capitolo 5

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Era cosi forte la voglia di scappare, ma il pensiero la calmò, dove sarei andato uscito di li?

Ma il sonno non voleva saperne di me, ero troppo immerso nei miei pensieri, che più che pensieri erano martelli pneumatici che mi perforavano il cervello.

Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto, quando sentii una voce dirmi:

-"i pensieri mangiano di notte"

Era il signore anziano nella mia camera, non gli risposi lo guardai e basta. Lui continuò a parlarmi:

-"lo so che non sei arrabbiato con me, quindi non è necessario non rispondermi. Mi dispiace un sacco per quello che è successo ma ormai è passato e fidati avrei preferito prenderlo io quel proiettile"

Così mi sedetti con le gambe incrociate sul letto e gli risposi:

•"ma cosa dici, saresti potuto morire"
-"ahhh quindi parli?"

Quel vecchietto bastardo mi aveva ingannato.

Ci mettemmo a ridere ma subito dopo tornò serio e mi disse:

-"lasciando star tutto, ti sono davvero grato"
•"ma scherza, non è stata colpa sua"
-"però mi sento in debito".

Si alzò dal letto e prese una scatola dal suo comodino, la apri e svuotò il suo contenuto, mi disse:

-" vieni qui ho trovato il modo di sdebitarmi",

così mi alzai e andai vicino al suo letto e quando vidi il contenuto di quella scatola esclamai:

•" un puzzle!"

Mi rispose:

- "lo so che potrebbe risultare noioso ma io devo ripagare il mio debito,che fai accetti?"
•"Se proprio insiste, ok"

mi sedetti e mi preparai alla noia più immensa della mia vita, feci uno sbuffo che lui ingnorò totalmente, presi due tessere ma le posai subito e gli chiesi:

•" scusa ma non hai mai non hai un'immagine di riferimento? quella che c'è sul davanti della scatola?"

lui mi guardò con un ghigno sul viso e mi disse:

-"ed il divertimento? Non è necessario seguire il modello!"

Quel vecchietto mi lasciò per la seconda volta senza parole, così iniziammo, lui con la velocità di un maestro divideva le tessere in piccoli insiemi, ma per me le tessere che associava agli insiemi non avevano nulla in comune con le altre così continuai con la mia tecnica. Presi una tessera e poi ne presi un'altra con la mano sinistra provai ad incastrarle insieme ma non combaciavano così misi da parte quella della mano sinistra e ne pescai un'altra ma non combaciavano ugualmente, dopo averne accumulate una ventina, il diavolo che c'era me chiese con voce stizzita:

" da quante tessere è il puzzle?"

Lui mi rispose con un ironico contale! seguito da una risata.

Vidi che lui aveva già composto una buona parte di un lato e io innervosito dal mio fallimento già della partenza gli dissi per deconcentrarlo dal suo lavoro:

•" ci conosciamo da quasi due giorni ma non ti sei ancora presentato"
-" ma se è per questo neanche tu!"

La capacità di zittirmi di quell'uomo era impressionante.

•" sì insomma come ti chiami?"
-"Alessandro "

pensai " destino infame, condividiamo anche il nome"
così gli risposi:

-" davvero? Anch'io".

E per evitare altre conversazioni imbarazzanti guardai l'orario ed esclamai:

•" ormai è quasi l'alba, vorrei dormire almeno un po"

Lui mi rispose:

-"sì hai ragione, continuiamo domani"

Buttò tutti i pezzi nella scatola anche quelli già combacianti e ci mettemmo a dormire.

PUZZLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora