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Le giornate passavano veloci: colazione, passeggiata sorvegliata nel giardino sul retro, lettura di un libro, pranzo, allentamento in palestra, cena e per concludere una bella dormita non prima però di aver fatto un bagno caldo.

Kaname, subito dopo l'incidente alla caviglia, decise di farmi da maestro così che non avrei avuto modo di sbagliare lo svolgimento degli esercizi e di conseguenza farmi male.
Dopo solo poco più di una settimana di allenamento già vedevo i risultati. Kaname non faceva altro che farmi correre, correre e ancora correre.

- Ma perché non posso fare un po' di attrezzi? - chiesi ansimante continuando a fare il giro della palestra.
- Perché se ti dovessi trovare in pericolo, la prima cosa a cui devi pensare è scappare. E come potrai farlo se duri a mala pena per cinque minuti? Su, inizio a correre con te per non farti sentire sotto giudizio. -
Così prese a correre anche lui superandomi di un po' di falcate. Lo guardai abbagliata da tanta bellezza. I capelli neri e lunghi fino alle spalle gli ricadevano davanti al viso facendolo sbuffare silenziosamente. Il completo bianco, sicuramente di una marca costosissima, non si addiceva per niente all'ambiente rendendolo così stonato con tutto il resto ma al tempo stesso un essere distinto e bellissimo. Nonostante stesse correndo con un completo per niente comodo, la sua andatura era elegante e sofisticata. Poi si voltò verso di me puntando i suoi stupendi occhi rosso scuro nei miei, rapendomeli.
Rendendosi conto che stavo arrancando, rallentò la sua andatura raggiungendomi e stando al mio fianco. Così continuai a fissarlo imbambolata da tanta bellezza ed eleganza. Pensai che nonostante mi avesse rapita e rinchiusa in una prigione dorata, lui non era così male. Non mi aveva fatto mancare niente e non si era arrabbiato o stufato di me a causa di tutti i miei capricci riguardo ai vari orari e alle cose che volevo fare. Inizialmente lo volevo solo istigare cercando di togliergli quella maschera di gentilezza e pacatezza, poi però, nell'arco di quelle due settimane, capii che quella non era una maschera, era solo il suo modo di essere. Un demone estremamente affascinante e riservato con un velo di mistero che gli aleggiava intorno.

- Hai più avuto dolori in questi ultimi giorni di mia assenza? - mi chiese con voce bassa e calda distraendomi dai miei pensieri.
- Si, una volta. Solo che ha colpito la mia schiena invece che il mio petto. Mi puoi spiegare cosa sono questi dolori allucinanti e improvvisi? -
- È la tua trasformazione. Sta faticando ad evolversi e non è un bene. Dovresti già esserti trasformata da un paio di settimane, in teoria. -
- Perché è così doloroso? - ansimai sfinita rallentando ancora di più la mia andatura.
- Non c'è cambiamento senza dolore. -
- Il maggiordomo... -
- ...George. -
- George mi ha detto la stessa cosa più o meno due settimane fa. -
- Si, beh, questa perla di saggezza me la disse lui tanti anni fa. È un demone molto saggio. -
- Ho capito. Beh, io mi sono rotta di correre. Questo non vuol dire che non lo farò più, vuol solo dire che oltre alla corsa farò qualcos'altro. Che ne dici di quel macchinario lì? - Gli indicai il lato destro della palestra. Mi aveva sempre incuriosito ma non sapevo come chiederlo a Kaname dato che a volte mi intimoriva.
- Quello? - rise. - Va bene, ci sto. Fammi vedere cosa sai fare. -
Mi fece mettere su una pedana rettangolare e pari con il viso rivolto verso la parete davanti a me in lunghezza. Nella parete dietro di me c'erano dei buchi come quelli davanti.
- E cosa dovrei fare? - chiesi guardandolo.
- Schivalo. - mi rispose.
- Cos... Ahia! -
Una pallina di gomma mi colpì forte la spalla.
- Quella. - rispose alla mia domanda inespressa cercando di nascondere un sorrisino. - Continua, tolgo la pausa. -
Con il piede pigiò un tasto vicino alla pedana e quest'ultima si attivò. Così iniziai a schivare malamente le palline che arrivavano davanti a me ad una velocità assurda. Nonostante fossero di gomma, se mi colpivano mi facevano male. Erano talmente tanto veloce che quasi non le vedevo e quello che mi preoccupò fu che Kaname aveva attivato solo la parte davanti a me.

- Basta, sono distrutta. - Caddi a terra mentre lui spegneva il macchinario.
- Lo hai voluto fare tu. - Alzò le spalle in sua difesa. - Serve a migliorare i riflessi. Come hai notato potrebbe essere attivata anche la parete dietro al bersaglio ma è troppo avanzato per te. -
- E tu le sapresti schivare? -
- Ovviamente. Che razza di demone sarei altrimenti? -
- E lo sapresti fare anche vestito così? - lo indicai scettica alzando un sopracciglio.
- Non sei per niente cambiata... Finché non vedi, non credi. - sussurrò sorridendo leggermente lasciandomi di stucco.
Si avvicinò alla pedana, la attivò e ci salì sopra. Appena appoggiò entrambi i piedi sulla pedana, tantissime palline iniziarono ad uscire dai buchi posti a varie altezza ad una velocità incredibile e non solo quelle davanti a lui, ma anche quelle poste dietro. Ciò che fece mi lasciò a bocca aperta. Riusciva a schivare tutte le palline senza difficoltà saltando, piegandosi e scansandosi di lato.
Dopo dieci minuti buoni le palline smisero di uscire dai buchi e lui scese dalla pedana sorridendo lievemente per la mia espressione.
- È un macchinario molto sofisticato. Può essere impostato a serie di un tot di tempo ciascuna o può essere messo in modalità "infinito", o almeno, fino a che ci sono palline e... ti assicuro che ce ne sono tantissime. -
Si girò verso di me che ero sdraiata a terra e con gli occhi chiusi per via della stanchezza. Non avevo pero smesso di ascoltare la sua calda e soave voce che a volte mi metteva i brividi. Poi mi venne un'idea, forse un po' esagerata ma comunque un'idea: feci finta di essere svenuta o qualcosa di simile per vedere la sua reazione che, come mi aspettavo, non tardò ad arrivare.
- Lilu. - mi chiamò avvicinandosi a me.
- Lilu, mi senti? - mi prese per le spalle e mi scosse leggermente. Via via che non gli rispondevo lo faceva sempre più forte.
- Cosa è successo? Lilu, ti prego, che sta succedendo? Mi senti? Rispondi ti prego! Lilu! No no no no! Che diamine sta succedendo? Lilu perché non mi rispondi? Ti prego fammi un cenno, muovi la testa, schiarisciti la gola... Ti prego! È tutta colpa mia... È tutta colpa mia... Non può essere... Fa che non sia vero... - si disperò. - Forse è solo svenuta! -
Due dita calde sfiorarono il mio collo causandomi un brivido lungo la spina dorsale e d'istinto ebbi uno scossone spalancando gli occhi. Non feci in tempo a mettere bene a fuoco la vista che le sue mani presero ad accarezzarmi il volto con una delicatezza indescrivibile considerando che davanti a me c'era un demone.
- Io... ho solo fatto finta. - abbassai gli occhi sentendomi profondamente in colpa. Al contrario di ciò che mi aspettavo, venni avvolta dalle sue braccia calde. Kaname appoggiò il suo viso nell'incavo del mio collo cullandomi tra le sue braccia con fare disperato e protettivo.
- Non farmi mai più una cosa del genere. - mi sussurrò all'orecchio mandando momentaneamente il mio cervello in tilt.
- S..scusa. -
Rendendomi però conto che era una situazione alquanto imbarazzante, mi scostai bruscamente da lui pensando ad Aaron.
- Io... è meglio se vado. - Con la testa bassa e le braccia rigide stese lungo i miei fianchi tornai al primo piano dove si trovava la mia stanza. Appena richiusi la porta alle mie spalle vidi Luminos sul mio letto. Un enorme sorriso di gioia prese spazio sul mio viso facendomi dimenticare tutta la giornata.
La aprii ricostruendo la melodia e presi il foglietto con mani tremanti.
" Lilu? Ayd. "
Il messaggio conteneva solamente il mio nome. Da una parte rimasi un po' delusa, anche per via della firma che non era quella che mi aspettavo, dall'altra parte fui felice che mi fosse arrivato di nascosto senza che Kaname lo scoprisse, o almeno, lo credevo e lo speravo. Girai il foglietto e scrissi: " Si! ", poi lo richiusi in Luminos, aprii la finestra e la lanciai nell'aria. Rimasi lì a sedere sulla piccola rientranza davanti alla finestra fino a che non vidi Luminos sparire. Poi sospirai infelice e stanca.
Andai in bagno e riempii la vasca con acqua bollente e vari sali profumati immergendomici dentro. Appoggiai la testa sul bordo della vasca chiusi gli occhi e pensai a quanto mi mancasse Aaron, il mio Aaron, e pensai ai momenti passati con lui, sia quelli belli che quelli brutti. Nonostante mi avesse anche fatta piangere, lui era stato il primo a rendermi felice, anzi, a rendermi viva. Quando ero con lui vivevo, vivevo emozioni forti che non avevo mai provato prima. Non sapevo se lo amavo, amare era una parola grossa di cui tra l'altro non ne conoscevo il vero significato, ma ero sicura che poco ci mancava. Ero pazzamente innamorata di lui. E non adoravo solo il suo lato dolce, fresco, cristallino, angelico, ma anche la sua parte burbera, scontrosa, brusca, bollente come la lava, demoniaca. Adoravo tutto di lui. Adoravo il modo in cui a volte mi pareva di vedere una lievissima fossetta sulla sua guancia sinistra quando rideva sinceramente, adoravo il suo sguardo penetrante che riusciva a mettermi in subbuglio, adoravo quando mi dedicava gesti dolci e premurosi, adoravo il modo possessivo che aveva nei miei confronti quando eravamo in presenza di altre persone, adoravo come mi stringeva a sé protettivo, adoravo quando mi guardava in modo languido, bramoso di riempire lo spazio che c'era tra di noi, adoravo il modo in cui mi baciava facendo aderire perfettamente i nostri corpi come se fossero pezzi di uno stesso puzzle.
Proprio quando le cose stavano andando bene... Perché avevo tutta quella sfortuna? Perché non potevo vivere la mia vita il più tranquillamente possibile con le persone che amavo?

Occhi rosso sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora