CAPITOLO 2 "la verita' nascosta"

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Erano ore ormai che sferravo colpi su quel che doveva essere la rappresentazione di un uomo fatta di gomma piuma.
Sentivo il solito bruciore alle nocche mentre senza mai fermarmi sferravo altri pugni.
Dovevano essere colpi perfetti, dovevo esser in grado di uccidere o quanto meno ferire gravemente con un solo colpo e l'allenamento e' fondamentale o almeno quella era la scusa che usavo per venire qui ogni volta che avevo bisogno di sfogarmi.
La rabbia non e' sempre facile da gestire e questo e' uno dei piccoli trucchetti di famiglia per spegnerla.
C'e' questo e poi ci sono le missioni suicide, ma io preferisco di gran lunga dare colpi a qualcuno che non possa uccidermi.
La maglia bianca era completamente fradicia ed si stava appiccicando alla mia pelle, era una sensazione stranamente piacevole.
Sentire che il mio corpo faceva fatica voleva dire che stava funzionando e questo non puo' che rendermi felice.
Mi fermo un attimo ed osservo il manichino che dondola verso tutte le direzioni.
Il cuore batte all'impazzata, non tanto per la stanchezza quanto per l'euforia.
Combattere mi dava questo effetto anche se era solo finzione.
Il mio petto si alza e si abbassa sempre piu' lentamente mentre il manichino cerca di ristabilire il suo equilibrio.
<<Devi smetterla di essere un codardo Johan, non devi mettere in ridicolo la tua famiglia.>>
Mi ripete una voce nella mia testa.
Sferrai un altro pugno, questa volta era piu' forte e molto piu' preciso.
<< Un vero milites non esita mai, lo sai questo figliolo?>>
Rimasi immobile mentre la mia vittima di gomma piuma veniva spinta bruscamente all'indietro.
<<Un vero guerriero lotta per cio' che e' giusto!>>
Alzai la gamba e gli diedi un calcio.
Il mio corpo era tesissimo e sentivo i muscoli delle braccia ancora contratti.
Per qualche secondo la marionetta rimase stesa per terra e un sorriso si fece largo sul mio volto.
- Grazie per i tuoi preziosi consigli papa'-
Dissi osservando attentamente la mia vittima.
Feci un passo in dietro ed afferrai la mia bottiglietta d'acqua.
Anche questa volta era andata piu' tosto bene, anche se non era abbastanza.
L'acqua era piacevolmente fresca mentre sentivo la mia gola trangugiarla.
"E' l'ora delle armi, Johan"
Mi dissi.
Svogliatamente mi allontanai raggiungendo il nuovo reparto del centro addestramenti, gli altri sarebbero venuti tra un paio d'ore e in tanto questo posto era tutto mio, amo questi spazi larghi ,quando sono solo riescono a farmi pensare e aiutano il mio umore a stare bene, odio i posti stretti e pieni di gente, non riesci nemmeno a respirare e diventa tutto piu'
confuso, ogni suono, rumore, ogni emozione sembrano amplificarsi per tutte le persone presenti nella stanza e,invece, qui, adesso e' tutto piu' bello.
Alzai gli occhi alla ricerca del cartello con su scritto"armi".
Reparto caccia, Reparto suoni, reparto paure, reparto archi, reparto armi da sparo antiche e... reparto armi generiche.
Mi fermai davanti ad una delle tante porte grigie alzai la maniglia ed apri'.
La stanza era tra le piu' grandi.
Era piena di vari attrezzi posti qua e la', insieme a vere e proprie armi piu' o meno fatali.
C'e' ne erano un paio per ogni tipo: da dei semplicissimi coltelli, a delle spade affilatissime e pesanti, ed ha dei nuovi marchingegni appena usciti dal reparto inventori.
Potevano essere delle piccole bombe quasi invisibili a occhio nudo a degli strani aggegi dove dovevi puntare e uno strano rumore ne sarebbe uscito facendo cadere a terra tutti.
Queste nuove armi non venivano molto usate da noi, usiamo piu' quelle tradizionali e manuali, queste qui sono per quel gruppo di spie se sempre cosi' si possano chiamare.
Sono esseri orrendi, scelti e addestrati per confondere le menti, per entrare nelle menti atrui, sono esseri che agiscono nell'ombra e sono tra i piu' crudeli e letali.
Non gli sopporto.
Trovo inconcepibile il loro modo di fare, uccidono alle spalle e giocano con le menti altrui per far stare tutto al loro posto.
Vado nella pila di coltelli e ne prendo qualcuno.
Sono tutti piccoli e dalle lame non troppo affilate.
Sono leggeri e perfetti per essere lanciati contro qualcuno.
Mi avvicino al nostro "tiro a versaglio", tiro un lungo sospiro e ne prendo uno.
Afferro subito l'impugnatura, faccio un passo in dietro e piego leggermente le gambe.
Fisso il centro con attenzione e tiro.
Il primo centra subito il versaglio e lo trafigge.
Sorrido.
Queste restano una delle mie armi preferite, possono essere letali quanto innoque e sono capaci di qualsiasi cosa dal bloccare al trafiggere senza pieta'.
Sono piccole e meno devastanti e tutto sta nella persona e nella sua precisione, non come quei aggeggi elettronici dove devi solo cliccare un pulsante.
Lentamente prendo l'altro coltello, questo e' leggermente piu' grande e piu' affilato.
Rilasso le spalle e chiudo gli occhi.
"Un altro tiro perfetto."
Spalanco gli occhi e senza esitazioni lo lancio.
Sento il sibilio della lama mentre taglia l'aria e poi un tonfo.
- Merda.- Dico a denti stretti fissando il coltello che si e' infilato in una fessura della parete a pochi millimetri del vero versaglio.
<< Finche' non avrai le capacita' necessarie resterai qui.>>
Mi ripete la mia mente imitando la voce autorevole e arrabbiata di mio padre.
- Non le sopporto.-
Disse una voce entrando a passi svelti.
All'improvviso la porta si spalanco' rivelando una figura alta.
I suoi capelli castani erano arruffati, i suoi occhi verdi leggermente dilatati.
Le sue guance invece erano rosse dalla rabbia, cosa che succedeva molto spesso a Cassie.
- Quelle vipere!-Urlo' con rabbia.
Diede un calcio ad un tappetino vicino all'entrata.
Nonostante i suoi quindici anni era davvero brava nel combattimento e conosceva a memoria tutte le armi di questo posto anche se si allenava solo da pochissimo.
Era una delle candidate piu' forti per il ruolo di milites, era un vero e proprio talento naturale.
-" Buon giorno anche a te, sorellina-"
Dissi sarcastico cercando di non scoppiare a ridere.
- Ciao, Jojo- Disse lanciandomi una occhiataccia.
- Hai un aspetto orribile.-
Dissi indicando soprattutto i suoi capelli.
- E' tutta colpa di quelle..."-
Disse con rabbia cercando una parola adeguata.
Non era facile riuscire a spiegare come riuscivano ad irritarti anche solo sorridendo e capivo il suo sforzo nel trovare una parola adatta.
- Stronze-
Decise in fine.
Inizio' a camminare avanti ed indietro brontolando insulti.
- Cosa hanno fatto questa volta?-
Decisi di chiedere.
So che adesso iniziera' a farneticare di quanto fossero insopportabili, ma era uno dei modi per poter capire cosa le frullava nella testa e non era un impresa molto facile, lei non era una ragazzina semplice ma per fortuna riusciva a confidarsi con me e questo mi aiutava a non sentirmi in colpa per quello che avevo fatto in passato.
Mi mordo il labbro fino a sentire il sapore del sangue.
Ero stato un coglione e l'avevo lasciata da sola in balia dei pettegolezzi della gente e a tutto cio' che una ragazzina non dovrebbe mai affrontare, almeno non da sola.
Si fermò di colpo e mi guardo' con aria cupa.
Cercai nel suo sguardo una risposta ma come al solito non ero in grado di coglierla.
