Infilai svogliatamente i soldi nel reggiseno. Era il luogo migliore dove tenerli, soprattutto per una come me in questo quartiere.
La paga di questo pub non è alta ma con i soldi che ogni mese ci da il governo posso permettermi di mangiare delle ottime bistecche e chissà ,magari anche uno di quei paradisiaci budini al cioccolato che fanno in pasticceria.
Mi avvicinai allo specchio dello spoiatoio e afferrai una spazzola.
La maggior parte della gente ormai alla mia età ha un lavoro fisso e invece a me tocca fare la ruota di scorta e bighellonare in giro alla ricerca di qualche piccolo lavoretto.
Sospirai, stanca mentre presi la spazzola e iniziai a districare i nodi in modo lento e ripetitivo.
Sono felice però di trovarmi qui, almeno non sono al posto di Celi'di sicuro per lei le cose sono complicate e davvero noiose ,io non potrei mai vivere come fa lei. Sarà perché sono nata qui, ma l'idea di essere costretta per tutta la vita a lavorare per qualcuno e rischiare ogni volta di essere uccisa non fa per me.
Anche se ci discriminano se ci trattano tutti come o mendicanti o fannulloni o come nel mio caso, puttane, mi va bene.
Lo specchio riflette sempre la stessa immagine, non cambia mai.
Labbra carnose e rosee, occhi neri, capelli perfettamente ordinati e lunghi, ricadono sul seno con delle spesse onde.
Alcune lentigini appaiono dal mio viso, quelle che non sono riuscita a coprire con il fondotinta.
Sbuffo.
Che palle, sempre la solita storia.
Sono come delle stupide ferite riappaiono in continuazione, non importa quanto mi ostini a nasconderle.
Cerco nella mia trust il correttore e ne prendo una grande quantità mettendola sui punti critici.
All'improvviso mi compare davanti agli occhi l'immagine di un viso bianco.
Un volto pieno, pallido tranne che per il leggero rossore naturale delle guancie.
Le sue labbra sono sottili ma non troppo i suoi denti perfettamente bianchi e dritti, ma c'è qualcosa che trasuda una grande preoccupazione e una grande rabbia.
I suoi occhi saettano da una parte all'altra senza mai fermarsi, alla ricerca di qualche segnale di pericolo, metre i suoi capelli goffamente tagliati le arrivano al di sotto del mento.
Sono di un colore chiaro ma non troppo, una metà è visibilmente più lunga dell'altra sembrano ispidi e secchi come se non fossero mai stati curati.
Una cicatrice invece, si fa largo lungo la sua tempia è una linea stretta e lunga eppure ben visibile, come se ci fosse scritto sopra con del evidenziatore "EHY SONO QUI, GUARDATEMI."
Celi'...
Di sicuro tornerà domani con qualche altra novità sul suo corpo. Io proprio non la capisco.
Perché si ostina a imbruttirsi così?
E' nata con uno splendido viso raffinato ed elegante, ha un fisico slanciato e con le giuste curve, eppure si ostina sempre a cambiare qualcosa.
So che lo fa apposta per cercare di esser fuori dalle ombrae ma e' un vero peccato ed una vera ingiustizia per lei.
Picchietto con un po troppa forza mentre penso alla mia amica.
So che io come questo mondo siamo solo uno svago una dolce fuga necessaria per poter sopravvivere lì dentro. Eppure mi ostino a pensare che non sia così che siamo veramente due ragazze così diverse, provenienti da luoghi opposti che sono amiche.
Che tengono l'una all'altra, come due sorelle.
E molte volte è stato così, ci conosciamo da così tanto tempo che ho imparato a capirla e soprattutto a comprendere e a seguire rigidamente le regole silenziose che ci siamo imposte e che ci legano.
Mai chiedere troppo.
Obbligarsi a ridere e a scherzare sulle cose più difficili anche se vorresti piangere.
Non porsi limiti.
Conosco benissimo queste regole eppure sono la più brava ad infrangerle.
So benissimo quanto lei odi il mio modo di fare e quanto allo stesso tempo lo apprezzi, ma io non sono lei, non riesco a controllare i miei sentimenti come se fossi su un palcoscenico in un film, sono davvero una pessima attrice.
Almeno quando si tratta di recitare con persone verso cui provi qualcosa di importante.
Metto velocemente tutto al suo posto cercando di non fare troppo casino e controllando di non aver dimenticato niente e corro via cercando di mostrarmi sicura mentre cammino sola per le strade buie e deserte nel cuore della notte.Jenny's pov
Rimasi ferma mentre il mio sguardo vagava su quell'uomo.
Era comodamente seduto su una sedia imbottita mentre ci fissava dall'alto in basso.
I suoi occhi grandi e nerissimi mi studiavano attenti, come se volessero memorizzare ogni singolo particolare. La barba era leggermente incolta i suoi capelli cortissimi erano di un colore sorprendentemente chiaro, quasi risplendessero. Erano di un oro caldo e acceso che non passava in osservato.
La sua pelle era di un colore molto simile alla mio ma leggermente più chiaro, come se non vedesse la luce del sole da parecchio tempo.
Era alto e robusto, tutto il contrario di me adesso. Il mio fisico è agile ma piccolo e anche abbastanza fragile e non ha nulla a che fare con quel essere alto e forte che mi è davanti. Eppure anche se abbiamo le nostre differenze riesco benissimo a notare delle cose che entrambi abbiamo: stesso sguardo truce, stessa fatica nel cercare di fare una smorfia felice che poi non risulti inquietante ( credo che lo stia cercando di fare in questo momento), lineamenti per niente fini e delicati, come i miei, stessi occhi indagatori e pieni di costante sospetto e sfiducia.
- Non credo a una sola tua parola.- Dico provando a restare indifferente ma mi esce con una forte rabbia, che nemmeno io sapevo di avere.
Un ghigno divertito comparve sul suo volto.
- È la stessa cosa che avrei detto io.- Esclama allegro.
Sgrano gli occhi e li lancio un'occhiataccia truce, ma lui la ignora e scoppia in una risata piena di divertimento e anche con un pizzico di incredulità.
- Mi assomigli troppo figliola e credimi- Si interruppe facendomi l'occhiolino.
- Questo non è un bene.-
Strinsi con forza i pugni evitando di non urlarli contro, questo tipo mi sta prendendo in giro.
- Chiunque tu sia, sappi che sono qui per un motivo ben preciso e sei hai intenzione di usarmi per far parte di uno dei tuoi stupidi giochetti posso benissimo...-
- Non è mia intenzione.- Dice all'improvviso con sguardo serio interrompendomi.-
Lo guardo sorpresa del suo cambiamento improvviso di umore.
- Adesso basta.- Esclama una voce alle mie spalle.
Mi volto e vedo Cory mi ha preso la mano e la stretta dolcemente nella sua, come se fosse il gesto più naturale del mondo, un po'come respirare o mangiare.
- Ho fatto come mi avevate chiesto adesso che ha avuto quello che voleva può benissimo lasciarla in pace.-
Dice con voce pacata mentre lo guarda con odio.
È un secondo ma l'uomo da un'occhiata alle nostre mani legate l'una nell'altra e una smorfia di disgusto compare sul suo volto.
Poi ci guarda facendo un sorriso tirato ed esclama:
- Gli ordini erano che avrei dovuto vedere mia figlia... -
A quella parola un brivido mi percorre la schiena, lo dice con tale tranquillità e naturalezza che da i brividi.
-E che le avrei parlato senza la tua presenza, vedo che sei ancora qui, quindi ti prego di uscire da questa casa e aspettarla se proprio vuoi qui fuori, se ovviamente ti ricordi dov'è l'uscita sai... questa è una casa molto grande.-
Cory lo guardò come se se lo aspettasse poi mi lanciò un' occhiata che non capì e se ne andò accertandosi prima di aver sbattuto con forza la porta.
Lui lo ignoro' come se ci fosse abituato e cercando di fare un sorriso disse:
- Credo che sarà meglio che tu ti sieda- Esclama indicando una sedia vicina alla sua scrivania.
Scuoto la testa.
- Sto bene qui, grazie.-
Annuì senza aggiungere nulla mentre continuò a studiarmi come se stesse cercando qualcosa.
- Sono rimasto sbalordito quando mi hanno riferito che due giovani provenienti da una delle nostre scuole ribelli sono riusciti a distruggere la barriera che in centinaia di anni nessuno è mai arrivato a fare o che anche provando non sia morto fulminato.-
Sono sicura di star arrossendo per l'imbarazzo, sono riuscita a fare un bel disastro a quanto pare.
- Dovevo immaginare che solo un milites avrebbe potuto farlo, solo quel coraggio avrebbe potuto spingere qualcuno a fare qualcosa di così pericoloso e suicida.-
Afferma sghignazzando.
Lo guardo confusa non so se sia un complimento o meno e poi chi cavolo sono i milites?
- Non ti ha raccontato tutto, vero?- Chiese all'improvviso dolce.
