in gita 3

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Dopo alcune ore, la classe era tornata alla pensioncina dove alloggiava e vi aveva passato una serata tranquilla all'insegna delle chiacchiere, dei canti (anche grazie a Will e alla sua chitarra), delle risate matte e dei libri.

Nessuno aveva fatto particolarmente tardi dato che il mattino seguente la sveglia sarebbe suonata alle 7.

Nel cuore della notte un urlo agghiacciante svegliò l'intera classe ed ad alcuni la fonte fu fin troppo facile da trovare.
Annabeth si alzò di scatto per correre da Percy, che sapeva essere la fonte del grido. Aveva esattamente in mente cosa il ragazzo stesse sognando perché anche a lei era successo tante volte.

"Hei testa d'Alghe. Sono qui" mormorò dolcemente.

Percy, senza neanche svegliarsi, l'abbracciò e si calmò istantaneamente.

Intanto gli altri semidei avevano tranquillizzato i compagni di classe e li avevano convinti a tornare a dormire.

Gli insegnanti invece avevano avuto reazioni diverse.

Chirone era sopraggiunto nell'immediato, già sapendo cosa avrebbe trovato e perchè. In quelle settimane di scuola nessuno dei suoi protetti aveva fatto incubi e questo lo rendeva molto felice, nonostante fosse estremamente strano. Appurato che Annabeth fosse con Percy e vedendoli tranquilli entrambi, tirò un sospiro di sollievo e rimase a disposizione dei due ragazzi.

La professoressa Navarro era arrivata trafelata e vagamente spaventata. Non era particolarmente agitata perché era comunque madre di una famiglia numerosa, dunque di malori ne aveva visti e curati parecchi. Ciò che la aveva fatta sobbalzare e che l'aveva lasciata intontita era la potenza dell'ugola del ragazzo. In ogni caso si era attivata in fretta ipotizzando che avesse mangiato solo qualcosa di troppo e che gli incubi fossero dovuti a quello. In fondo chi meglio di lei conosceva i problemi di stomaco? Quando era entrata nella stanza aveva visto Jackson aggrappato alla signorina Chase, quasi la ragazza fosse stata la sua unica ragione di vita. Sulla porta aveva registrato la presenza del collega Brunner, ma l'aveva ignorata avvicinandosi alla ragazza per chiederle qualche informazione in più e scoprì che non era la prima volta che succedeva qualcosa del genere. Anzi per un certo periodo era successo molto frequentemente, dunque la professoressa era giunta alla conclusione che era una reazione psicosomatica. Dopo aver svegliato Jackson ed avergli fatto bere una tisana rilassante , la professoressa aveva provato a rimetterli a dormire ognuno nel proprio letto, ma il ragazzo aveva balbettato un qualcosa a proposito del Tartaro stringendosi maggiormente alla ragazza con aria terrorizzata e l'insegnate si era dovuta rassegnare a lasciarli dormire nello stesso letto confidando nel buon senso della signorina Chase.

La prima cosa che la professoressa Lo Giudice fece fu rimandare a dormire tutti gli studenti che si erano svegliati nel frattempo. Fatto questo notò il professore che guardava quasi paternamente i due allievi. Sembrava che sapesse esattamente cosa fosse appena successo e ne fosse profondamente intristito. Come se quei ragazzi dovessero tenere sulle spalle il peso del cielo.

L'unica cosa che disse ai ragazzi fu che -forse- confidarsi con un adulto sarebbe stato utile "se avete bisogno di qualcuno, sapete dove trovarmi" comcluse sorridendo materna.

Dopo lo spiacevole episodio , la nottata era trascorsa in modo abbastanza tranquillo ed il mattino dopo -a parte le occhiaie profonde dei due ragazzi- non era rimasto nulla, se non lo spiacevole ricordo.

Alle 9, come da programma, parirono dalla pensioncina alla volta di palazzo madama, dove avrebbero passato la mattinata.

Durante la visita Leo pensava a quel che Chirone aveva raccontato il giorno prima. C'erano così tante cose che loro non sapevano di lui. Quella era solo una delle tante ed era stata sufficiente a lasciarlo basito. Un centauro ed una sfinge migliori amici.

FLASHBACK

"Voi cosa sapete della mia vita?" chiese Chirone, sorridendo alla migliore amica di un tempo.

"In realtà nulla Chirone: tu non ci hai mai detto nulla e noi abbiamo rispettato il tuo silenzio. Tutto qui." rispose triste Annabeth.

"Perché non mi sorprende? Comunque sta apprezzando la premura" intervenne la sfinge, nello stesso momento nel quale il centauro commentava "grazie per la premura ragazzi, apprezzo la delicatezza" dopo di che scoppiarono a ridere entrambi.

"Dicevo! Ci siamo conosciuti in Egitto circa 3000 anni fa, decennio più decennio meno" iniziò a raccontare l'insegnante

"E tu stavi correndo dietro ad un semidio incosciente che era scappato dalla tua tutela per venire a cercare la mia... dovessi scegliere un insegnante sceglierei te, non certo me, ma non tutti i gusti sono al mezzosangue"

"Ancora con quel detto orribile?"

"Vai avanti, altrimenti questi poverini muoiono di curiosità"

I semidei annuirono convinti

"Dunque. Stavo correndo per salvare la vita al suddetto semidio... avevo già attraversato tutta la Grecia senza trovarlo da nessuna parte, quando un marinaio mi aveva detto di averlo visto prendere una nave per l'Egitto. Saputo questo mi misi di nuovo in viaggio" si voltòleggermente verso Percy "si, chiesi un passaggio a tuo padre" tornò a rivolgersi a tutti "e quando arrivai, quasi non feci in tempo a posare gli zoccoli a terra, che doverti affiancarlo in un combattimento. Immaginatevo ora la scena: un ragazzino che combatteva in mezzo ad un centauro ed una sfinge. In quel momento i suoi avversari si arresero, convinti che lui fosse un dio. Utilizzammo altre volte questo trucco e devo ammettere che funzionò quasi sempre"

"E poi?" Diede voce ai pensieri di tutti Annabeth

"Come tutti i mortali, si fece una famiglia, invecchiò e morì. Ci affidò i suoi figli perché -come la maggior parte degli eroi- morì giovane. Per anni abbiamo vegliato sulla sua famiglia" concluse triste, ma felice nel tempo stesso. Stavano ricordando un tempo passato che non sarebbe mai tornato, ma stavano gioendo dei momenti allegri. Stavano piangendo le morti, ma festeggiando le nascite.

FINE FLASHBACK

Leo si ridestò dai suoi pensieri quando oramai erano usciti ed Henry lo stava guardano in modo strano. Leo sperò vivamente di non aver parlato a bassa voce, ma a valutare dalla faccia del compagno, che prometteva silenzi, ma pretendeva spiegazioni, non era stato così. Per la prima volta un congegno che aveva creato lui stesso lo aveva incastrato. Come faceva a spiegare ad un mortale dell'esistenza degli dei? Era... un mortale! Per gli dei un semplice mortale... ok forse non tanto semplice, ma comunque un mortale. Se avevano fatto fatica loro a crederci... cosa avrebbe detto lui? Doveva assolutamente chiedere consiglio a Chirone.

Durante la pausa pranzo dunque i figli di Efesto, Henry e Chirone mangiarono insieme.

Prima di cominciare a raccontare, l'insegnate si fece promettere che quello che si sarebbero detti sarebbe rimasto esclusivamente fra loro. Henry li ascoltò senza fiatare. Giunto alla conclusione, li guardò con aria ammirata.

"Che figata!"

Sembrarono tutti molto stupiti dalla sua reazione: si aspettavano di tutto, ma non quello.

"Ovvio! Sembra una saga fantasy, ma è reale!"

Tutti scoppiarono a ridere e fu una risata liberatoria, che spezzò la tensione che si era creata.




Emma ti prego capisci la semicitazione

Archer ciaoooooo

Lil biscottiiiiiiiii

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