Fece un passo in dietro e si sedette per terra, si porto' le gambe al busto e abbasso' lo sguardo restando in silenzio.
" Ti prego, non farlo"
Misi a posto i coltellini e lentamente mi avvicinai a lei sedendomi accanto.
Il suo respiro era calmo il suo corpo all'improvviso sembrava ancora piu' piccolo.
Non voleva guardarmi negli occhi, non voleva mostrarmi il suo volto, probabilmente umido.
- Quando smettera' tutto questo?-
Chiese con voce rauca senza smettere di nascondere il volto.
Raddrizzo la schiena.
Bella domanda.
Non so come una cosa cosi' potra' mai smettere di farti soffrire.
Sospiro grattandomi la nuca.
- Probabilmente mai.-
Dico semplicemente.
Lei alza lo sguardo immediatamente, mostrandomi i suoi occhi sgranati e pieni di spavento e sorpresa, come immaginavo sono umidi.
- Non e' questo il momento in cui il mio dolce fratellone mi dovrebbe dire che andra' tutto bene?-
Esclama all'improvviso ridendo.
- Potrei farlo, ma non sarebbe giusto.-
Dico serio.
Lei mi guarda i suoi occhi sono pieni di tristezza.
- Perche' tu sai meglio di me che smettera' di farti cosi' male il momento in cui l'accetterai.-
Mi guarda confusa ma poi sul suo viso compare un piccolo e leggero sorriso.
- Si vede che sei piu' vecchio di me.-
La fulminai con lo sguardo fingendomi ferito.
Lei scoppio' a ridere.
- Penso che sia ingiusto il fatto che tu sia ancora qui, meriteresti di andare.-
Dice con leggerezza.
All'improvviso sento un peso nel petto e l'aria sembra tesa e soffocante, quasi irrespirabile.
- Gia'-
Dico guardando un punto non ben definito.
Dopo qualche secondo lei afferma:
- Pero', devo ammettere che preferirei non perdere l'unica persona a cui importa di me e ovviamente l'unica che sappia divertirsi.-
Mi da un colpetto affettuoso sul braccio e io le sorrido di rimando.
- Hai saputo della nuova ragazza?-
Chiede guardandomi con curiosità.
Annuisco sospirando.
- L'allarme non suona spesso Cassie.- Affermo senza pensarci troppo.
-Stupido.- Sussurra dandomi un altro colpetto al braccio ma questa volta c'e' solo fastidio nel suo gesto.
- Cosa le accadrà? - Chiede in un sussurro
Il suo volto é all'improvviso preoccupato e malinconico.
So che odia le ingiustizie e so che vorrebbe che non esistessero le guerre, come la sofferenza ma in fondo se non ci fosse neanche noi saremmo qui e tutto quello che ci rende ciò che siamo come la nostra educazione, il modo in cui siamo stati abituati a pensare e la nostra solo esistenza qui sarebbe vana e terribilmente incompleta.
Siamo nati e cresciuti per combattere e non potremmo fare altrimenti.
E'davvero buffo vedere una di noi preoccuparsi per le stesse cose che noi stessi creamo ma so che con il tempo capirà che esistono delle regole importanti, esiste un equilibrio che divide la pace dalla distruzione ed è fragile e bisogna prendersene cura ogni giorno anche a costo di far soffrire qualcuno.
- Non credo che le faranno nulla ma il solo fatto che sia qui è una cosa che non sarebbe dovuta accadere e non penso che le cose saranno facili per lei. Però -
Continuo sorridendole vendendo i suoi occhi all'improvviso colmi di speranza.
- Lei è la figlia di uno dei capi quindi questo la aiuterà, ne sono certo.-
Lei annuisce con energia.
Dopo qualche secondo di alza e allungando la sua mano per aiutarmi ad alzarmi dice:
- Sarà meglio che ci muoviamo fra un po arriveranno gli altri e se Back ci vede fermi senza fare nulla ci uccide.-
-Sei sveglia sorellina.-
Esclamo ridendo e stringendo la sua mano.

Fino all'ultimo respiro 2-la verita' celata-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora