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5 ottobre 2010

Ero sul letto.
Dondolavo avanti e indietro, con la testa poggiata sulle ginocchia e le mani premute contro le orecchie.
Continuava a graffiare con le unghie il muro, non sopportavo quel rumore.
Poi avanzò verso di me, e graffiò le mie braccia al posto della parete.

02:30 p.m

Mi bruciava la schiena, tantissimo.
Un dolore che riuscivo a sopportare però, dopo tutto ciò che mi aveva fatto passare.
Non potevo scappare, ero come prima, solo in una casa diversa. Lui, continuava a non farmi male direttamente, ma con dei sotterfugi. Non lo capivo.
Perché non mi uccideva e basta?
Non ero pazza.
Me lo ripetevo sempre, ogni secondo della giornata, e quasi ci stavo diventando.
O lo ero già? No, non lo ero.
Lo sei.
Ripeteva la mia voce interiore, ma io, la zittivo ogni volta.
Ti ucciderà. Devi scappare. Sta solo prendendo tempo.
Non potevo darle torto, ma come potevo scappare? Mi avrebbe seguita ovunque.

Chiusi la porta a chiave, anche se non credevo servisse realmente a qualcosa. Presi il foglio che mi avevano consegnato i signori Jackson, per leggerlo meglio.
“Povera illusa, non puoi scappare." Perché mi tormentava? Perché doveva scrivere queste frasi?!
Vuole spaventarti. Ma ricordatelo, prima o poi agirà.
Sta zitta.
O scappi adesso, e ti dai da fare, o non ne uscirai viva.
Sta zitta.
Farà di te, un piccolo mucchietto di polvere.
Sta zitta. Sta zitta. STA ZITTA!.

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