Feci un passo indietro.
Quell' uomo aveva il potere di cambiare espressione in meno di due secondi e poi adesso è ancora più inquietante di prima.
- No.- Dico in un sussurro.
Mi mordo la lingua.
Non devo mostrarmi inferiore a lui.
- Sono qui per sapere tutta la verità- Riprovo a dire con voce più solida e ferma.
-Tutta la verità.- Ripeté come se li piacesse come suonava.
Sospirò, frustrato.
Inconsciamente feci un passo in avanti intenerita da quel gesto e ritornando alla distanza di prima.
- Sì, è giusto che tu la conosca, è una situazione difficile soprattutto perché tutto questo è toccato a uno come me-
Farfuglio' tra se e sé.
Si strofino' gli occhi con la mano.
All'improvviso mi sembrò incredibilmente più vecchio.
Il suo aspetto giovane anche se sono sicura, non curato, gli regala una decina di anni in meno ma all'improvviso pare una persona che ne ha passate tante, che ha sofferto molto che è riuscita a sopravvivere a un dolore davvero forte che sembra averlo svuotato negli anni.
- Voglio che tu sappia.- Incominciò cencellando i miei pensieri.
- Che io non ho mai voluto tutto questo, e che da quando tu sei qui, ho fatto sì che nessuno ti dicesse nulla prima di me . Volevo almeno essere la persona che ti avrebbe detto come stanno realmente le cose.-
Mi guardò dritto negli occhi, mi sentì vacillare mentre il suo sguardo mi trafiggeva il petto.
- Molto tempo fa, quando tu non eri ancora nata, io conobbi una donna. Era bellissima e davvero diversa da me credo che sia stato questo a farmi innamorare più di lei. Io ero uno dei più esperti e importanti milites ed ero solo un ragazzo, tutti puntavano su di me, dicevano che io sarei stato una persona celibe e importante anche dopo la mia morte, nessuno si sarebbe dimenticato di me e del mio nome.-
Fece un lungo sospiro.
- Quando dissi a mio padre che mi sarei sposato con una dei "tutto fare" ( così lì chiamavano al tempo) si arrabbiò moltissimo e io dovetti aspettare molti anni prima di avere la sua benedizione e quando accadde e io mi potetti finalmente sposare ero già tra i più potenti del paese, dopo poco la mia bellissima moglia rimase incinta.-
I suoi occhi si accesero di uno strano bagliore.
- Ma poi ci fu l'incidente.- Continuò piano, come se pronunciare quelle parole gli costasse tantissima fatica.
- Lei morì e con lei anche la bambina che aveva da poco partorito. Non trovarono mai il corpo della piccola ma trovarono i resti dei suoi vestiti e io non volli indagare poiché immaginavo la fine che avesse fatto, l'avrebbero mangiata gli animali del bosco, avrebbero preso il suo corpo.-
Aveva gli occhi lucidi mentre raccontava senza fermarsi.
- I milites sono guerrieri di questo luogo, ognuno qui ha dei ruoli e il nostro e trai più importanti e doverosi. Io non volli sapere più nulla di questa storia e mi concentrai sul mio lavoro totalmente quando all'improvviso qualche settimana fa c'è stato l'allarme. Non era la prima volta che ci trovavano ma era la prima che qualcuno superasse la barriera. Degli uomini adetti corsero subito e uno di loro, nonostante fosse notte, grazie alla luce di un fulmine riconobbe senza dubbi la ragazza che lo fissava spaventata, era lei. Non c'erano dubbi.-
Mi guardò attentamente.
- Eri tu, tu sei la bambina che pensavo che fosse morta, tu sei mia figlia. Tu sei Clove, la mia bambina.-
Feci un passo in dietro.
Non è possibile, sono tutte menzogne io non conosco quest'uomo, Ran e'la mia unica parente e...
All'improvviso mi ricordai.- Nonna! Nonna!- Esclamò una bambina magrolina mentre correva sul prato fiorito e si avvicinava sempre più a quella figura robusta e anziana che la guardava con amore e dolcezza.
- Jenny, dimmi pure.- Esclamò quando finalmente la bambina la raggiunse.
Aveva il fiato corto, la fronte sudata e le gote arrossate mentre cercò di dire:
- Nonna ma dove sono i miei genitori?- Chiese con enfasi e vivace curiosità, senza rendersi veramente conto di quello che stava dicendo.
Un amaro sorriso comparve sul volto della donna.
- Tua mamma, quando eri ancora piccola morì in un incidente, era una notte buia e con dei fulmini nel cielo.-
- Proprio come nei miei sogni!- Urlò con voce stridula la bambina.
- Sì, piccola mia.-
- Lei morì ma tu no. Piangevi forte, mentre eri nel buio e sola. Fu quella notte che ti trovai e che ti portai qui, non so nient'altro Jenny ma di una cosa sono certa: tu ed io siamo una fantastica squadra!-
Disse indicando il piccolo cesto pieno di frutta che avevano raccolto poco prima.
La bambina annuì e ritornò a correre spensierata, godendosi l'aria che sfrecciava sulla pelle e il sole che batteva in simbiosi con il suo cuore.- Non è possibile.- Sussurrai con gli occhi sgranati.
- L'anziana signora che ti ha tenuto con lei per tutto questo tempo, come si chiamava?- Chiese a se stesso.
- Ran Ramuna? Comunque lei, sapeva tutto di tutto questo perché viveva qui prima di decidere di andarsene. Ti ha portato con sé nascondentoti da me e da questo mondo, dalla tua vera casa.-
Proseguì spietato.
- No!- Urlai senza rendermene conto.
- Mi spiace, Clove ma questa è la verità.- Disse piano.
- Il mio nome è Jenny.- Ripresi con rabbia.
Lui annuì sconsolato.
- Se la vuoi metter così, va bene. Ma dovevi saperlo, tutti lo sanno ormai e volevo dirtelo senza fraintendimenti.-
- Tutti?- Chiesi confusa.
- Tutti.- Confermò.
Lo guardai ancora una volta, all' improvviso sembrò mancarmi l'aria.
Mi avevano mentito e lo avevano fatto tutti.
A passo svelto me ne andai da quella casa sbattendo con forza la porta proprio come aveva fatto Cory solo qualche minuto prima.
Appena fui fuori vidi lui appoggiato al cancello mentre scriveva qualcosa su quel cellulare che aveva uscito prima che arrivasse la macchina.
Mi avvicinai a grandi passi ,sentivo un impeto di rabbia salirmi lungo il petto e farmi ribollire il sangue.
Come aveva potuto non dirmi nulla?
Come aveva potuto nascondermi una cosa così importante?
E poi, proprio lui.
Era l'unico di cui io mi fidavo, era la persona che aveva vissuto con me quella esperienza terribile, era colui che ogni volta che piangevo di notte, cercando di non farmi sentire, lui si avvicinava in silenzio e mi stringeva a se senza dire nulla.
E nella sua stretta il peso dei miei incubi, del rimorso, della paura, si placava fino, poi, arrivare a spegnersi del tutto.
Sentivo il suo battito sempre regolare sulla mia schiena chiudevo gli occhi e lo ascoltavo, rendendomi conto che in tutto quel dolore almeno lui non vacillava, restava lì.
E io sapevo che per la prima volta potevo davvero fidarmi e concedere la metà del peso a qualcun'altro.
E adesso lui mi aveva mentito, come tutti gli altri.
-Tu!- Urlai puntandoli un dito contro.
Alzo lo sguardo dal telefono, sorpreso.
Ma prima che potesse dire qualsiasi cosa io lo precedetti.
- Mi hai mentito! Anzi, ancora peggio.-
Esclamai guardandolo con odio.
- Mi hai tenuto nascosto tutto questo!- Sbraitai indicando la casa.
- Jenny, ascoltami.- Esclamò cercando di tenere un tono di voce calmo e fermo.
- Non voglio sentire più nulla! Mi diresti altre balle!-
Lui mi guardò accigliato.
- Io pensavo...- Balbettai guardando il basso.
- Credevo che noi due potessimo essere sinceri l'uno con l'altra. Qui non abbiamo altro che la nostra amicizia e adesso...-
Chiusi gli occhi evitando che le lacrime uscissero.
- Adesso non abbiamo più niente- Sussurrai.SPAZIO AUTORE
Hola!
Come state?
Scusate se questo capitolo è stato più breve rispetto agli altri xD
Comunque vi è piaciuto? Cosa ne pensate?
Adesso che Jenny è di nuovo sola cosa farà?
Cory come reagirà a tutto questo?
Cosa ne pensate di Margaret? È una dei liberi e grande amica di Cecelia ma anche lei avrà dei segreti?
Adesso vado e...
A presto!
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Fino all'ultimo respiro 2-la verita' celata-
Fiksi IlmiahTutti crediamo in qualcosa, giusto? Ognuno di noi per vivere lo fa, non importa cosa sia o quanti possano smen...