XX. Uomo vitruviano

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Note d'autrice: Il periodo più terribile dell'anno per me è appena cominciato e questo ritardo (previsto) lo dimostra. In ogni caso, cerco sempre di ritagliarmi un po' di tempo per scrivere - in genere la notte, infatti sto pubblicando alle 02:35, toh. Non mollo.
Questo capitolo è... strano, credo. Tra un paio di capitoli, però, ci sarà una sfilza di scene madre/bomba che sto progettando da quando ho cominciato la storia, perciò non mi abbandonate!
Ci vediamo tra un paio di settimane. Grazie se mi sopportate ancora.
Se vi va, ho creato una pagina instagram per la storia, ivolswrites. Posterò prevalentemente estratti, curiosità, fotomontaggi come quello che vedete nella mia nuova immagine del profilo e altre cose più o meno demenziali.





Folie à Deux

XX.

Uomo vitruviano



« Apri la bocca. »

In un primo momento Alistair sbatte semplicemente le palpebre e fa un respiro profondo, come se fosse pronto. Vede quanto lei è impaziente, vede quanto ha voglia di fargli ingerire quel veleno anche a forza, se necessario. Poi le strappa la boccetta dalle mani e la scaglia a terra, ai loro piedi, facendola andare in frantumi con un breve rumore agghiacciante, il rumore acuto del vetro che si distrugge.

« Alistair! »

L'acqua tofana, ormai irrecuperabile, si allarga sul pavimento in una minuscola pozzanghera, trasparente come acqua vera.

Eleanor scende dal tavolo con un piccolo salto. Si sente un grumo di rabbia in bocca, sulla lingua, tra i denti, pronto per essere sputato.

Si è risvegliato?

... già?

Lo guarda, esterrefatta, lo odia, lo odia, lo odia.

Perché non lasci che ti uccida?

« Me lo sentivo che avresti scelto la frase di una poesia » dice lui, alzandosi dalla sedia. « "Shall I compare thee to a summer's day?" »

I nervi di Eleanor si tendono, le orecchie cominciano a ronzarle. « Non ci credo che è già successo davvero... » Deve mantenersi allo schienale di legno di una sedia per qualche secondo, per schiarirsi le idee. Stava per ucciderlo. Stava per ucciderlo è lui si è risvegliato. Di nuovo.

A volte Eleanor vorrebbe non averlo mai incontrato. E, a ritroso, vorrebbe non aver mai messo piede nel Regno Unito, vorrebbe non essere stata mai adottata, vorrebbe non essere mai nata.

Cosa sarebbe la sua vita, adesso, se fosse uguale a quella di tante altre ragazze della sua età?

Università, nuove amicizie, sabati divertenti, qualche appuntamento, qualche amore.

Lei invece è lì, morta ma viva, con il suo assassino, morto ma vivo.

Dopo mesi ancora non sembra reale.

« È successo eccome » ribatte Alistair, stiracchiando le braccia e massaggiandosi il collo. Percorre brevemente i pochi metri quadri della cucina, come se si fosse dimenticato cosa significa camminare. « È stato peggiore di quanto mi aspettassi. E... pericoloso, credo. »

« Pericoloso? In che senso? » Eleanor incrocia le braccia, per reggersi a se stessa. Le sue dita si aggrappano alla stoffa della camicia e rimangono così, salde e disperate, per lunghi attimi. « Almeno raccontami com'è andata. »

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