Capitolo 5

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Erano le nove di sera quando mi decisi che potevo andare a riprendere il van, era passata quasi una settimana e i miei fratelli,  non trovando il van nel garage avevano iniziato a farmi un po' troppe domande.

Quando arrivai vidi Fred intento a disegnare fiorellini e tavole da surf sul van.
" Anche se non ci fai un quadro di Picasso sopra, va bene lo stesso."
" Ma io amo i fiorellini", mi rispose con l' aria di chi si è appena fumato pure il cervello.
" Va bene così, non ti preoccupare, solo che vorrei partire al più presto."
" Ma non essere così frettolosa la vita è lunga, e bella, io amo la vita!"
"Ok, Fred prima o poi mi dirai dove prendi quell' erba", dissi salendo sul van e mettendolo in moto.

Con mio stupore sulla soglia di casa c'era tutta la famiglia che mi aspettava. Appena scesi dal van mio padre mi porse una tavola, una stupenda shortboard bianca e turchese.
" Ho visto che hai aperto la busta, volevo darti questa prima che partissi, era di tua madre, il regalo che le ho fatto per le nozze" ci fu un attimo di silenzio in cui notai le lacrime che rigavano il viso di Marco " Ora puoi andare".
Presi la tavola a la legai sul tetto del van, poi tolsi i sedili posteriori e, come avevo visto fare parecchie volte da mia madre, li sostituii con dei materassi, dei piccoli mobili, una lampada e un fornelletto elettrico. Attaccai tutte le foto di mia madre, appesi i miei scacciapensieri e aggiunsi tutto ciò che mi sarebbe potuto servire ( vestiti, un po' di cibo, soldi, fiammiferi...). Era tutto pronto. Salii sul van, lo misi in moto e mi avviai verso la strada che portava alla prima tappa: San Francisco.

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