CAPITOLO 4

16 1 0
                                    


AURORA

Chiamai Vittoria un altra volta. Era in ritardo, non che fosse una novita, ma la settimana prossima sarebbe partita e avevo l intenzione di passare ogni instante con lei. Mi stavo innervosendo parecchio. Avevo gia accettato il fatto che dovessi "dividere" gli ultimi giorni con Manuel a patto che l accompagnassi assiema a lui all aereoporto. All ennesima chiamata senza risposta, iniziai a scrivere un messaggio minatorio. Fortunatamente per lei, la vidi arrivare di tutta fretta varcando il portone dell universita. Aveva il fiatone ed era tutta sudata. Probabimente non aveva sentito la sveglia, come al suo solito! Era un caso perso. Non so come fara quando sara in Inghilterra ad arrivare puntuale alle lezioni. A Verona era fortunata che avesse me, Domenico ed Andrea che la svegliavamo ogni singla mattina tartassandola di chiamate.
Stava iniziando a parlare quando la interruppi zittendola con un cenno della mano <<si lo so non hai sentito la sveglia>> affermai seccata << ora andiamo a fare colazione e ti aiutero con gli ultimi documenti!>>
Conoscendomi molto bene sapeva che sarebbe stato inutile rispondermi: in primis perche ero gia abbastanza seccata e poi perche era mattina e io dovevo ancora bere un caffe.
Ci avviammo verso "L'istante". Era il nostro ritrovo mattutino, facevano le migliori brioches nei dintorni della zona. Il bar si trovava in viale lungocorso, poco distante dal Polo. Ci sedettimo al solito tavolino e una volta ordinato, io un espresso e una brioches al cioccolato, lei un cappuccino con un cucchiaino di zucchero di canna, calo un silenzio tombale. Sapevo cosa stava pensando, perché era lo stesso pensiero che mi stava affliggendo. Sarebbe stata una delle ultime colazioni alla mattina assieme. Non ci sarebbe pie stato il caffè delle 10 al "san Paolo", non avremmo più pranzato assieme alla mensa. Niente più aperitivi al "Cambrige" prima delle lezioni pomeridiane. Niente di tutto cio per un anno. Ero felice per l opportunta che aveva, ma egoisticamente speravo che rifiutasse.
Mi ricordo ancora l estrema tristezza che provai quando mi chiamo mentre ero in Scozia, dicendomi che era stata accettata la sua richiesta per l Erasmus e che sarebbe partita per un anno. Rimasi scioccata! Non volevo che partisse e mi lasciasse sola, avevamo legato cosi tanto in cosi poco che non volevo perdere l ennesima amicizia. Nonostante cio, pero, mi finsi felice per lei e cercai di incoraggiarla e supportarla ( aggiungerei anche sopportarla), proprio come lei aveva fatto con me.
Camilla ci porto le nostre ordinazioni, ma non si fermo a chiacchierare con noi come al solito.
Dopo un tempo che mi sembrava eterno Vittoria mi parlo. Aveva stampato in faccia il suo stupido sorriso rassicurativo che non le si addiceva affato. Ma io la conoscevo bene e sapevo che era preoccupata ameno quanto me.
<< Rora, ti prego cerchiamo di viverci al massimo gli ultimi giorni?>>
<<se lo dici cosi sembra che non ci rivedremmo più>> dissi a mo di battuta, ma non ebbe l effetto desiderato perché lei si incupì.
<< non mi perderai e lo sai. Non sono come gli altri. Siamo gia state separate eppure eccoci qui. Prometto che ci sentiremo su Skype minimo una volta a settimana. E poi scenderò per il mio compleanno ad Ottobre e per Natale. Vedrai non ti accorgerai neanache che sono partita>>
Dio se l adoravo! Mi avvicinai a lei e l abbracciai, o meglio la stritolai.
Una volta finito di mangiare parlammo un po. Ed usci, ovviamente il
discorso della festa. Cercai in ogni modo di chiudere li la conversazione, sia perche mi vergognavo di aver perso il controllo in quel modo, sia perche avevo ancora impresso nella mente la faccia di quel ragazzo. Non so cosa mi irritasse di piu.
Finalmente sembro accorgersene e tiro fuori le ultime pratiche per la partenza. La informai sulle offerte delle tariffe telefoniche, analizzandone i pregi e difetti e le spiegai come convertire la patente. La cosa più difficile fu riuscire a farle distinguere senza troppe difficoltà le sterline. Ancora oggi ricordo quanto tempo impiegai a capirle io, abituata com ero all euro. Decidemmo di fare una piccola pausa. Mi informo che i ragazzi avevano appena finito di sostenere l esame e che ci avrebbero raggiunti ed infatti, poco dopo, li vidi entrare dalla porta. Dalle loro espressioni l esame non era andato proprio bene, ma non feci in tempo a chiederglielo che mi squillo il cellulare.
Era Giada, la sorella di un mio amico, o meglio ex amico. Fui tentata di rifiutare, ma all ultimo ci ripensai e risposi. Alla fine lei non mi aveva mai fatto niente e non aveva mai cercato di intromettersi nel rapporto d amicizia tra me e suo fratello.
<<pronto?>>
<<oh Rora grazie al cielo mi hai risposto, pensavo che siccome tu e Otto.. si insomma..>>
<<Giada fai veloce che devo andare>> dissi guardando i miei amici.
<< beh sai che sono stata bocciata.. ancora>>. Certo che lo sapevo. Nonostante il pesante litigio col fratello, e più in generale tutta la mia vecchia compagnia, Otto aveva mantenuto un ottimo rapporto con la mia famiglia, che ancora adesso cercava di capire il motivo per cui avessi chiuso ogni rapporto con i miei vecchi amici.
Al mio silenzio continuo << beh ecco.. a mamma, no cioè a me>>
Che tenera che era. Le volevo molto bene. Nel periodo che avevo aiutato Graziella con l officina l avevo presa sotto la mia ala protettiva. Parlavamo molto e spesso mi trovavo a consigliarle cosa fare. Ero un ottima consigliera e ne ero consapevole. Peccato che non applicavo molto i mie consigli alla mia vita.
<<Giada sputa il rospo>>
<<ok >> prese un grande sospiro e parlo << non voglio deludere ancora la mamma e ho pensato di chiederti aiuto con la scuola. Ovviamente ti pagheremo e tutto. >>
Rabbrividì. Mi stava chiedendo di aiutarla a scuola e non sarebbe stato un problema, se non fosse per il fatto che lei abitava sopra l officina. Cio implicava che avrei dovuto vedere suo fratello e altre persone che volevo evitare.
<<Giada>> sussurrai
<< si lo so Rora, ma voglio davvero finire la scuola e mamma ha detto che ti pagherebbe bene. >>
Guardai i miei amici che mi stavano rivolgendo uno sguardo preoccupato, probabilmente notando la mia espressione. Lo sguardo mi cadde su Vittoria. Sapevo che la sua famiglia mi avrebbe pagato molto bene e avevo promesso alla mia amica di andarla a trovare con Manuel, anche se non avevo abbastanza soldi messi da parte. Cosi iniziai a domandarmi se valeva la pena sopportare quelle persone per lei? Per vederla una volta in più?
Si mi dissi.
<< ok ok>>
<<davvero?>> urlo contenta << grazie! >>
Ci accordammo di vederci quel pomeriggio per vedere i programmi scolastici e decidere i giorni in cui l avrei aiutata.
Mi avvicinai al tavolo. Non mi chiesero nulla, probabilmente capirono che era meglio non domandare niente e continuarono a discutere sul dove andare a mangiare. Dopo un ora alla fine decidemmo di provare una nuova hamburgeria appena aperta.

Il luogo non era male. Era in stile americano, con grandi poster affissi alla parete di giocatori di baseball e football che non avevo mai sentito nominare. Fortunatamente Davide aveva chiamato un suo amico, uno dei soci del ristorante e avevamo un tavolo riservato. Non avremmo mai trovato posto senno. La maggior parte erano studenti come noi oppure famiglie con bambini. Il tavolo si trovava, per nostra fortuna lontano da bimbi urlanti! Dopo pochi minuti ci sedettimo al tavolo. Domenico ed Andrea a capotavola, Vittoria e Manuel vicini su un divanetto e io dalla parte opposta. Avevo troppi pensieri in testa e l agitazione per il pomeriggio mi chiuse lo stomaco, così quando arrivo la cameriera e ordinai solo una porzione di patatine piccole, attirai gli sguardi di disapprovazione di tutti. Sapevano che c era qualcosa che non andava però sapevano anche che se avessi voluto ne avrei parlato io di mia spontanea libertà.
Quando finimmo di mangiare o meglio quando loro finirono di mangiare, dato che io non avevo toccato nulla, Manuel mi chiamo.
<<cicca?>> chiese.
Io e lui eravamo gli unici fumatori del nostro gruppetto così spesso ci facevamo compagnia. Quando percorremmo la sala in un tavolo alcune ragazze sospirarono! Manuel era uno dei ragazzi più belli del dipartimento, così quando uscì allo scoperto con la mia amica spezzo i cuori di ogni ragazza. Erano sulla bocca di tutti e in molte, dopo più di sei mesi, speravano ancora che si mollassero, inutilmente. Quei due erano inseparabili e innamorati più che mai. All' inizio per loro fu davvero dura perché c era molta gente invidiosa che voleva mettere zizzania. Quando io tornai dalla Scozia era girata pure la voce che Manuel l avesse tradita con me, solo per il semplice fatto che io e lui avevamo iniziato a trascorrere più tempo insieme. Io avevo imparato a ignorarle, ma Vittoria faceva ancora molta fatica. Io e Manuel avevamo instaurato un bellissimo rapporto, ma questo solo perché teniamo molto a lei.
Rimanemmo in silenzio per un po, poi Manuel inizio a parlarmi.
<< So che non ne hai molta voglia, ma se vuoi ti ascolterei volentieri.>>
Una delle caratteristiche che aveva fatto si che lui fosse uno dei ragazzi più desiderati dell università era il suo atteggiamento da duro ed era anche uno dei motivi per cui ero riluttante al fatto che Vittoria stesse con lui. Poi pero avevo iniziato a conoscerlo e scopri una persona completamente diversa: buona, umile, generosa e con un grandissimo cuore ed alla fine ebbe la mia approvazione.
<<Grazie ma..>>
<< Non dico ora, cioè si, ma anche quando Lei se ne sara andata. Volevo solo dirti che puoi contare su di me. >> disse interropendomi.
Restai in silenzio per alcuni secondi poi lo abbracciai. Mi aveva stupito e non era una cosa semplice da fare. Volevo dirgli che anche io ci sarei stata se avesse avuto problemi, ma sapevo che lui già lo sapeva.

Il viaggio fu un inferno. Misi la musica a palla cercando di rilassarmi, ma non funziono e allora la spensi. Ancora peggio. Cosi iniziai a imprecare contro tutti gli automobilisti per la loro guida, ma non scaricò affatto la tensione. Era da mesi che non vedevo quelle persone. Mi avevano ferito e abbandonato quando avevo più bisogno di loro e avevano avuto il coraggio di comportarsi come se niente fosse una volta tornata. Certo non sono mai stata una santa, a volte mi infuriavo e iniziavo a urlargli contro dicendo cattiverie, ma non li avevo mai lasciati soli nel momento del bisogno. Loro si invece. Io ci credevo veramente! Credevo che avessi trovato persone, amici, degni di essere chiamati come tali, ma mi ero sbagliata e mi ero fatta male ancora una volta.

Dopo 10 minuti riusci a calmarmi, se cosi si può dire e scesi dalla macchina. Cercai di assumere un atteggiamento sicuro di me, ma non penso di esserci riuscita molto bene.
Mi avvicinai al campanello laterale e suonai. Mi rispose sua mamma dicendomi che Giada era giù in officina. Fantastico.
Mi sentivo ridicola. Loro erano solo persone e non era di loro che dovevo avere paura, ma la ferita bruciava ancora. Mi consideravo debole in quel momento e non potevo esserlo. Cosi senza pensarci due volte entrai.
L officina non era cambiata affatto. C era sempre quell orribile odore di benzina che ti rimaneva sui vestiti per giorni. Guardai l ora. Erano le quattro e cio significava che avevano appena iniziato la pausa e si trovavano vicino alla macchinetta del caffè, assieme a Giada. Mi avviai senza pensarci troppo. Non potevo permettermelo. Passai davanti ad un maggiolino praticamente distrutto. Era una vecchio modello, ma immaginavo che il proprietario dovesse tenerci molto sennò non avrebbe speso soldi per aggiustarlo.
Quando li raggiunsi mi stavano guardando tutti. Otto era appoggiato alla macchinetta e abbasso subito gli occhi, mentre Matteo abbozzo un piccolo sorriso, che non ricambiai. C era anche Zicco, che mi rivolse un piccolo cenno col capo, Omar e Salvatore. Tutti gli altri probabilmente erano andati Milano a prendere alcuni pezzi di ricambio o a parlare con qualche collaboratore. I veri meccanici erano erano i cinque che avevo davanti, no anzi sei. Non avevo notato un ragazzo che era seduto su una trave e che mi stava dando le spalle. Quando pero notò che tutti guardavano nella mia direzione si girò.
<<e tu che cazzo fai qui?>> urlo.

Second ChanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora