15 ottobre 2009
E continuava a marcare la mia pelle con la sua cattiveria.
Continuava a nutrirsi del mio dolore, del mio sangue, e delle mie cicatrici. Lo facevano stare bene.
Non sapevo quanto fosse realmente consapevole di ciò che mi stava facendo.
Mi stava uccidendo, piano piano, stava consumando ogni frammento di me.
Ed io volevo finirla, scappare definitivamente da tutto questo. Ma non potevo, non avevo nulla per farlo.
Entrò di nuovo, lasciandomi assaporare per qualche secondo la luce che veniva dall'esterno.
«Ti va di giocare?» Dissi di no.
Mi lanciò un forte schiaffo sul volto.
«Vuoi giocare?» Ripeté. Ed io stetti in silenzio.
Mi tirò i capelli, e poi strappò una ciocca.
Se io piangevo lui rideva.
Se soffrivo lui godeva.
Prese di nuovo il coltello. Il sangue secco su di esso.
Con delicatezza mi rigò il volto, il suo respiro soffiava su di me.
Lo odiavo.