Storia n°16 ~ Il Dottor Ambra

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Non si ha mai idea di quanto la nostra mente sia ampia e di quante capacità ha. Per rendercene conto bisogna studiare per molti anni diversi campi neurologici e psicologici, terapie, anatomia e fisiolosia dell'encefalo e così via.

Uno che face tutto ciò, ed aveva quasi il potere di controllare una mente da quanto le conoscesse bene, fu il Dottor Ambra.

Era uno psichiatra, molto famoso in tutto il suo Paese. Lo chiamavano a girare ogni struttura che avesse bisogno di lui, per riuscire e curare o tranquillizzare pazienti particolari che nessun altro psichiatra o psicoterapeuta avesse mai curato. Anche volontariamente.

Quando però l'intera nazione fu colpita da una gravissima crisi economica, il Dott Ambra non veniva più chiamato così spesso, e la retribuzione era davvero molto bassa rispetto a quanto chiedeva prima. Decise quindi di prendersi un posto fisso dove lavorare, come se fosse una specie di dipendente di una struttura.

Fu chiamato in un OPG ovvero "Ospedale Psichiatrico Giudiziario", quello che rozzamente potremmo definire un moderno manicomio criminale.

Ambra doveva fare una specie di profilo psichiatrico del paziente (imputato) e decidere o no, con diverse e varie sedute, se il paziente aveva bisogno di un soggiorno nella struttura dove lavorava, o poteva anche seguire delle sedute regolari con un terapeuta e poter scontare i suoi anni di condanna come la legge di norma prevedeva.

Impiego faticoso. Talmente tanto che le giornate divennero sempre più corte per lui. Il giorno e la notte non avevano più differenza. Passava talmente tante ore con i detenuti, gli imputati, i giudici, gli avvocati, le guardie carcerarie e i parenti dei pazienti, che ormai lui non aveva più una vita.

Ma ciò che cambiò completamente la visione professionale di una mente del Dott. Ambra, fu un paziente in particolare, dal nome ovviamente sconosciuto perché censurato dai suoi diritti.

Da ciò che riportò Ambra, il paziente sembrava a primo impatto la persona più tranquilla e pacifica del mondo. Bastava solo parlarci un attimo per capire che qualcosa non andava.

Erano costanti i riferimenti a Satana, spiriti maligni, angeli e immagini di Dio che lo accusava di qualcosa che aveva fatto in passato. Ma nemmeno il soggetto capiva cosa.

Alla domanda se fosse stato lui a legare una coppia di ventenni innamorati dentro ad un boiler di vetro e riempito questo di acido, lui non aveva alcun problema ad affermarlo. Ma lo faceva con molta tranquillità.

In aula descrisse minuziosamente ogni cosa che fece ai due corpi. E aggiunse altri dettagli, che non sembravano rientrare nelle due vittime (come ad esempio gli occhi a mandorla, la mancanza dei capelli...) come se ce ne fossero state altre. Ma qua lui rispondeva che non tutto era dovuto al suo corpo, bensì da migliaia di anime.

Ciò fu preso come un avvertimento in aula, come se lui dicesse "Io non sto operando da solo, siamo in tantissimi a fare tutto questo". E raccontava tutto, anche sapendo di aver sbagliato, di essere andato contro la legge. Ma sembrava che provasse solo e unicamente pace. Nient'altro.

Raccontò non solo della coppia, ma anche di bambini, anziani, disabili, ragazzini, madri con figli, padri con figlie. Senza risparmiare alcun dettaglio. E se gli avvocati a fare domande su particolari, esitassero un poco a chiedere cose particolari, lui non aveva problemi a dire in modo chiaro e tondo ciò che loro cercavano di dirgli. Ad esempio:

"Quindi è stato Lei a legare la sig. ***** in modo e maniera che le sue..."

"... nudità?"

"...sì... le sue nudità fossero ben visibili?"

"Sì, sono stato io."

"Non era in compagnia di qualcuno che La aiutava?"

"Eravamo soltanto io, la ragazza e il suo fidanzato."

In ogni caso, quando gli fosse chiesto il motivo per cui avesse commesso tale abominio, lui rispondeva dicendo che furono state forze maggiori a costringerlo. Ed era per quel motivo che era tranquillo della sua fine, qualunque esse fosse. Ma lui non parlava di Dio, e questo il Dott. Ambra lo sapeva benissimo.

Tant'è che alla quarta seduta settimanale con il paziente, il dottore uscì di corsa dall'aula dove interrogava i pazienti, e vomitò. Vomitò l'anima, in modo impressionante. E urlava di chiudere la porta, che nessuno doveva entrare, nessuno doveva ascoltarlo.

Inizialmente si pensava che i dettagli fossero scesi troppo sul singolare, ma dopo qualche giorno di ricovero in ospedale, il Dottore affermò che non c'entrava nulla ciò che diceva, bensì come si muoveva e cosa trasmetteva.

Raccontava di occhi di fuoco, e uno strano rumore sotto alla sua voce, come urla e pianti strazianti, talmente lievi quanto riconoscibili.

Alla quinta seduta fece portare via il paziente, tranquillissimo come sempre, e lui rimase nella sua stanza per qualche ora, seduto a fissare il muro. E il giorno dopo sembrava tranquillo e beato proprio come il paziente del giorno prima, oramai rinchiuso nel OPG.

Raccontava di una forza che lo aiutava e gli avesse fatto capire come comportarsi in futuro, sempre, con ogni paziente gli capitasse davanti.

E qua lui cambiò. Almeno: con i pazienti. Entravano nella sala in un modo e ne uscivano spaventati, sconvolti, impauriti, che dicevano a volte cose a caso, senza un senso.

L'ultimo che il Dottor Ambra fece chiudere nel OPG, prima che anche quelli venissero chiusi come i manicomi, disse ad una guardie che stava fuori dallo stanzino:

"La prego, m aiuti!" le lacrime agli occhi e il muso sul naso come un bambino "Quel medico è pazzo! Sa dove sono i miei cari, sa dove va a scuola la mia piccola bambina! Mi ha detto che li vuole uccidere tutti, uno ad uno. Non lascerà scampo neanche al cane! E darà la colpa a me, dicendo che sono impazzito, dicendo che devo essere rinchiuso in questa struttura. Ma non è vero, io sto benissimo!" la guardia, ovviamente, lo fissava come se fosse fatto di qualche sostanza allucinogena "La prego, stava uscendo dalla finestra, lo so, me lo ha detto! E mi ha detto che sarebbe andato a casa mia e far loro del male! Non posso permetterglielo, la prego mi accompagni!"

"Signore, si calmi e si sieda, chiamo il Dottore."

"No! Ucciderà anche lei!"

"Guardi, le consiglio di restare qua fino a che il Dottore non torna. A quanto pare è uscito a prendere una boccata d'aria dalla porta sul retro. Ora stia fermo qua, provo a chiamarlo." peccato che non rispose nessuno.

Passarono i minuti e le ore, ed il paziente stava impazzendo seriamente dalla preoccupazione, tanto che con violenza scappò dalle due guardie e corse a casa.

Forse mezz'ora, o forse quaranta minuti dopo, la vicina chiama la polizia e i soccorsi dicendo che sente urla, femminili, di bambini e di un uomo.

Ma quando arrivarono i soccorsi c'era solo il paziente con un coltello che se lo teneva alla gola.

"L'ho visto ucciderle! Lo ha fatto quel pazzo! Me le ha uccise davanti a me!"

Venne lui chiesto chi fosse l'individuo alla quale si riferisse, ma non appena urlo il nome del Dott. Ambra tutti si zittirono. Lo credevano davvero matto, e andava rinchiuso, aveva appena ucciso tutta la sua famiglia, cane compreso.

"Posi l'arma e faccia cinque passi in avanti, con la mani in alto e bene in vista."

"No! Le ha uccise! Sono finito! Finito!" piangeva come un disperato sopra alle forze dell'ordine che chiedevano di posare il coltello. Poi il volta dell'uomo cambiò: gli occhi si sbarrarono, la bocca si chiuse, la mascella si contrasse. Lo aveva visto, tra la folla, il Dottore. Era li che lo fissava sorridendo.

"Maledetto!" urlò correndo verso di lui, ma senza che nessun poliziotto sparò, l'uomo cadde a terra. La testa completamente rigirata, i polmoni collassati e il cuore imploso.

Quell'uomo rimase un pazzo che uccise la sua famiglia, il Dottor Ambra rimase un rinomato psichiatra e soltanto una guardia affermò che, tutto sommato, quell'Ambra era strano. Ed era davvero in mezzo alla folla quel giorno, che sorrideva compiaciuto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 13, 2016 ⏰

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