Storia n°2 ~ Il mio Angelo Custode

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Questa è una storia vera, non mi sto inventando qualcosa, proprio nulla.

Ogni volta che la racconto mi prendono per pazzo. Ogni volta finisco sempre in casa mia.

Iniziò tutto quando mi regalarono una chitarra. Amavo suonarla. Poi scoprii il metal. E amavo quel genere musicale.

Iniziò davvero tutto, quando mi addormentai in camera mia, lasciando a volume minimo il disco metal nel mangia cassette. Erano venti traccie, tutte da dieci minuti. Tre ore e venti di puro metal. Rumore che diventa musica incredibile. Mi svegliai che ero stanco, stanchissimo. Come se qualcuno mi avesse mangiato le energie da dentro.

Invece di essere riposato ero stanchissimo.

Le traccie si erano appena concluse. E per non so quale motivo feci ripartire d

capo la cassetta. Così per dieci ore. Mettevo la musica, dormivo, finiva, mi svegliavo e la rimettevo.

Diventai dipendente da quella musica, da quelle melodie distorte e ricche di odio, rabbia o, stranamente, amore. Dopo un mese di continuo ascolto metal, iniziai a deprimermi.

A quindici anni entrai nel mondo della droga, dell'alcool e dell'autolesionismo. Ne avevo bisogno, me lo sentivo dentro. Sentivo una voce dentro di me, una specie di secondo me, estraneo alla mia vita, che stava iniziando a comandarmi.

Avevo "allucinazioni", come le chiamavano gli psichiatri. Io le chiamavo apparizioni. Era il mio angelo. Era un ragazzo tutto nero, un'ombra con un sorriso enorme, ambiguo, che partiva da dietro un occhio e finiva da dietro un altro. Occhi tondi, bianchi come due fari. Storgeva la testa verso destra, poi subito dopo a sinistra.

Mi diceva tante cose, mi prendeva le mani e le muoveva per me, mi entrava dentro e mi faceva fare ciò che voleva. Diventavo speciale quando entrava in me, ma a quanto pare solo io potevo vederlo o sentirlo.

Una sera, avevo diciotto anni appena compiuti, entrò dentro di me come tante volte. Mi fa cadere dalla finestra. Metto le mani davanti a me. Sento un CRIOAK e atterro. Sento un dolore lancinante alla mano sinistra, ma non riesco a urlare, parlare, aprire bocca. Lui mi dice di non farlo ed io non lo faccio.

Mi alzo in piedi, mi guardo la mano destra: intatta e perfetta. Guardo la sinistra: mostruosamente distrutta. Falangi fuori posto, pollice penzolante e mignolo verso l'esterno. La guardo senza stupore, non mi spavento.

Lui mi conduce in un bosco, in un

capanno abbandonato. Mi fa entrare e dentro ci sono asce, seghe, martelli macchiati di sangue. Arti appesi al muro con dei chiodi.

Stranamente il luogo mi è famigliare, mi sento a mio agio. Inizio a ridere, in piedi. Solo la bocca ride, ma la mia faccia soffre. Lo sapevo perché mi guardavo in uno specchio incorniciato da dita umane, anche di bambini, di feti, neonati. Sopracciglia verso il basso, sorriso verso l'alto, occhi neutri. E ridevo incontrollatamente.

Lui mi dice che devo prendere l'ascia. La prendo. Mi dice ci andare fuori dal bosco, verso il parco. Ci vado, con l'ascia nella mano buona, strusciando l'attrezzo per terra. Inizio a ripetere il testo di una canzone metal, mia. A quel tempo le scrivevo anche. Avevo dei fan. Avevo creato il metal depresso. Recitato lentamente le parole di questa mia canzone. Mi rilassava ed ero stranamente agitato. Arrivo al parco e vedo un barbone. Sta male, non si muove neppure bene.

Lui mi dice di prenderlo e portarlo nel capanno. Lo faccio. Lui mi dice di legarlo perché non va bene che si dimeni in quel modo. Eseguo.

"Colpisci." Mi dice nell'orecchio.

Guardo negli occhi dell'uomo che implora pietà. Tiro un colpo secco, orizzontale, sulla sua gola. Il collo si divide a metà. La mia faccia impassibile guarda il sangue uscirne fuori. A getto. Gli occhi spenti dell'uomo sembrano miei.

Lui mi dice di continuare, ma io mi fermo, non voglio più. No.

Svenni in mezzo al bosco.

Mi ritrovai in una casetta, accogliente. Guardo nelle pareti, foto felici di un uomo felice. È padre, marito e possessore di tre cani. Lui esce dal mio corpo. Mi guarda e dice: "Per punizione dovrai fare ciò che ti farò vedere."

Noto che un cane è chiuso in una gabbia, che sembra aver tirato fuori il mio angelo. Il cane non guarda me, guarda lui. Il cane lo vede.

Lui prende il cane, che sta zitto, stranamente. Lo afferra per la pelle dietro il collo. E di netto taglia la testa alla bestia.

Dopo di che mi fa salire nella camera di un bambino di più o meno sette anni. Mette la testa davanti al letto.

Ripete la cosa con un altro cane. Più piccolo, più indifeso. Mette la testa del cagnolino sopra la culla di un bimbo di pochi anni.

Poi tocca al cane più anziano. Quello più vicino al suo padrone. Mette la testa davanti alla finestra della camera da letto del padre.

Chiedo cosa debba fare al mio angelo e lui risponde: "Hai fatto tutto te. Io non ho fatto nulla!" E mi torna dentro. Mi fa scappare da quella casa, facendo rumore e lasciandomi la grida e i pianti alle spalle.

Vado in una fattoria. Una fattoria dove c'è solo un maiale. Con la stessa ascia mi taglio la mano sinistra, me la bendo con i vestiti. Ammazzo quel povero maiale. Gli taglio due zampe: una anteriore ed una posteriore.

La anteriore la lego al mio polso.

Inizio a ridere come a inizio serata.

Corro al capannone, ho un tesoro tra le mani!

Mi taglio l'altra mano e dal mio angelo mi ci faccio legare l'altra zampa. Mi diceva lui cosa fare. Ho fatto tutto quello che mi diceva di fare. Ho iniziato a strisciare la faccia contro la parete piena di borchie. Vedo il mio occhio cadere.

Lui mi benda tutto il viso.

Decido di tornare nella casa, di farmi vedere, ero troppo speciale!

Mi avvicino alla casa gridando, a zampe all'aria: "Io ho ucciso i vostri cani e il barbone nel parco! Io! Ho pure le zampe di maiale!"

La polizia compare da dietro l'angolo. L'Angelo esce da me.

Sorride.

Storge la testa.

Prima a destra poi a sinistra.

Scompare.

Torno in me. Mi guardo. Guardo che ho fatto.

Voglio morire.

"UCCIDETEMI" grido agli agenti. "VI PREGO UCCIDETEMI!"

Mi chiusero in un ospedale psichiatrico.

Poi mi fecero tornare a casa. È lì che il mio angelo mi stava aspettando.

Ora mi ha detto: "Scrivi la tua storia a chi non ne sentirà piu"

Buona notte caro lettore.

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