Capitolo 6

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Fortunatamente quest' anno Halloween cadeva di sabato, ma ero iscritta in una delle pochissime scuole dove si faceva il sabato, per cui sono dovuta andare a lezione.
Ero presente alle ore di scuola, sì, ma solo fisicamente, perché mentalmente ero da un'altra parte: da lui.
Poco dopo la fine della lezione di inglese, erano circa le 12:00, tra poco sarei uscita, quando mi arrivò un suo messaggio :- Buongiorno, è tutta la mattina che ti penso-. I miei occhi si sono illuminati di una luce meravigliosa e di una speranza, che solo lui poteva accendere, e solo lui poteva spegnere, purtroppo negli effetti collaterali dell'amore, abbiamo anche la delusione.
Uscii da scuola, presi il mio solito autobus, che sul davanti portava il numero 12, e come al solito era in ritardo, tornai a casa.
Appena oltrepassai la porta, mia mamma mi cominciò a tartassare di domande su come fosse andata a scuola, cosa avessi intenzione di fare il pomeriggio, tutte cose che non dovrebbero interessargli.
Siccome era sabato, in televisione non trasmettevano il mio programma preferito: "Amici", cosi mi misi a scorrere una lista infinita di canali che non mi interessavano, alla fine mi misi a guardare Real Time, dove era in onda una trasmissione stupida sulla ricerca degli abiti da sposa, ascoltai lo stesso.
Verso le tre cominciai a prepararmi per la festa che sarebbe iniziata alle dieci e trenta di quella sera, ma io mi sarei incontrata con Mattia alle nove. Cominciai col farmi la doccia. Mi lavai con accuratezza i capelli, che poco dopo ho sistemato senza asciugarli in dei bigodini che avrebbero dovuto arricciarli.
Poi passai alle unghie, le tagliai, le limai e diedi una mano di smalto trasparente, non le colorai perché erano troppo corte, e quindi non mi sarebbero piaciute e avrei finito per rifarle mille volte, e nessuna di queste mi sarebbe andata bene. Feci asciugare le unghie e cominciai a scegliere i vestiti: una gonna nera a vita alta scampanata, che arrivava a metà coscia, con sotto dei collant neri molto sottili, una canottiera che avevo fatto io di rete, che arrivava due dita sopra la gonna e lasciava un filo di pancia scoperto, lasciando intravedere il top nero sotto. Come scarpe dei Doc'S neri opachi.
Mi vestii con i capi che avevo scelto e guardai il risultato, che non era per niente male; andai a truccarmi, che ormai erano le sei e mezza. Feci una base semplice, e decisi di non puntare su un trucco troppo pesante, così tracciai una riga con la matita nera sotto gli occhi e sopra per sfumarla poi con un pennellino, diedi un po' di fard sulle guance, ma non troppo, completai il tutto con un bellissimo rossetto rosso opaco, che rendeva il resto molto sexy.
Arrivò il momento di sciogliere i capelli che avevano preso una deliziosa piega con dei boccoli biondi sinuosi.
Sì, da come capirete ho i capelli biondi, sono naturali non tinti, hanno però un colore strano, sono biondo miele con dei colpi di luce, d'estate si schiariscono molto e compaiono moltissimi colpi di luce; i capelli credo che sia una delle pochissime cose che mi piacciono di me, insieme alle unghie.
Ero pronta, cenai insieme ai miei e uscii di casa con mio papà che mi avrebbe accompagnato e mi sarebbe venuto a riprendere in macchina.
Io e lui ci eravamo dati punto di incontro davanti al tabacchino del cinema, il locale era proprio sotto il cinema. Alle nove precise scesi dalla macchina, lo riconobbi subito e mi precipitai tra le sue braccia. Ci abbracciamo e lui mi diede un morbido bacio sulle labbra.
Con lui c'era il suo migliore amico, Lorenzo, un ragazzo più piccolo di un anno di lui e più grande di un anno di me, alto, magro, con i capelli biondo cenere e dei dolci occhi marroni, che più avanti diventerà quasi il mio migliore amico, aiutandomi a riempire tutti i vuoti che si erano formati nel mio cuore a causa delle cose che Mattia si era preso e che non mi voleva più restituire. Diventerà il mio Orsetto. Il modo in cui mi presentai a lui fu scandaloso.
-Lei è la ragazza con cui mi sento, starà con noi stasera.- avevo capito che non saremmo stati solo noi tre e così fu.
-Piacere, Lorenzo. - disse il ragazzo.
-Piacere. - dissi io.
-Si, da come puoi capire lei si chiama piacere - esclamò Samuele; io scoppiai in una fragorosa risata.
-No, mi chiamo Eleonora, comunque piacere e scusa. - ero divertita e imbarazzata, perché pensavo di aver appena fatto una brutta figura, ma conoscendo Lorenzo dopo ho capito che con lui di brutte figure è impossibile farne, è matto. Un'altra cosa su di me: chiedo sempre scusa, qualunque cosa mi venga detta in contraddizione ad una cosa che ho detto; è una mia abitudine, non so nemmeno perché la ho, ma mi piace.
Dato che non facevano ancora entrare nella discoteca, siamo andati nel Burger King che era affianco al cinema, e abbiamo aspettato le dieci e mezza, anche perché fuori faceva freddo e eravamo tutti vestiti piuttosto leggeri.
Una volta entrati nel fast-food, ci sedemmo ad un tavolo e Mattia mi attirò a se per baciarmi intensamente come solo lui sapeva fare e nessun altro sarebbe mai stato capace di fare. Ad un certo punto mi sono staccata e per vedere Lorenzo che stava lottando contro la sua stessa mano che "tentava di baciarlo", quella da quel giorno diventerà la "Mano impertinente". Si sentiva il terzo incomodo della situazione poverino, ma portava la cosa al divertimento con quella mano.
Tra un bacio e l'altro arrivò l'ora di apertura, e ci mettemmo in fila. Lí, conobbi un altro dei tanti amici di Mattia, che non ho capito come si chiamasse e il cui nome mi rimarrà ignoto per sempre credo, diventammo amici nonostante ci provasse con me, a cui Mattia aveva reagito con l'affermazione che mi tormenta da troppo tempo: - Ehi bello, non toccare, questa è roba mia, non è vero?-, rivolto a me. Subito dopo conobbi un altro amico di Lorenzo: Roberto, un ballerino che ballava un po' tutti i generi,che mi squadrò da cima a fondo. La settimana dopo ci saremmo rincontrati e lui avrebbe commentato con: - Eri tu quella con Mattia al Papilio? Eri veramente una buona assurda.- mi spiazzò un po' ma vabbè, capita ...
Rimanemmo in fila per circa venti minuti, finché il meraviglioso "testa calva" del buttafuori ci fece entrare, la canzone dell'entrata di quell' anno fu: Roma Bangcok di Baby-K e Giusy Ferreri, quella che avevo ascoltato continuamente per tutta l'estate con lui al mare.
Raggiungemmo subito lo spazio al di fuori della discoteca perché c'era già troppa confusione per i miei gusti, ma mi piaceva tutto quel caos, io adoro le feste, soprattutto quelle piene di luci colorate, musica alta, dj, confusione, drink, una marea di gente, insomma dove ci si diverte al massimo, soprattutto con persone speciali.

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