I. Für Elise

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Folie à Deux

I.

r Elise



C'era una volta io che ti voglio ammazzare. Alistair sente la canna fredda della pistola premergli contro la pelle nuda sotto la camicia. Si aggiusta la giacca grigia, nascondendo il rigonfiamento sul fianco destro, e beve un sorso di vino dal calice che gli hanno offerto. Ospitali, i Gayre, non se li aspettava così. Ci ha messo anni a trovarli. Si è finto una decina di persone diverse per ottenere i contatti giusti, ha mentito o detto scomode mezze verità e adesso sta mentendo ancora. Ma alla fine ce l'ha fatta.

Riesce a stento a trattenere l'eccitazione. Lei è di sopra, non è scesa per il pranzo. Emicrania, così ha detto il padre, il signor Gayre. Si nasconde, come se sapesse. Come se inconsapevolmente stesse provando a sfuggirgli.

Sta pregustando il momento da una settimana, da quando ha ottenuto l'invito a pranzo dai Gayre insieme ad altri colleghi. Le mani gli tremano, il respiro anche. Non sa cosa accadrà dopo. Non lo vuole sapere.

Il momento. Quel momento. Non l'ha nemmeno mai vista in faccia. È solo un nome tra i suoi denti, Eleanor Gayre, è solo l'ultima, l'ultima che ucciderà.

« Vino italiano, ottima annata. Si può chiedere di meglio? » commenta uno degli ospiti con in mano un calice già vuoto. Un altro accanto a lui annuisce e chiede altro vino.

« A volte il vino è migliore della birra » dice il signor Gayre con un sorriso cordiale. « Sono uno dei pochi scozzesi a pensarla così. Lei cosa pensa, Andrew? »

« Lei è un uomo anticonvenzionale, si distingue dalla massa » sorride Alistair a sua volta, di un sorriso finto perché non può fare altro, e fa oscillare pigramente il vino nel proprio calice. Un gesto che dovrebbe mostrare la sua tranquillità, ma che invece tradisce l'impazienza e il nervosismo. Deve solo aspettare che tutti siano a tavola. E poi potrà salire le scale fingendo di cercare il bagno, imboccare il corridoio, entrare nella terza stanza a sinistra, e poi la troverà e la ammazzerà. E lui fuggirà, come ha pianificato, e finalmente sarà libero.

Si è scelto un'identità provvisoria per non essere scoperto. Andrew Peterson, trentanove anni, Birmingham, nuovo impiegato nell'azienda famigliare dei Gayre. Di tutte quelle banali informazioni nemmeno l'età è vera, Alistair ha ancora trentadue anni, ma ha la fortuna di saper imitare i dialetti di mezzo Regno Unito e di apparire più vecchio, all'occorrenza, con l'abbigliamento e la postura giusta. Alistair si compiace di se stesso nell'ascoltare le successive, vuote parole del signor Gayre, parla ancora del vino, del tempo, dell'azienda. Nessuno sospetta nulla.

Come potrebbero, del resto?

Ignari. Ignari di quello che ha dovuto passare. Beatamente ignari della sua vendetta, ma ancora per poco. Guarda l'orologio al polso sinistro: le due lancette d'acciaio su sfondo nero sono entrambe puntate sull'uno. Ora di pranzo, ora della resa dei conti. L'impazienza fa così male da seccargli la gola. Manda giù il resto del vino in un solo sorso.

« Signori, il pranzo è pronto » annuncia la signora Gayre, affacciandosi all'arcata del salone. « Seguitemi pure in sala da pranzo, non vedo l'ora di farvi assaggiare gli antipasti preparati da me e dalla mia domestica. » I commenti estasiati compiacciono visibilmente la donna. Il suo viso ultracinquantenne ma ancora vispo s'illumina di soddisfazione e orgoglio - Alistair conosce benissimo quell'espressione. A pelle, sente di apprezzare molto più la signora Gayre di suo marito. Lui, un uomo mediocre, stempiato, dalla personalità piatta e pacata. Si vede chi comanda realmente in casa, si capisce da un solo sguardo chi sia la controparte battagliera della coppia, pensa Alistair.

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