Capitolo 1

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Mi ero decisa, finalmente, a ritornare sulla tavola, sulle onde, dopo tanto tempo: dopo che l' avevo persa.

Gli altri sembravano così felici, spensierati anche senza di lei, mi chiedevano come mai non mi fossi ancora ripresa dopo un anno dalla sua morte, "Prendi esempio da noi, la vita continua" dicevano i miei fratelli. Eppure era anche madre loro ma era come se l'avessero dimenticato,ormai.
Era morta per la cosa che amava di più:il mare.

Andavamo spesso a fare surf, io e lei, da sole, ci faceva sentire libere; partivamo con il suo van e stavamo via anche dei giorni, alla ricerca delle spiagge più belle.
Quella volta però non andammo molto lontano; il mare era abbastanza calmo, limpido, il cielo sereno. Ricordo tutti i particolari di quella giornata, ricordo che non c'erano pesci che sguazzavano tra le nostre gambe come al solito, era tutto silenzioso come se il mare stesso non volesse farsi sentire da qualcuno. Poi sentii qualcosa sotto di me, poi un urlo, il sangue, mia madre.
Ero riuscita a rimanere lucida, a uscire dall' acqua a chiamare soccorso. Lei aveva perso una gamba per colpa dello squalo ed era morta il giorno dopo.
Ricordo tutta la famiglia attorno al lettino, quando ancora respirava, il suo cuore batteva, la sua mente pensava.
Ricordo che ci lasciarono sole, troppo vigliacchi loro, per rimanere a tenerle compagnia mentre la Morte la prendeva tra le sue braccia per portarla con sé. Ricordo che continuò a sorridere fino alla fine, un sorriso sereno, felice, che non rividi più.

Non ero più salita su una tavola, non avevo più toccato le acque cristalline del mare. Ma era passato un anno e dovevo lasciare le mie paure alle spalle.
La spiaggia era deserta, c'eravamo solo io ed il mare, gli parlavo come fosse una persona, come fosse un vecchio amico di infanzia, come fosse l' unico che potesse capire ciò che provavo.
Dopo tanto tempo sentii nuovamente quell'ebrezza di dipendere esclusivamente da me stessa, sentimento che provavo tutte le volte che prendevo un'onda, sentii l'odore aspro della salsedine, gli schizzi che mi solleticavano i piedi e il ricordo di una felicità ormai oppressa da mesi.

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