Love is love when I'm with you. Love is darkness when I'm without you.

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Genn, con gli aeroporti, c'aveva sempre avuto un rapporto particolarmente conflittuale; in alcune situazioni li amava, tanto che quand'era particolarmente a corto di idee prendeva il treno e si recava a Gatwick, per osservare la gente che passava, che si ritrovava o si diceva addio con le lacrime agli occhi, ma altre volte – come quel giorno in particolare - gli aeroporti li odiava proprio perché lui non era bravo con i saluti, non lo era mai stato, anche se con le parole di solito ci andava a braccetto.

Heathrow, quella mattina, era se possibile più caotico del solito, con un numero imprecisato e spropositato di cinesi (o giapponesi, non erano mai stati in grado di distinguerli solamente guardandoli) che correvano in branco da un gate all'altro, e questa confusione non faceva altro che innervosire ancora di più Gennaro, di per sé già di cattivo umore.

«Lo dicevo io che era meglio Gatwick.»

«Gennà mica l'ho deciso io da dove far partire l'aereo!»

«Potevate sceglierne uno che partiva da lì!» aveva risposto stizzito a McFly.

La verità, era che Genn era un tipo abitudinario, che si affezionava difficilmente alle persone, ma quando questo succedeva in quel rapporto, di qualunque tipo esso fosse, ci si buttava a capofitto, ed una situazione come quella non poteva che farlo soffrire come un cane.

Antonio partiva.

Era un concetto così semplice da capire eppure così difficile da accettare e metabolizzare che quando McFly aveva fatto il suo grande annuncio – "Regà, Francesco si iscrive all'università a Napoli il prossimo semestre. Ho deciso che tornerò in Italia con lui" – Genn l'aveva guardato intensamente per qualche secondo o poco più, continuando a mangiare il suo pollo con nonchalance e senza fare commenti in merito – "Antò, mi versi un po' d'acqua per favore? – lasciando tutti ancora più sconvolti e confusi, McFly per primo.

Antonio, però, conosceva Gennaro come le sue tasche, e lo sapeva benissimo che il suo evitare l'argomento era un puro e semplice meccanismo di difesa: finché non l'avesse detto ad alta voce non sarebbe stato reale, e così per un paio di giorni aveva continuato a far finta di nulla anche quando si trovavano al lavoro o McFly andava nel loro appartamento.

Il terzo giorno, però, il commento era arrivato.

«Mi mancherai.»

Laconico e conciso, tipico di Gennaro.

Ora che si trovavano nell'impersonale sala d'attesa dell'aeroporto, però, la realtà aveva colpito Genn come un fiume in piena.

Antonio partiva.

Partiva.

Tornava in Italia, a Napoli, e chissà quando si sarebbero rivisti; Gennaro aveva iniziato a piangere silenziosamente abbandonato mollemente su una scomoda poltroncina della sala d'attesa dell'aeroporto di Heathrow.

Antonio aveva gli occhi lucidi ed un groppo alla gola che proprio non ne voleva sapere di andarsene; si era avvicinato ad Alessio, e gli aveva posato una mano sulla spalla, facendogli cenno col capo di allontanarsi dal resto del gruppo.

«Alè, grazie.»

Alex l'aveva guardato visibilmente confuso sbattendo un paio di volte le palpebre.

«Per cosa?»

«Un po' per tutto, per tutto quello che mi hai dato in questi anni, e soprattutto per Gennaro. Da quando ci sei tu è felice, ma felice davvero, non avrebbe potuto trovare un compagno migliore.» ed Alex aveva sentito il proprio petto gonfiarsi appena a quelle parole, perché se lo diceva McFly, doveva per forza essere vero, lui che non esagerava mai, che evitava accuratamente di parlare di sentimenti e la buttava sul ridere ogni volta che poteva.

I like it when you sleep, for you are so beautiful and yet so unaware of it.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora