Capitolo 5

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Mia's pov.

Finalmente ci sedemmo su quei sedili, per me scomodi, dopo aver posato le valigie negli appositi contenitori sopra le nostre teste.

Mi misi a pensare e dissi con voce malinconica:
"Sophie, ma secondo te, i nostri genitori se ne sono accorti che noi ce ne siamo andate via?"

"Per adesso non ci pensare, rilassati e prova a dormire che tra un po' l'aereo decolla e non riuscirai più ad addormentarti." mi rispose con gli occhi chiusi, quasi addormentata.

Annuii, mi girai nel verso opposto e cercai di addormentarmi ma non ci riuscii facilmente.

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"Gentili passeggeri, vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza perchè tra un paio di minuti atterriamo." disse l'hostess attraverso l'altoparlante facendoci svegliare.

Dopo circa 10 minuti l'aereo si fermò in aeroporto e finalmente scendemmo.

C'era un tempo meraviglioso, sembrava una giornata d'estate anche se era appena primavera.

"Finalmente libere!" dicemmo io e mia sorella in coro mentre saltellavamo.

Probabilmente il 95% delle persone ci fissava in maniera scioccata ma non potevamo farci niente.
Essere pazze faceva parte del nostro DNA.

Ci incamminammo verso l'uscita dell'aeroporto.

"E adesso che si fa?" chiesi a Sophie tranquillamente.

"Beh, intanto cerchiamo un posto per dormire perchè non voglio passare la notte su una panchina come un barbone." mi rispose.

"E allora andiamo." dissi mentre ci stavamo avviando verso il centro di Broadway.

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Mentre camminavamo, ammiravamo con stupore i grandi palazzi di Broadway.
Sembravano toccare il cielo.

I negozi erano l'opposto di quelli che c'erano a Puerto Vallarta.
Qui sono molto più grandi, più forniti di vestiti e molto più accoglienti.

Questa cosa ci piaceva molto, infatti iniziammo a fare shopping.
Entravamo in tutti i negozi provando vestiti, accessori e chi più ne ha più ne metta.

Sembrava che non avessimo mai visto dei negozi in vita nostra.

Avremmo voluto spendere tutti i soldi che ci restavano ma, ovviamente, eravamo obbligate a non farlo.

Anche la gente qui aveva uno stile diverso.
C'era chi si atteggiava in maniera un po' troppo volgare per i miei gusti; chi, invece, si esibiva con dei giochi di prestigio sulle strade per guadagnare qualche spicciolo; altri che cantavano spensierati mentre passeggiavano ed altri ancora che correvano perchè erano in ritardo a lavoro o, a qualche appuntamento.

Quella città ci incantò subito.
La gente, i palazzi, il tempo, il posto, insomma tutto.

Ad un certo punto non vedemmo più la luce del sole ma solo quella dei grandi lampioni sparsi per le strade.
Pensammo che fossero i nostri occhi ad avere problemi... ma invece, dopo aver visto l'orologio, ci rendemmo conto che si erano fatte le 20:17 di sera.

Eravamo così prese dal fare acquisti che ci scordammo di cercare un posto dove dormire.

"Credo proprio che dormiremo in una panchina..." mi disse Sophie con aria preoccupata.

"Come abbiamo potuto essere così tanto stupide da scordarci di trovare un posto dove rimanere per la notte?!" dissi frustata.

"Sinceramente non lo so ahahaha" rispose mia sorella cercando di sdrammatizzare la situazione.

"Vabbè, per questa sera è andata così. Sinceramente avrei un po' di fame, tu no?" le chiesi sentendo il mio stomaco brontolare.

"Ma che domande sono? Ovvio che ho fame. Andiamo in quel bar che fortunatamente è ancora aperto." mi rispose con ovvietà.

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Arrivate al bar, ordinammo due insalate miste insieme a due vaschette medie di patatine con una strana salsa piccante.
Da bere prendemmo due lattine di coca cola ed una bottiglia d'acqua.

Fortunatamente non ci fecero aspettare molto e la cameriera, gentilissima, portò l'ordinazione al nostro tavolo.

"Vi auguro una buona cena.
Desiderate altro?" ci domandò la cameriera sorridendo.

"No, grazie" rispondemmo all'unisono io e mia sorella.

La cameriera se ne andò e noi iniziammo a mangiare come se non ci fosse un domani.

Non so come, ma riprendemmo a parlare della famosa panchina-letto che ci aspettava per farci dormire.

Mi accorsi che, dopo aver finito di prendere un'altra ordinazione, la cameriera, mentre passava vicino al nostro tavolo, sentì la nostra conversazione.
Si avvicinò di nuovo a noi e ci chiese:
"Scusate ragazze ma non ho potuto fare a meno di ascoltare la vostra conversazione.
Ho sentito che non avete un posto dove andare a dormire.
Io vivo sola in un appartamento qui vicino.
Se volete, potete venire a dormire da me.
Finisco il turno alle 22:30 di sera.
Fatemi sapere."

Dopo che la cameriera andò verso dei clienti che l'avevano chiamata, parlai con mia sorella di questa proposta.
Pensammo che non era una cattiva idea ma era pur sempre una sconosciuta.

Non avendo altre alternative, decidemmo di accettare.

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