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16 ottobre 2010

Mi legò al letto, non sembrando affatto stanco né innervosito dai miei continui tentativi di sfuggirgli.
Prese un taglierino, comincio a tracciare tutto il mio corpo, sentendo le mie urla di dolore. Continuava, e il sangue aumentava ogni istante di più. Il dolore e il bruciore divenivano sempre più intensi, così come l'odio che provavo nei suoi confronti.
Mi fece ingoiare dei capelli presi da terra.
Mi stavo per strozzare, stavo per morire.
Ho vomitato, lo ha rifatto. Ho vomitato di nuovo. Aveva pianificato tutto da quando mi aveva rapita, lo capii a pieno solo in quell'istante.
Mi aveva sempre torturata e mai uccisa, e finalmente avevo capito perché. Voleva che morissi in un momento ben preciso e in un modo ben preciso. 

Quel giorno era il 29 agosto.

Tenne saldo il taglierino tra le sue dita sporche, e tracciò sulla mia pelle le iniziali "A.J".
Ero così disgustata. Non volevo le sue iniziali sulla pelle.
Lui sapeva che io sapevo. Si stava vendicando. Lo odiavo così tanto.

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