Capitolo 11

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- Hai sonno?- mi chiese Daniel dal suo lato del materasso.

- Mica tanto- gli risposi - Dal rumore delle onde che si infrangono direi che il mare si sta gonfiando, avrei più voglia di entrare in acqua che di dormire-.

- Beh perchè no?- e detto ciò si alzò e si mise al volante.

-Dove vuoi andare scusa?-

- In un bel posto non ti preoccupare- mi sedetti al posto del passeggero ( anche se con daniel al volante c'era realmente da preoccuparsi) ed in pochi minuti senza rendermene conto mi addormentai.

Fui svegliata dal suono assordante del clacson del van.

- Ma che cazzo?-

- Ti eri addormentata, quindi ho pensato di svegliarti, comunque preparati, siamo arrivati- mi disse scendendo dal van e prendendo la sua muta, io indossai la mia e lo aiutai a tirare giù le tavole dal tettuccio.

- Mi spieghi come faremo a surfare con questo buio?-

- Con le luci- mi porse una striscia di lucine a led, simili a quelle che si appendono all' albero di natale e mi mostrò come applicarle alla tavola. Mi guardai intorno, aveva parcheggiato in un bacino in cui non si infrangevano onde e da cui, per colpa della forte corrente verso la spiaggia, era impossibile uscire verso il largo, ciò stava a significare una sola cosa: avremmo dovuto camminare.

Daniel prese la sua tavola e si diresse verso uno stretto vialetto che saliva fino alla cima di una scogliera. Lì il sentiero si interrompeva bruscamente perchè la scogliera si tuffava a picco nel mare, da quel punto si vedevano le onde infrangersi lungo una spiaggia illuminata dalla luce intermittente di un faro.

Lo vidi gettare la sua tavola oltre il precipizio davanti a noi e dedussi che ci saremmo dovuti tuffare.

- Ti fidi di me?- annuii e lanciai anche la mia tavola, guardai per un attimo daniel prima di tuffarmi.

Mi arrivò la luce del faro dritta negli occhi e poi sentii l'impatto con l'acqua gelida che iniziava a filtrare all'interno della muta, sentii i piedi toccare il fonale sabbioso, quindi aprii gli occhi e mi diedi una piccola spinta per risalire in superficie.

Presi una boccata d'aria e mi diressi verso la mia tavola, voltandomi vidi Daniel che nuotava proprio dietro di me. Lo seguii verso la zona del take off per poi sedermi sulla tavola ed aspettare il set seguente.

-Mi vuoi spiegare dove mi hai portata?-

- Siamo in uno spot da San Francisco in cui venivo da piccolo, quando avevo vogia di stare solo-.

Quindi era di San Francisco, c'erano tante cose che ancora non sapevo di lui. Il faro illuminò l'orizzonte e vidi un enorme set avvicinarsi a noi, remai verso il largo per poi voltarmi e prendere la prima onda.

Mi resi conto della sua grandezza solo dopo aver fatto la prima manovra che ne aveva illuminato la superficie ( grazie alle lucine applicate alla tavola). Fu come se il tempo rallentasse, surfai per qualche manciata di lunghissimi secondi nel tubo, un cilindro di energia cristallina con me al suo interno e dal quale traevo linfa vitale dalla sua stessa energia. Scivolai fuori dal tubo e mi voltai appena prima che questo si richiudesse. Urlai. Era gioia e paura, concentrazione e follia, euforia e stordimento.

Il faro illuminò nuovamente l'oceano nel momento preciso il cui Daniel usciva dalla sua onda; ci trovammo l'uno affianco all'altra a remare, senza dire una parola, con il cuore che batteva all'impazzata e l'adernalina che iniziava a fare il suo effetto.

Ci sedemmo sulle tavole, ci guardammo e scoppiammo a ridere. Prima che capissi cosa stesse succedendo Daniel si avvicinò alla mia tavola e mi baciò sulle labbra. Sentii le mie labbra sfarfallare sotto le sue, più morbide e piene di quanto avessi immaginato, chiusi gi occhi e ci baciammo. Un bacio caldo. Che sapeva di salsedine e mare.

Surfammo in silenzio per molto tempo o almeno così ci sembrò, poi remammo verso la baia dove avevamo parcheggiato il van. Sentii nuovamente le sue labbra sulle mie, lasciammo le tavole sulla spiaggia ed entrammo nel van. Il suo collo sapeva di sale, le sue mani strette attorno alla mia schiena, facemmo l'amore.

Dopo, avvolti in una coperta, ascoltammo il rumore della risacca contro la scogliera, e parlammo delle nostre vite, di ciò che volevamo, di ciò che non volevamo ed anche di stronzate, e ridemmo molto.



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