Prologo

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*scrivo*
'Caro rifugio,
Ti scrivo perché sono sola.
I miei genitori stanno urlando,e io mi sono chiusa a chiave in camera con mia sorella Elby che in questo momento si sta attappando le orecchie per non dover sentire le urla.
Non le indico di sedersi sul letto insieme a me,preferisco affondare sulle parole da sola.Non ho mai fatto sapere a nessuno dell'esistenza di questo diario,perchè dovrei farlo sapere a lei?Alla mia unica sorellina rompipalle.Ha sette anni ma giá capisce tutto.
Beh,non proprio tutto,per esempio a me non mi capisce,ma infondo non mi capisce nessuno.Oppure sono io che non non mi voglio far capire?Questo ancora è da scoprire.
Forse neanche tu potresti capirmi un giorno,dai,sei solo un diario.'
Un patetico diario a cui io scrivo da cinque anni.
Ho iniziato a dieci,anche se non avevo molto da raccontare a quell'etá,non che ora sia cambiato qualcosa,dato che l'unica amica che ho è Alexa.
Alexa non è solo un'amica,è una sorella per me,la sorella maggiore che non ho mai avuto.
Da quando ho avuto quel problema ai polmoni causato dal fumo,temevo di perdere anche lei oltre i miei genitori.
Avevo tredici anni,era l'anno delle cazzate,l'anno dove inizia l'adolescenza.
La mia compagnia di amici fumava sogarette,e mi chiedevo cosa sarà mai provarne una.
Così un giorno ho provato e mi era piaciuto,ho continuato fino a che una sera non respiravo regolarmente e sono dovuta correre in macchina veloce con i miei genitori verso l'ospedale.
I dottori mi avevano chiesto se fumavo,io negavo,ma i risultati raccontavano un'altra storia,e gli occhi dei miei genitori erano pieni di tradimento da parte della sua figlia maggiore,quella a cui davano fiducia.
Mi sono sentita morire e ho capito la cazzata che avevo commesso.
Quell'anno ho smesso di fumare per quattro mesi,quattro lunghi mesi.
Sono ingrassata.
Trovavo il cibo un passatempo che copriva il bisogno di nicotina.
Ho cercato di fare diete,ma niente da fare.
Ho ricominciato a fumare al mio quattordicesimo compleanno,in una serata in spiaggia.
Quella sera lo avevo detto ai miei genitori,e non avevo trovato lo stesso sguardo che trovai la prima volta che erano venuti a saperlo.

Ci siamo trasferiti.
Dove siamo ora è parecchio lontano alla mia cittá,quella in cui ho vissuto gli anni migliori.
E ora sono qui.
Sono qui,con due polmoni marci ma che funzionano ancora.
Tengo una penna tra i denti e il MioMiglioreAmico tra le gambe.
Il telefono sta lì,sul comodino,ad aspettare una chiamata di Alexa,l'unica amica che ha dimostrato di tenere a me nonostante la distanza e le mie cazzate,che tra l'altro lei ha sempre sostenuto.

Di sotto in salotto sento un altro urlo,un altro colpo allo stomaco.
Mia sorella è seduta con le gambe al petto,nell'angolino della nostra grande camera.
Prendo un pennarello rosso,lo spezzo in due,e come se fosse sangue schizzo il liquido della mina nei fogli bianchi.

Un Fiore Distrutto Insieme Ai Suoi SogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora