pArDoN?

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LEGGETE IN FONDO, NUOVA FF IN ARRIVO.
"Sai qual'è la differenza fra dolore e sofferenza? Il dolore c'è sempre, la sofferenza è una scelta."

-Papi, c'è il signore del parco!-.

Confusamente alzai un sopracciglio. Sapevo che Abbie era una grande osservatrice e che notava fin troppe cose. Ai suoi occhi vigili non scappava nulla.
Come quella volta che Ashton era arrivato a casa sorridente e lei aveva dedotto che ci fosse una ragazza, cosa che fece arrossire il ragazzone colpito in flagrante.
O come quella volta che capì che il Babbo Natale in salotto erano Calum travestito, ribadendo che "Babbo Natale non è asiatico".

E mille altri episodi si ripeterono nella mia testa mentre cercavo il portafoglio nella tasca dei miei skinny scuri.

Forse un ragazzo che aveva incontrato al parco faceva il fattorino. Non so, rimaneva il fatto che avevo una grossa fame.

Mi diressi verso la porta ed Abbie stava aspettando con impazienza e Ashton invece aveva una faccia cupa. Nemmeno il tempo di domandarmi cosa avesse che guardai fuori.

Per poco non mi venne un'infarto.

Fuori dalla porta spalancata da Abbie ed Ashton, c'era lui. Luke Hemmings, in carne e ossa.

Gli anni lo avevano fatto crescere e maturare. Ora aveva una barba, non molto folta, e la mascella più definita. Gli occhi blu erano rimasti li stessi, se non più chiari. Aveva sviluppato una leggera muscolatura, più robusta della mia, e alcuni tatuaggi erano variati o erano stati aggiunti. La memoria era peggiorata in 10 anni.

Gli occhi iniziarono a pizzicare mentre mi avvicinavo a lui. Mi voltai e feci segno ad Ashton di chiudere la porta, tenendo a bada la piccola che stava bombardando di domande lo zio.

-Non sei cambiato, più di tanto.-, mormorai con un certo distacco mentre guardavo altrove, come se davanti ci fosse chiunque.

Mi ero ripetuto per anni un discorso da potergli fare non appena sarebbe tornato, ma mi ero rassegnato e dimenticato.

-E' da tanto che non mi vedi e mi dici questo?- e il suo sorriso fu sfacciato. Il sangue mi ribollì nelle vene, ma cercai di risultare calmo.

-Già. Cosa dovrei dire a uno che se n'è andato 10 anni fa?- domandai retorico alzando leggermente la voce, sentendo gli occhi pizzicare in modo più violento.

Potevo farcela.

Si ammutolì e si guardò gli stivaletti eleganti che portava, leggermente consumati sulle punte.

-Potevi contattarmi, chiamarmi, mandarmi un'email o farti semplicemente vivo, anziché scomparire dal nulla e far restare tutti in pensiero. Hai idea di come sono stato? Hai idea dei guai che mi hai fatto passare? E tu? Che cazzo avresti fatto?!- urlai furiosamente punzecchiando il suo petto, a mia sorpresa muscoloso, con un mio dito, -Tu te ne sei semplicemente andato. Te ne sei sbattuto altamente le palle, Hemmings.-.

-Me ne sono andato perchè ti amavo.- e le sue parole mi spiazzarono. Mi morsi prima il labbro superiore, poi quello inferiore con lentezza, cercando di levare la pelle screpolata con gli incisivi, mentre i miei occhi erano altrove. Stavo come cercando i miei ultimi pezzi di pazienza e di calma che avevo creato negli ultimi anni, ma in pochi secondi erano stati distrutti e smarriti.

-Se ami qualcuno non lo lasci solo, Luke. Hai idea di quante volte io abbia pensato a questo momento in 10 anni?- e lui schiuse le labbra carnose come per rispondere ma lo interruppi alzando un indice in sua direzione, come segno di far silenzio, - Fin troppe volte.-.

-Ma ti sei rifatto una vita, no?- le sue parole non lasciarono trasparire la delusione e la finta felicità per me, che al momento non serviva.

-Si. Ho dovuto. Quando una sorella muore con il proprio compagno in un'incidente stradale e ti lascia una bambina, sei costretto a crescere e a prendertene cura.-. Non sapevo bene il motivo per cui glielo stavo dicendo ma lui sembrava buon disposto ad ascoltare con interesse.

Ease. || Muke {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora