La presenza inviaibile.

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Sono seduta sul divano del salotto, aspettando le mie amiche per uscire. Il tempo sembra passare lentamente, ogni minuto che scivola via mi fa sentire sempre più impaziente. L'aria nella stanza è densa, come se qualcosa fosse nell'aria, ma non riesco a capire cosa. Mi sollevo improvvisamente senza una ragione, come se una forza invisibile mi avesse spinto. I miei occhi si focalizzano sul comodino, senza nemmeno pensare, come se non avessi il controllo di ciò che stavo facendo. Le mie gambe, stanche, eppure decise, cominciano a muoversi da sole. Non è una sensazione di sonno o stanchezza, è qualcosa di più inquietante. È come se fosse un impulso che non posso fermare, come se una presenza sconosciuta mi stesse guidando.

Mi sento... posseduta.

Mi avvicino al comodino, il mio corpo è come in trance, i miei movimenti sembrano essere diretti da qualcun altro. Gli occhi non riescono a staccarsi dal telefono fisso che giace lì, come se mi stesse aspettando. Lì, accanto, c'è qualcosa di strano, un piccolo pezzo di carta, un bigliettino, scritto a mano con una calligrafia che non riconosco: - Io so cosa sei -.

Un brivido gelido mi percorre la schiena. La prima cosa che mi viene in mente è che qualcuno ha deciso di farmi uno scherzo. Ma subito dopo, mi blocco. Mi giro lentamente, guardando la stanza, ma la casa è vuota. Sono sola. E allora mi chiedo: Chi diavolo potrebbe essere? Non c'è nessuno qui. Niente è fuori posto, ma quella frase mi tormenta, come un eco nella mia mente che non riesco a scacciare. La paura inizia a salire, come un veleno che mi paralizza.

La mia testa è un turbine di pensieri confusi. Mi viene da ridere nervosamente, cercando di scacciare la sensazione di buio che mi abbraccia. Mi sforzo di pensare che sia solo uno scherzo stupido, ma qualcosa dentro di me mi dice che non è così. Ogni parte del mio corpo mi urla che quella scritta non è una coincidenza, che c'è qualcosa di più dietro quelle parole. Forse, in un angolo oscuro della mia mente, lo so già. Non sono mai stata come le altre. E questo pensiero mi fa rabbrividire ancora di più.

Nel frattempo, il telefono squilla. È un suono strano, profondo, come se aspettasse di essere risposto, come se fosse un segnale da seguire. Una parte di me vuole ignorarlo, spegnere tutto e tornare alla normalità. Ma un'altra parte, quella più curiosa, quella che da sempre mi ha spinta a cercare risposte anche quando non ero pronta per trovarle, mi spinge a rispondere. Non posso fare a meno di sapere. Chi è? Chi mi sta chiamando? Perché sono così ossessionata da quel telefono?

Prendo il telefono con mano tremante, il cuore batte forte nel petto.

"Pronto?"

Un silenzio profondo risponde alla mia voce. Nessun rumore, nessuna parola. Poi, lentamente, come se il mondo intero fosse diventato sfocato, inizia a suonare una melodia, una musica che ricorda quelle che si sentono nei film horror. Quella che ti fa venire i brividi, che ti fa sentire la pelle d'oca lungo le braccia, che ti fa guardare dietro le spalle anche quando sei sola. È una melodia che mi fa sentire come se non dovessi essere qui, come se fossi già troppo vicina a qualcosa che non posso controllare. La musica, lenta e morbida, riempie la stanza, ma non è confortante. Mi sembra di essere intrappolata, come se stessi vivendo una scena che non posso cambiare.

Poi, qualcosa cambia. Inizia a succedere qualcosa. Una voce, sottile come un sussurro, si fa sentire, ma non riesco a decifrarla. Le parole sono sfocate, come se qualcuno stesse parlando da dietro un vetro appannato. Poi tutto si fa più intenso, come se quella presenza che avevo sentito prima fosse diventata ancora più vicina, più palpabile.

E poi... buio.

Il mondo intero sembra crollare intorno a me. Non vedo più nulla. Le ombre si fanno lunghe, la stanza diventa un vuoto senza forma. La musica è scomparsa, ma la sensazione di essere osservata è ancora più forte. La paura mi blocca, e non riesco a fare un passo. La mia mente è frastornata, confusa. Mi sento intrappolata, come se non avessi via d'uscita.

Non so quanto tempo sia passato. Ogni secondo sembra un'eternità. Il respiro è affannato, il battito del cuore martella nelle orecchie. Le mani sono fredde, tremano, ma non riesco a muoverle. Sono paralizzata. Non so cosa sia successo, ma qualcosa mi dice che non sono più sola. Quella sensazione di paura è diventata qualcosa di  reale. È come se quella presenza che mi ha seguito fino a quel momento fosse ora qui con me, come se fosse entrata nella mia casa, nel mio spazio. Non c'è più nessuna via di fuga. E tutto questo, tutto questo buio che mi avvolge, è troppo per me.

Mi sforzo di ricordare cosa è successo prima di questa sensazione. Mi sembra di aver perso il controllo, di aver perso me stessa. Cos'è quella musica? Chi c'era al telefono? Chi ha lasciato quel biglietto? Ogni domanda mi assale, ma non ci sono risposte. È tutto confuso, tutto sfumato, come se il mio corpo fosse in un sogno da cui non riesco a svegliarmi.

Inizia a fare caldo. Un calore strano, un calore che mi toglie il respiro. Il mio corpo è intrappolato in un vortice di emozioni contrastanti, paura, curiosità, confusione. Cosa sta succedendo? Cosa significa tutto questo?

Ma poi, improvvisamente, una luce si accende nella mia mente. È come un lampo, un'illuminazione improvvisa, e ricordo: io non sono mai stata come le altre persone. Ho sempre saputo di non essere normale. Ho visto cose che gli altri non vedevano, ho sentito cose che gli altri non sentivano. E quella sensazione di non appartenere a questo mondo, di essere diversa, di essere... forse qualcosa di più, mi ha sempre perseguitato.

Forse questo è il momento in cui le risposte arriveranno. Forse questo è il momento in cui dovrò affrontare ciò che sono. Ma ho paura. Ho paura di ciò che scoprirò, di ciò che verrà.

Mi sforzo di riprendere il controllo, di aprire gli occhi e guardare la realtà. Ma il buio è troppo forte, la paura è troppo grande. E il suono della musica, quella melodia inquietante, continua a risuonare nelle mie orecchie.

Non so cosa accadrà. Non so cosa c'è dall'altra parte di questa porta. Ma una cosa è certa: niente sarà mai più come prima.

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