Capitolo II

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La mattina seguente , infatti alle otto erano già tutti in piedi , e facevano un'animata colazione. Sebastian mangiava del porridge , Julie , la madre , aveva preparato il tè ai frutti di bosco , e una torta di mele , il padre , bevve il suo caffè e assaggiò la torta fatta dalla moglie , e ne mangiò due fette , mentre Ofelia si limitò a una ciambella e un bicchiere d'aranciata.
"Siete già andati in cantina?" Chiese la ragazza mentre si toglieva le briciole dalla maglietta.
"Tra scatoloni , letti e armadi ce ne siamo scordati" rispose il padre.
Dopo aver finito l'ultima fetta di torta , Albert , ovvero il padre , prese Ofelia per la mano e la portò davanti a una porta che situata nel sottoscala.
Era una normalissima porta bianca e se la si apriva , si vedevano delle scale in cemento armato , che conducevano nella misteriosa cantina.
Scesero gradino per gradino , per poi accendere la luce , che , miracolosamente andava.
Era una enorme stanza , con un pianoforte , dei tavoli , candelabri , librerie piene zeppe di fogli e libri , grandi quadri che ritraevano maestosi signori e robuste donne.
Albert iniziò a esaminare per bene tutto ciò che poteva servire , e faceva su è giù dalle scale.
Ofelia invece , prese più libri possibili e li portò fino in soffitta.
Dove , sedendosi di fronte allo specchio-quadro , iniziò a ispezionarli in cerca di quelle lettere.
Trovò delle vecchie fiabe scritte anni e anni prima , che parlavano di folletti , nani , e cattivi signori. Tutto ciò le sembrò un po assurdo , ma tuttavia le pagine erano buone.
Per tutta la mattinata si sentì il padre camminare per la casa , spostando mobili e oggetti.
Ofelia , riuscì a sfogliare tutti i libri , ma senza trovare nulla.
Così ritentò , tornando in cantina , per poi venirne fuori con il doppio dei libri di prima.
Saltò il pranzo , perché la voglia di trovare il significato di quelle lettere , era alle stelle.
Dopo sei ore , ebbe quasi finito il ventitreesimo libro , e intanto , fuori , il sole calava lentamente. Così si ritrovò a dover accendere la luce.
Sbuffando , si risedette per terra , e notò un libro che prima non vide , forse perché era un po nascosto. Così lo prese.
Aveva la fodera in cuoio rosso , ed era più grande rispetto a tutti gli altri , vi erano incise le stesse lettere che vi erano sullo specchio-quadro. Lo aprì , sfogliandone le spesse pagine , ognuna con le lettere corrispondenti . Iniziò a comprendere un po di più , e così , s'imparò l'alfabeto , che scoprì essere runico.
L'unico problema era che non sapeva come si pronunciassero.
Stette la restante serata davanti allo specchio-quadro , con il libro aperto su una mano.
E tra se e se continuava a ripetersi :
"E lo specchio , brillerà di luce propria
Il riflesso liscio e chiaro
Che rivela ciò che sta dall'altra parte"
Queste erano le parole incise , ma non capiva cosa volevano dire , perlopiù , ora , sapeva che si trattava di uno specchio.
"Ma non ha né vetro né riflesso! Come fa a riflettere qualcosa? E cosa vuol dire che rivela ciò che sta dall'altra parte?"
Si riempì di domande.
"Mah...al diavolo"
Lanciò il libro a terra , scocciata di non aver scoperto nulla , è andò a mangiare qualcosa.
Intanto il libro s'aprì di colpo , come se il vento ne avesse girato le pagine.
Si fermò esattamente sulla stessa pagina dello specchio. E per una frazione di secondo , lo specchio riflesse.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 01, 2016 ⏰

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