capitolo 3

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Nel tragitto di ritorno verso casa non feci altro che pensare a quale segreto i miei amici mi nascondessero.

Quando tornai a casa, e i miei già litigavano, mentre entrai dissi un ironico buongiorno e me ne andai in camera a studiare per l'interrogazione di matematica.

Quando mia mamma mi venne chiamare, era pronta la cena così mi alzai lasciando una disequazione a metà e andai sbuffando a tavola sapendo che ci sarebbe stato silenzio per tutto il tempo, così per iniziare un discorso dissi :
" papà domani mi accompagni a scuola?"
E lui rispose con un :
"ok"
e dopo quell' "ok" non ci fu più un'altra parola.

Ogni volta, all'ora di cena, pensavo sempre a quanto tempo i miei genitori sarebbero ancora rimasti insieme ed io sarei stato ancora costretto a non proferire alcuna parola a tavola.

Non potete capire la velocità che impiegai per mangiare la cena perché a stare seduto a tavola in silenzio mi sembrava di essere chiuso in un convento.

Di solito la gente dice che quando due persone si separano la famiglia si rompe, ma i miei stando insieme l'hanno rotta ugualmente se non peggio.

Finito di mangiare sparecchiai e decisi di lavare i piatti, perché loro si lamentavano sempre del mio distaccamento: dicevano che non stavo mai con loro, e lavando i piatti li potevo tranquillamente evitare ma allo stesso tempo essere presente.

Quando terminai di lavare i piatti andai in camera per finire matematica, e diedi la buonanotte

Mi chiusi la porta alle spalle, poggiandomi su di essa e mi sedetti per terra, non avevo voglia di fare matematica e quindi decisi di ascoltare un po' di musica per lasciare andare i pensieri a ritmo di quelle note che mi cullavano e dolcemente lasciavano che tutta la rabbia, la tristezza andassero via sottoforma di lacrime che solcandomi il viso arrivavano alle labbra ed il sapore del sale si mischiava a quello delle emozioni e mi addormentai lasciandomi tutto alle spalle.

Tin tin tin tin, la mia sveglia suonava, mi alzai di scatto e mi accorsi di aver dormito sul pavimento, la musica sul mio telefono andava ancora e la batteria sgocciolava al 4% così spensi la sveglia, misi a caricare il telefono e mi precipitai nella doccia.

Quando finii di prepararmi andai a fare il caffè a mio padre, lo versai in una tazzina, glielo portai a letto per svegliarlo e gli dissi:
" il caffè è pronto, alzati e preparati che siamo in ritardo"
Lui prese il caffè lo posò sul comodino e disse:
"Ti dispiace se non ti accompagno?ho un mal di testa atroce"

Mi girai ed incazzato nero uscii dalla camera, presi il mio zaino e me ne andai.

Dovetti correre per arrivare in tempo alla fermata e quando arrivai ad una trentina di metri da essa notai un viso conosciuto, Dany, mi fermai di scatto e mi aggiustai i capelli, continuai la mia strada a passo lento ignorando la sua presenza, che più cercavo di ignorare e più provocava in me un aumento dei battitti cardiaci passo per passo.

Lei mi notò subito, i suoi occhi cominciarono a brillare lasciando cadere lo zaino venne correndo verso di me lanciandosi di braccia sul mio collo e senza dire alcuna parola mi baciò , io lasciai cadere le mie braccia intorno alla schiena e ricambiai quel bacio che sognavo da prima di nascere ma ad un certo punto un rumore fortissimo mi fece aprire gli occhi ed ebbi una forte spinta verso di lei. Con ancora le mie labbra unite alle sue, sentii il sapore del sangue che mi riempiva la bocca.
Le sue labbra, sul suo viso il sangue, un urlo e poi il cielo diventò nero, solo nero, come la terra nell'universo ma senza neanche una stella.

PUZZLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora