( chapter one )

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summer, 2016.

odiava quell'atmosfera. odiava quelle luci malpiazzate che nient'altro facevano che abbagliarlo in un solo gesto. odiava quel lurido posto in cui era obbligato ad esibirsi e condividere la sua stessa arte con persone che non erano minimamente interessate a dar attenzione a ciò che lui aveva prodotto con così tanta passione. odiava quella realtà, che fino a pochi anni prima sembrava un sogno irraggiungibile.
tyler o d i a v a non poter avere lui al suo fianco. non poter sentire la sua voce rassicurante, anche quando si lamentava di quando i suoi genitori lo chiudevano nella casa sull'albero del loro giardino, il quale tyler era sempre pronto a raggiungere. c'erano sempre, l'uno per l'altro. eppure, lui non è lì. eppure, i loro sguardi non s'incontravano da ormai quindici anni. malgrado tutto, tyler sarebbe pronto a perdonarlo, qualora si facesse vivo. tyler ci sarebbe comunque per josh e sa che anche lui sarebbe pronto a raggiungere quel lurido locale, se ne avesse la possibilità.
è proprio quando impugna, per la prima volta nella serata, l'ukulele, pronto a salire sul palco, che il suo sguardo si posa sull'entrata del locale, non potendo non notare una chioma rossa irrompere in mezzo alla folla, che quella sera sembra essere più caotica del solito. è lì, in quell'esatto momento, che rivede in quegli occhi marroni lo sguardo ingenuo, ma terribilmente furbo, del bambino dai capelli castani che l'aveva accompagnato durante ogni sua avventura. è proprio in quello sguardo, che tyler ha da sempre desiderato di incontrare nuovamente, che egli trova ancora un barlume di speranza, tra tutta quella solitudine e quello sconforto.

summer, 2001.

« sta finendo. » queste due parole escono come un sussurro dalle labbra di tyler, seguito poi da un sospiro; il tono usato dal ragazzino pare particolarmente inopportuno rispetto alla situazione che li circonda. Sdraiati su un prato verde, con le mani congiunte dietro al capo e lo sguardo rivolto verso il cielo azzurro, lui e josh scrutano il testamento sereno come se fosse molto più interessante dei loro compagni di scuola, occupati in un conto alla rovescia alla fine di quello che viene considerato dalla maggior parte di loro come un inferno. chi altro, più di tyler, può confermare questa teoria? egli ha solo tredici anni, eppure pensa di aver già visto abbastanza per definire quel posto con una simile metafora.
« sta finendo! » ripete, josh, con decisamente più entusiasmo dell'amico, contrapponendo il suo tono esaltato a quello piuttosto malinconico di tyler. una caratteristica che differenzia nettamente i due ragazzi è proprio questa: essendo josh una persona generalmente aperta ed estroversa con gli altri, gli viene decisamente più facile esprimere i suoi sentimenti con il suo migliore amico. tyler, per quanta fiducia riponga nel ragazzo, ritiene complicato aprirsi completamente anche con la persona che più l'ha aiutato durante i suoi momenti più bui e difficili.
tyler rivolge lo sguardo all'amico di fianco a sé, muovendo leggermente il capo verso la sua direzione; scruta per poco il suo volto, notando il suo sorriso dipinto sulle sue labbra. è proprio in quel momento che si chiede come egli possa essere così spensierato ed apparentemente senza problemi; perché tyler sa che quella che indossa è solo una maschera, per nascondere ogni minimo particolare che potrebbe far intuire il suo vero stato d'animo agli altri. per nascondere ogni piccola crepa che si è procurato in quella che definisce come ' ' casa ' '. se lo chiede spesso, tyler, come faccia josh a vivere in certe condizioni e qualche volta se lo domanda anche lui, tra sé e sé, senza trovare una risposta logica che lo soddisfi e che potrebbe aiutarlo a superare quella situazione.
josh si è accorto che gli occhi dell'amico sono puntati sul suo viso, ma non ci fa poi così caso, forse perché non gli dispiace più di tanto, se non per il fatto che non può ricambiare i suoi sguardi. quanto vorrebbe perdersi in quegli occhi marroni, in quel momento. eppure, sa che se lo facesse mettere in imbarazzo sia tyler, sia se stesso.
la domanda è, per quale motivo sta anche solo pensando ad una cosa del genere? è il suo migliore amico, per quale assurda ragione certi pensieri gli invadono la testa? quello che non sa, è che le stesse osservazioni le ha fatte anche lo stesso tyler, provocando delle serie preoccupazioni dentro di lui.
il frastuono che essi riescono ad udire in lontananza fa da interferenza ai loro pensieri, cosicché entrambi portassero la loro attenzione sulla massa di ragazzini che si è formata poco più in là. tyler si gira velocemente verso sinistra, sollevando la parte superiore del suo corpo con l'aiuto degli avambracci; mentre josh si alza da terra, segue ogni movimento del ragazzo, posando successivamente lo sguardo sui loro compagni, intendi a dileguarsi fugacemente dal giardino della scuola.
« è l'ora, a quanto pare. » la frase di tyler è seguita da un leggero sospiro da parte di egli, che rivolge poi lo sguardo a josh, di fianco a lui. non potendosene stare con le mani in mano per molto tempo, decidono di seguire gli altri all'uscita della scuola, nonostante i loro passi siamo decisamente meno celeri di quelli degli altri.
l'idea di ritornare a casa non gli alletta particolarmente, per cui, una volta superata la soglia del portone della scuola e ritrovatisi sul marciapiede che costeggia la strada, decidono di dirigersi verso la loro vera casa: quella sull'albero. essa si trova nel giardino dell'abitazione di josh, ma è piuttosto semplice raggiungerla senza essere notati dallo sguardo particolarmente investigatore della madre, che non si lascia scappare neanche una mossa del figlio.
durante il tragitto, tyler ha tenuto tutto il tempo gli occhi puntati sull'asfalto, rivolgendo lo sguardo, di volta in volta, alle scarpe nere che indossa. josh, invece, è occupato a scrutare l'ambiente a lui circostante, con il suo solito sguardo curioso; ha sempre guardato la realtà come se fosse la prima volta che lo faccia. è sempre stato capace a guardare le cose anche quotidiane e semplici della vita come nuove, senza farsi scappare neanche il minimo particolare. tyler invidia il suo modo ottimistico di prendere la vita; invidia il fatto che egli riesca a vedere la luce anche in mezzo a tutta quell'oscurità. quanto vorrebbe poter godere anche di una piccola parte dell'ottimismo e della spensieratezza dell'amico, ma è fin troppo diverso da lui per poter vantare delle simili qualità, un giorno. almeno lui è al suo fianco e questo gli basta.
è veramente imbarazzante, quel silenzio, ma nessuno dei due sembra intenzionato a romperlo, quasi come se entrambi siano troppo occupati ad ascoltare i loro pensieri. è così strano, a volte, il loro modo di trascorrere del tempo insieme. possono essere troppo silenziosi, come possono essere troppo rumorosi. per non parlare delle altre mille contraddizioni del loro rapporto, che aiutano a rendere la loro relazione d'amicizia ancora più salda ed unita.
tyler non sa esattamente dove sta andando, se sta percorrendo la strada giusta per arrivare alla loro destinazione; infatti, si limita a seguire i passi di josh e quando quest'ultimo si blocca improvvisamente, capisce che la meta è stata raggiunta. alza lo sguardo, sollevando il capo, rimanendo catturato dalla figura della casa sull'albero davanti a lui; essa, costruita interamente in legno dal padre di josh, è adornata da piccole luci, in quel momento spente, che di solito emanano un bagliore dal colore caldo che fa sentire i due ragazzi veramente a casa. queste decorazione luminose sono minuziosamente appese agli alberi intorno alla piccola tana dei due migliori amici; perché sì, la famiglia dun dispone di quello che si può definire un bosco, che loro chiamano cortile in modo figurato. facendosi spazio tra l'erba incolta del boschetto in miniatura che caratterizza casa di josh, arrivano finalmente dinnanzi alla loro dimora, che prima potevano scrutare con qualche difficoltà. è così che, contrapponendosi alla loro camminata lenta e decisamente svogliata che hanno adottato precedentemente, i due ragazzi aumentano la velocità dei loro passi; velocemente salgono le scalette in legno che li avrebbe portati all'interno della piccola casa, pronti a catapultarsi nel loro mondo personale che hanno costruito insieme con l'immaginazione e la fantasia, forse in modo troppo ingenuo per due tredicenni come loro.

/ spazio autrice:
ciao a tutti! come prima cosa, volevo dire che questa è la prima vera fanfiction che scrivo, quindi spero che questo capitolo non faccia troppo schifo!
inoltre, volevo ringraziare @-toogood- per avermi aiutata con la trama e per la meravigliosa copertina di questa fanfiction!
votate o commentate se questo primo capitolo vi è piaciuto, mi farebbe veramente piacere! |-/

/ treehøuse ; jøshler /Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora