Capitolo 5

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Parlammo per un'ora.
-Come va Uomo?
-Bene Bimba, se ci sei tu qui ora benissimo, tu?
-Lo stesso ... sei tutto.-
-Tutta questa dolcezza da dove salta fuori?
-Non posso?
-Esigo.
-Ah, proprio esigi, allora sai una cosa?
-Cosa Bimba?
-Esigo anche io.
-Sei bellissima.
-Grazie.

Quel sabato, il 31 ottobre sarebbe stato Halloween e in occasione della festività avrebbero dato un grande Student Party, aperto a tutte le persone della città tra i 13 e i 18 anni, in una discoteca chiamata Papilio. Io avrei partecipato, infatti avevo già comprato la prevendita da mostrare all'entrata.
-Sabato che fai bellissima?
-Papilio. Te?
-Se i miei mi lasciano venirci anche io.
Hai litigato di nuovo con tuo papà?- lui era sempre in grande disaccordo con il padre, litigavano in continuazione, lui viveva in un'altra casa, lontano dal figlio.
-Si ... se sarò presente stai con me Principessa, ok?
-Certo Uomo.
-Sei la mia Bimba.
-E tu il mio Uomo.
Mi misi a fare quel lavoro pomeridiano che odiavo: i compiti. Perché a quanto pare nel carcere che frequentavo io la mattina, si divertivano ad assegnare una marea di lavoro da svolgere a casa, che i professori sostengano che sia per il nostro bene. Io non ero per niente d'accordo con il loro parere.
Dopo circa due ore e mezza di tempo perso sui libri, cercai il cellulare dentro la borsa, sulla scrivania, e non c'era, poi mi ricordai, che prima di iniziare a studiare l'avevo messo a caricare in sala, perché il mio telefono era perennemente scarico, la batteria non durava nemmeno mezza giornata; così lo andai a prendere, il display in quel preciso istante si illuminò. Mi era arrivato un suo messaggio, diceva:- Bimba, sabato posso venire alla festa, ci andiamo insieme.- io ero estasiata, felicissima, sarei andata con il ragazzo che ritenevo il più bello e intrigante della storia ad una vera e propria festa in discoteca. Sarebbe stato bellissimo.
Gli risposi con un "va bene Uomo" accompagnato dal solito cuoricino rosa, diverso dai soliti rossi che inviavo, perché lui era speciale e dimostrava di essere trattato come tale.
Posai il telefono sulla scrivania, mi vestii e uscii per andare al parco pubblico del mio quartiere, popolato solo ed esclusivamente da persone anziane, che si recavano lì per giocare a bocce.
Dove abitavo io c'erano solo tre famiglie con bambini, a parte la mia, tutti più piccoli, tranne una ragazza che aveva 14 anni, proprio come me, era nata tre giorni prima di me, e non ci crederete, ma era la cugina di Mattia, il suo nome? Lisa.
Era simpatica, ma non il tipo di ragazza con cui si vorrebbe uscire tutti i giorni perché era, come si può dire, ancora un po' "bambina". Però, bene o male, era frequentabile, così la sono andata a chiamare e ci siamo recate al parco.
Siamo state sedute tutto il tempo sulle due altalene nere, che sono sistemate lì da quando ne ho memoria, a parlare del più e del meno, finché non è arrivata l'ora di risalire a casa, ci siamo salutate e siamo andate verso le rispettive abitazioni.
Entrata in casa, mi sono precipitata a farmi una doccia, per riflettere sulla festa di sabato; mi sono posta un sacco di domande, del tipo:
Ci sarebbero stati dei suoi amici o saremmo stati da soli?
Avrebbe bevuto e si sarebbe ubriacato?
Avrei passato una bella serata o avremmo litigato come le coppie nei film alle feste?
Tutte domande che apparentemente non hanno un senso, ma per me contavano molto, soprattutto la prima.
Finita la doccia sono andata al cellulare e ho paralato con lui per tutta la sera ridendo e scherzando come due bambini piccoli, parlando del cartellone che avevo colorato e scritto giorni prima dopo una litigata con mia mamma, di come mi sarei vestita alla festa, cosa avremmo fatto, per poi salutarci con un "buonanotte" semplice, ma pieno di sentimenti.
Il giorno dopo sarebbe stato Halloween e ci sarebbe stato lo Student, così mi sono addormentata pensando a cosa saremmo potuti essere ...
Circa alle quattro mi sono svegliata, tutta sudata e impaurita da un incubo che avevo sognato per ben tre volte e che si ripeteva ogni volta che chiudevo i miei orribili occhi marroni che lui reputava bellissimi e pieni di sfumature. Mi alzai, bevvi un po' d'acqua e tornai a letto, questa volta però sognai l'opposto dell'incubo di prima. Sognai lui che mi abbracciava da dietro e mi faceva fare una piroetta, per poi prendermi per un fianco, attirami a se e baciarmi. Quando mi risvegliai la mattina seguente rimasi un po' nel letto a pensare se anche io popolassi i suoi sogni, proprio come succedeva a me con lui.
Poi abbandonai quell'ultimo pensiero perché mi ricordai improvvisamente che era Halloween. Corsi a fargli gli auguri.

My Bæ, Su Sonrisa.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora