18. L'equilibrio inesistente delle relazioni

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«Sei davvero una stronza!» esclamò Leonard, entrando teatralmente in soggiorno. «Non stai soffrendo per avermi lasciato? Già festeggi?»

Non ci eravamo neanche accorti che Howard fosse andato ad aprire. Io, Sheldon e Raj terminammo di parlare subito, ascoltando le parole d'odio che ci stava rivolgendo il mio ex. Aveva ragione per una parte e quasi stavo per abbassare la testa di fronte ai suoi insulti, salvo poi ricordarmi del tranello che aveva sperato di poter mettere in atto.

«Tu non hai nessun diritto di parlarle così!» gli urlò Sheldon, alzandosi di scatto. La sua figura alta spaventò anche me. «Scusati immediatamente,» scandì, fissandolo. Leonard retrocedette di qualche passo, andando a sbattere contro la poltrona.

«Non mi scuserò per averla chiamata come merita. Dovevamo sposarci e lei mi ha cornificato con il mio migliore amico, tu come chiameresti una così?»

«Scusati con Penny. Adesso,» ordinò lui, indicandomi. Il collo gli si era arrossato e stringeva l'altra mano a pugno come se volesse colpirlo da un momento all'altro. Mi coprii il viso per non guardare.

«O cosa mi fai? Tradisci di nuovo la mia amicizia o aspetti la mia prossima fidanzata per rubarmela?» lo sfidò Leonard. Sheldon scattò in avanti e per poco non lo colpì in viso. Mi frapposi tra di loro, allontanandoli.

«Vi prego, no,» urlai, spingendoli in direzioni opposte.

«Ha offeso il tuo nome, come uomo del Texas non posso permetterglielo,» spiegò il mio fidanzato, scostando la mia mano dal suo petto. La strinse e la portò alla bocca.

«Che scena patetica,» commentò Leonard, superandomi e sedendosi sul divano lontano da noi. Forse aveva capito che Sheldon lo avrebbe colpito sul serio, se avesse continuato ad insultarmi. «Penny, io ti ho dato l'anima e ti amo terribilmente. Perché mi hai fatto questo?»

«Io non ti ho mai amato. Sono stata con te perché non lo so... dovevo,» replicai, sedendomi e notando che Sheldon non si fosse messo al suo posto pur di stare tra me e il mio ex. «Leonard, sei un ragazzo d'oro, ma non sei quello giusto per me. Sto con Sheldon perché lo amo e non perché penso che debba farlo. Hai perso ogni possibilità quando ti ho sentito confabulare con Amy. Volevi incastrarmi, santo Dio! Di questo non ti vergogni?»

Leonard abbassò lo sguardo colpevole. Sapeva di aver sbagliato.

«Ero disperato Penny, solo facendoti credere di aspettare un bambino, sarei riuscito a sposarti e a stare con te. Credimi, è orribile sentire la persona che ami scivolarti di mano.»

Sospirai di fronte alla sua logica senza cuore. Avrebbe condannato la sua vita all'infelicità pur di non perdermi.

«Leonard, dobbiamo andare avanti. Ti prego, dimenticami,» gli dissi, stringendo le mani di Sheldon. Lui si sistemò sul divano, lasciandosi toccare. Leonard fissò il mio movimento, comprendendo forse che c'era tutto il mio amore, lo stesso che non avrei potuto dare a lui.

«Va bene,» mormorò, alzandosi e girando attorno al divano per raggiungere il bracciolo della poltrona, sulla quale era seduto in silenzio Raj. «Ho deciso di cercare un altro appartamento. Non voglio vivere con voi che mi sbattete in faccia la vostra felicità.»

Sheldon strabuzzò gli occhi per poi annuire. Sapevo che stava soffrendo, ma mi consolai al pensiero che lui avesse me.

«Va bene,» ripeté Sheldon. «Quindi te ne andrai, vivrò da solo,» costatò quasi volesse prendere coscienza della cosa.

«Tu e Penny potreste convivere,» propose Raj che aveva sentito ogni singola parola. «Voglio dire, vi amate, vi conoscete... chi meglio di voi due?»

L'impossibile diventa possibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora