chiama quel tuo sorrisetto sulla faccia"
"Si chiama Ian ed è tutto ciò che saprai per il momento"
Mandy non sapeva chi fosse, ne dove lo avesse conosciuto, ne cosa realmente ci fosse tra i due.
Ma quel sorriso che non aveva mai visto apparire cosi aperto sulla bocca di suo fratello, se non quando si sballava, gli bastava.
Forse questo Ian lo aveva sballato.

Da Ian: E se ti dicessi che già mi manchi?
E se ti dicessi che non so perché cazzo mi manchi anche tu?
Per Ian: Ti direi che sei una femminuccia in calore e che ci siamo salutati meno di due ore fa.

Nessuna risposta.
Per Ian: Ma vorrei che fossi qui.
Da Ian: Vorrei essere li.

E non avevano neanche scopato.
Solitamente tutte queste stronzate non erano il passo successivo alla scopata?
Non poteva saperlo.
Non poteva perché non aveva mai assistito a tutto questo.
Di certo, non l'aveva mai provato.

Fu quello che continuò a chiedersi fin quando non arrivò il momento di cominciare il suo turno di lavoro.
È possibile che esista qualcosa di così maledettamente forte, che va oltre il contatto fisico?
È possibile sentirsi così intimi con qualcuno che ancora non avevi nemmeno visto nudo?

"Ian ha chiamato, oggi non viene"
È possibile che in un attimo possa vacillare il tuo cuore al pensiero che non lo vedrai?

"Papà, per favore ascoltami, non voglio smettere di lavorare"
Voglio vederlo
Voglio parlare con lui
Voglio sentire i suoi occhi su di me
Voglio sfiorare le sue dita tatuate mentre mi passa un vassoio pieno di quello che non saprò mai, perché troppo impegnato a guardarlo.

Perché non lo so cosa mi sia preso papà.
Forse mi sto innamorando di lui.
Un minuto mi sembra un eternità se so che non potrò vederlo
Ho voglia di baciarlo
Di conoscerlo
Forse lo conosco da sempre
Di scoprirlo
Voglio vivermela questa storia papà.

"Ho detto che non andrai più, e tra qualche giorno partirai per il seminario, non discutere oltre"

Voglio vedere dieci, cento, mille altre albe insieme a Mickey.








Il Destino Ha La Sua PuntualitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora