CAPITOLO DUE

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AURORA

Quando il ragazzo inizio a ridere di me persi totalmente la pazienza e gli lancia in faccia gli altri due cocktail, ma me ne penti quando vidi che un gruppetto si stava avvicinando a guardare la scena. Dio che ho combinato! Pensai. E la festa di addio di una delle mie piu fidate amiche e io iniziavo a litigare con un tizio che neanche conosco!
Lui si pietrifico e inizio a tremare, fulminandomi con lo sguardo. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, ma sapevo che sempre più gente iniziava a raggrupparsi per vedere lo spettacolino che avevamo messo in scena. Ammiravo il suo controllo perché se fossi stato al suo posto mi avrei dato un pugno in faccia. Eppure lui stava li a guardarmi, con i pugni serrati.
So perfettamente che avrei dovuto chiedergli scusa, ma il mio orgoglio me lo impedì. Cosi gli girai le spalle e me ne andai.
Non era da me perdere il controllo in quel modo eppure nell ultimo periodo mi stava succedendo un po troppo spesso. Dovevo darmi una calmata, lo sapevo benissimo, ma da quando ero tornata dalla Scozia ero sempre un fascio di nervi.
Sapendo benissimo come ero fatta e andai a farmi un passeggiata, cercando dare un ordine ai miei pensieri. Nell ultimo anno avevo imparato a stare da sola. Soprattutto in queste feste. Non ero mai stata a mio agio a questo genere di cose. Odiavo sentirmi al centro dell attenzione e odiavo stare in mezzo a troppe persone. Mi sentivo sempre soffocare. Una volta pero non ero cosi. Una volta andavo ad ogni festino ed ero l anima di esso. Quella ragazza però era diversa, era una ragazza felice. Aveva tutto cio che voleva. Cio che probabilmente ancora adesso cercavo. So che e sbagliato, so che dovrei andare avanti, cambiare obbiettivi, se non addirittura vita. Ma ogni volta che cercavo di farlo, ogni singola volta che arrivavo ad un passo dal mio obbiettivo, gli spettri del mio passato tornano a farsi vivi. Ed ogni volta si portano via un pezzetto di me.
Quando decisi di partire, andarmene via da questa maledetta città stavo morendo dentro. Furono mesi duri, pieni di pianti e di riflessioni. Ma furono i mesi più belli della mia vita perché il dolore stava svanendo,o meglio, stavo imparando a gestirlo, a nasconderlo e ingabbiarlo. Ogni giorno sigillavo quel dolore con un lucchetto. E ogni giorno mi sentivo ad un passo dal vivere, ma vivere davvero. Poi pero arrivo quella lettera. Ancora oggi, dopo 4 mesi tremavo al solo pensiero. Dopo tanto tempo riebbi paura.
<<Eccoti! Pensavo te ne fossi andata>> Vittoria mi riporto alla realtà. <<madonna che faccia siamo ad una festa! e ti prego almeno te non piangere!>>
<< cercherò di fare il mio meglio! sei bellissima comunque!>>
<<Ma cosa dici!>> sorrise imbarazzata. Da quando stava con Manuel era cambiata. Si era intenerita molto. La vecchia Vittoria mi avrebbe risposto che sapeva di essere bella o qualcosa di simile, ma questa Vittoria era una ragazza innamorata persa e convinta che cio che provava, cio che lei e il suo ragazzo avevano era qualcosa di unico e magico, che neanche la distanza avrebbe potuto rompere.
Un po la invidiavo. Lei aveva trovato l amore, stava vivendo cio che ogni ragazza di vent anni voleva vivere. Aveva cio che io non avrei ma potuto avere. Mentirei se dicessi che, nonostante io sia consapevole che non si possa amare una persona come me, ancora ci spero. So che faccio del male a me stessa, eppure per 15 anni ci ho creduto , ho creduto alle favole che mia mamma mi raccontava prima di andare a letto la sera, ho creduto che potesse esistere un amore come quello che leggevo nei libri di Nicholas Spark, ho creduto che l amore potesse esistere per tutti. Crescendo pero capii che l amore, quello vero, era riservato a pochi e sicuramente non era riservato a persone come me. Io non me lo meritavo.
Vittoria mi abbraccio, o meglio mi stritolo <<sei bellissima anche tu comunque>> mi sussurro all orecchio. << spero che il regno unito mi faccia bene come l ha fatto a te! cioe avrai perso dieci chili! e poi, ti ha fatto un culo pazzesco! se non stessi con Manuel penserei di provarci con te!>>
<<Vittoria!>> esclamai, fingendo di essermi offesa, ma pochi secondi dopo, scoppiammo entrambe a ridere . Mi prese a braccetto e ci avviammo verso la festa.
Poco dopo raggiungemmo i nostri compagni dell università. Erano seduti su un divanetto e avevano l aria di annoiarsi molto. Ci avrei scommesso. Andrea e Domenico odiavano questo tipo di festa. Il loro prototipo di Sabato sera era starsene a casa a bersi qualche birra e guardare un film oppure, alla peggio, andare al bar, stando in compagnia.
Sono tipi a posto, ma molto calmi. Pur essendo tutti e quattro molto diversi ci siamo trovati da subito. Non smetterò mai di ringraziarli per cio che hanno fatto per me. In momento molto brutto loro sono stati la mia roccia, la mia salvezza. Domenico è stato il mio psicologo: mi ascoltava e mi consigliava. Lui e il più grande di noi. Una volta finite le superiori aveva deciso di andare a lavorare, non perché non volesse continuare a studiare, ma perché non voleva dipendere ancora dai suoi genitori.
Andrea invece lo conoscevo da anni. Abbiamo fatto tutte le superiori assieme. E stato il mio primo vicino di banco, ma nonostate cio per cinque anni non siamo mai andati oltre ad un "Ciao". Probabilmente e stato solo quando abbiamo iniziato l università che abbiamo fatto un discorso tale da essere chiamato tale, ma da quel momento siamo stati inseparabili. Ancora adesso quando esce fuori il discorso ridiamo come due scemi. Lui e l uomo che ogni ragazza vorrebbe. Tante volte quando magari mi raccontava di una nuova delusione amorosa, gli ricordavo che lui è un principino e come tale deve trovare la sua principessa. Ed era vero. Lui mi ha sempre sopportato e sostenuto in tutto. Prima di partire per la Scozia mi disse "sai gia che mi mancherai, ma da quando mi hai detto che te ne vai ho visto il sorriso sul tuo volto".
Appena ci videro ci salutarono. Domenico con un cenno della mano e Andrea con due baci sulla guancia.
<< mamma mia che mortorio qui! >> esclamo.

Vittoria. La mia pazza Vittoria. E una delle ragazze più matte che conosca, ma allo stesso tempo e molto simile a me. Poca dolcezza ma tante prese in giro. Probabilmente e questo che ci rende noi. Il fatto che non abbiamo mai avuto un amicizia ordinaria. Non penso di averle mai detto che le voglio bene, ma nonostante tutto, lei lo sa. La nostra amicizia non ha mai avuto bisogno di molte conferme.
<<beviamo qualcosa!>> esclamai io. Vidi sul tavolo una bottiglia di tequila. Ottimo! Ne versai un po in ogni bicchiere, presi il sale e limone e glieli passai. Poi li guardai. <<allora alla partenza della nostra amica! Augurandole che se ne resti nel paese della regina>>
<<ehi>> esclamo Vittoria.

Al quinto shots di Tequila ci fermammo, anche perché avevamo finito la bottiglia. La testa iniziava un po a girarmi, ma non eccessivamente. Conosco abbastanza bene i miei amici per sapere che ci vuole ben altro che qualche shots di Tequila per farli ubriacare.
Mi sedetti in mezzo ai due uomini, i tacchi mi stavano uccidendo! Sono sempre stata abituata ad indossarli, ma in questo posto non era affatto semplice camminare e non perdere l equilibrio. C era ghiaia ovunque e anche dove c era l erba c era una superficie irregolare. Vidi Vittoria levarsi le scarpe e massaggiarsi la planta dei piedi.
<<io non ho mai capito perché voi donne vi mettete quei cosi ai piedi!>>esclamo Domenico, probabilmente notandoci.
<<carissimo, noi ci facciamo belle per voi! Siete voi che non lo notate mai!>>
<<io noto sempre cio che fai per me>>. Era Manuel. La mia amica appena lo vide si dimentico di essere scalza e gli corse incontro, suggellando questa scenetta da film con un lungo, passionale bacio. Forse un po troppo dato che dovetti distogliere lo sguardo. Cosi come Domenico e Andrea.
<<ok ragazzi se volete vi prenoto una stanza da letto! Ma vi prego finitela con queste smancerie!>>
Oh no! Conoscevo benissimo quella voce! E infatti appena mi girai lo riconobbi! Era quello del bar.
A quelle parole la coppia si stacco e Manuel riprese le buone maniere presentandoci il suo amico.
<<Noah questi sono Domenico, Andrea e Aurora. Ragazzi questo e Noah>>
Mi pietrificai. Come era possibile che con tutte le persone che ci sono a questa festa io dovevo litigare con il migliore amico della mia migliore amica? Ecco, questa e la mia classica fortuna. Il mio piano era quello di evitarlo tutta la serata, starmene con i miei amici e non vederlo mai più. Ma no era tutto troppo semplice cosi!.
Appena si accorse di me si immobilizzo all istante!
<<si ho gia avuto il piacere di conoscere uno di loro>>
Manuel alzo un sopracciglio, evidentemente sorpreso <<ah si?>>
<<si>> rispose deciso Noah << quella è la puttana che mi ha lanciato i cocktails>>
Senza neanche rendermene conto mi scagliai verso il ragazzo. Fortunatamente per lui i miei amici mi presero, cercando di fermarmi.
<<puttana lo dici a qualcun altro!>> gli urlai.
<<Rora  calmati>> mi urlo di rimando Domenico.

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