L'arrivo

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Al momento sono in auto. Sto viaggiando da molte ore ormai, ma ancora non vedo traccia di case, semafori o gente che cammina. Per motivi di lavoro mio padre ha dovuto accettare il trasferimento in un una città non molto lontana da dove abitavamo, mi sembra di ricordare che si chiamasse Kidderminster...boh. Comunque io e la mamma non eravamo per niente d'accordo con questa idea, ma non potevamo fare nulla : vogliamo entrambi molto bene a papà, ma a volte sarebbe bene non volergiene per un po'. Inoltre, non sono arrabbiato perché ho dovuto lasciare i miei amici (visto che non ne ho mai avuti molti), ma per il fatto che non voglio farmi una nuova vita. Quella di prima mi andava benissimo. Avevamo una villa circondata da giardini, un cuoco e delle domestiche che ci servivano abbastanza bene, e poi c'era una ragazza alla quale piacevo, ma di lei non mi importa : infondo era solo una poveretta.

***

Stiamo scaricando la valigie dalla macchina : è difficile quando non c'è nessuno che lo fa al posto tuo. Papà dice che ci abitueremo subito alla nostra nuova vita, non ci servirà altra gente per essere felici. Io non sono pienamente d'accordo, ma annuisco obbediente e lo aiuto. Una volta dentro casa capisco davvero la gravità della situazione, ma preferisco dare ragione all'evidenza : sono troppo pessimista. Certo, non è la nostra villa, ma mi abituerò, prima o poi. Sono stanco, ed è tardi, qindi vado nella mia stanza e inizio a dormire... Quasi dimenticavo! Domani ci sarà il mio primo giorno di scuola.

***

Sono appena entrato in classe e già non mi convince niente: certo, non mi aspettavo un college come quello dove papà aveva promesso di mandarmi, uno dove vanno tutti i figli di famiglie ricche intendo, ma qui...non lo so, sento un'aria strana. Cerco di parlare con due ragazzi, li saluto, ma loro iniziano a ridere e quindi decido di andare a sedere in fondo all'aula. Ad un certo punto, durante la ricreazione, una ragazza dal capelli rossi e gli occhi verdi mi si avvicina e mi dice "Ciao! Io sono Rose! Tu come ti chiami?"
Nah, troppo allegra per i miei gusti, meglio non risponderle.
"Ehi, mi hai sentita?"
"Scorpius"
"Cosa?"
"Hai capito, è il mio nome"
"Oh, scusami! Piacere di conoscerti comunque".
Poi si avvicina anche un ragazzo e le chiede se vuole fare merenda con lei, che accetta a mi invita a stare con loro. Io rifiuto, ovviamente, e lei mi dice solo "Ci vediamo domani". A dirla tutta mi era sembrata bella : il colore dei suoi capelli era così forte che mi è rimasto impresso nella rétina. Non voglio farmi illusioni. Tutti abbiamo lati nascosti, e solo chi è intuitivo riesce a percepirli subito.

-Scorpius.

Non ti biasimo se mi odi || scoroseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora