Colpa delle stelle

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Le giornate passarono senza di lei, come sempre d'altronde, ma da quel giorno, di lei non ne avevo più traccia, ne la mattina ne la sera, e a me manca, manca molto la sua voce svegliarmi la mattina, manca il suo profumo di vaniglia e fragola che ogni mattina invadeva la casa, ma soprattutto mancano i suoi occhi, con la mia presenza diventavano chiari e facili da laggere, sempre sinceri.

E a scuola, bhe lì tutto proseguiva per il verso giusto, voti altissimi e Luke ha ricominciato a "parlarmi", se così si può dire, e si era anche abituato ai miei bigliettini, perché essendo della mia classe, sapeva della situazione in qui ero posizionata.

Quella stesso mattina di Novembre, una mattina fredda, ma in quel momento nulla poteva essere più freddo della mia anima,decisi cosi di camminare per il parco, un parco spento , dove non c'era anima viva, dove unico rumore era quello dei pensieri, che a tratti veniva soprastato da un leggero venticello che faceva frusciare le foglie, ormai cadute in terra, con un colore buio, secche. L'inverno era alle porte, e non vedevo l'ora. La mia stagione stava arrivando.
Non per le festività, o per la gioia che si disperde nell'atmosfera, ma perché tutto é così compatto, tutto é così uguale, tutto bianco, colore neutro, che riesce a cancellare, ogni anno, il rosso ormai tattuato nel mio cuore.

Mi siedo su una panchina, incrocio le gambe e le stendo, appoggio la schiena, e prendo il libro, che tanto amo leggere: "COLPA DELLE STELLE"

*É proprio questo il problema del dolore, esigge di essere vissuto*

É quel che sta accadendo a me, ma il mio dolore non cessava, continua a ritornare ogni volta e ad essere più forte del preccedente, chissà se un giorno troveró nella mia ombra uno spiraglio di luce.

Continuai a leggerlo fino a finirlo, alzo la testo dal libro ormai consumato, e in lontananza noto una figura a me conosciuta. Carol.

Mi vede anche lei, e viene a sedersi accanto a me. Tra di noi inizia una battaglia di silenzii, nessuna delle due si muoveva, anzi io avevo smesso anche di respirare, sembrava una gara a chi riuscisse a mantenere il silenzio più a lungo, ma di certo non ci vuole un genio a capire che io vinco sempre, almeno in questo gioco ho una vittoria assicurata.
La sua mano si viene a posare sulla mia schiena, con questo gesto, ogni timore, ogni pensiero é volato via insieme al vento che poco prima soffiava. La guardo negli occhi, nei suoi bellissimi occhi azzurri, eccola lì la bambina che aveva paura di sporcarsi la mattina prima di andare a scuola, ed eccola lì la ragazza che conosco, rinchiusa in quei occhi azzurri, che solo io só leggere.

La abbraccio, e lei senza dire nulla ricambia il tutto con un abbraccio troppo caloroso per me, non ne ricevevo uno così da 5 anni o più.

~Flashback~

"Mamma, mammaaaa!" continuavo ad urlare dalla mia camera, ma non vedevo ne i suoi occhi bruni, e ne i suoi capelli neri venirmi incontro. Decisi allora che sarei riuscita da sola, a sollevare lo scatolone e a riporlo sullo scaffale.
Presi la scala e ci salì sopra, presi lo scatolone e con tutta la forza, che avevo dentro, lo posi sullo scaffale, ma persi l'equilibrio e caddi e insieme a me venne giù anche la scatola.
In meno di 30 secondi mia madre mi tiró sù e mi strinsse a se, uno di quei abbracci che nessuno sa darti, che solo le persone giuste nei momenti giusti, riescono a riemporti con quel gesto il cuore.

|•Fine flashback•|

Al pensiero di quella sera un sorriso seguito da delle lacrime, comparvero sul mio viso.
Asciugai, e tornai con la mente nel presente, dove a donarmi quel tanto aspettato abbraccio é Carol, é un abbraccio innaspettato ma nel momento giusto.

Ci staccammo, e senza nemmeno una parola, ci indirizzamo verso casa. Ordinó due pizze, passando così la serata al femminile, una delle tante cose che non facevamo da tempo, da troppo tempo. Passamo dei momenti felici, tra risate e scherzi, raccontandoci ció che fin'ora ci eravamo nasconte, anche se l'unica che parlavo era lei io annuivo e basta. Più tardi decisi che era ora di andare a letto, mia sorella é stesa sul divano, sta dormendo già da qualche ora. Prendo una coperta e la appoggio sul suo corpo fragile, lascio un bacio sui suoi capelli, e la continuo a guardare, e penso a quanto sia meravigliosa, forte e bella.

Salgo le scale, e in poco tempo sono a letto con un una penna in una mano e un foglio nel altra.
Scrivo, iniziai a scrivere, scrivere storie di persone che non trovano la meta e non trovano la metà per completarsi, che hanno una vita da incubo, ma che nonostante tutto sul loro viso, appare sempre e solo un sorriso.

Cerco di raccontare la mia storia attraverso le facce degli altri, ma finisco sempre per metterci sempre troppi sentimenti, e chiunque potrebbe capire che parlo di me, quindi prendo tutto lo accartoccio e lo getto nella spazzatura, tanto é li che finisco sempre, nella cestino del imondizia, dove nessuno ti viene a cercare perché sei talmente tanto rotto che non sa cosa farne di te.

Penso sempre che nessuno mi prenderà dal cestino, e quindi mi farà marcire lì dentro, ma so anche che se qualcuno ci provasse a portarmi fuori e ad incollare i pezzi da capo, non ci riuscirebbe, prenderebbe dei cocci sparsi e non saprà mai metterli nel proprio ordine, creando così un disastro ulteriore.

Anne, io so qualcuna che ci potrebbe riuscire!

Io credo di no!
Se mi piace non significa che io debba piacere anche a lui, l'amore la magior parte delle volte non é reciproco, e in questo caso, nel mio caso, non lo sarà mai.

Josh non mi salverà.

Josh mi metterà solo un pó più in disordine.

Josh crerà solo altro disatro, lasciandomi poi a riparare da sola.

Josh non puó.

Nessuno puó.

Cercami nelle stelle (In sospensione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora