Capitolo 9- La fine degli esami

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-Lasciatemi in pace!

Erano le 8:00 di mattina e, come al solito, tutti i ragazzi si trovavano in Refettorio a mangiare o, nel caso di Ak, a riprendersi da una notte governata dalla paura e dall'ennesimo incubo, in quanto fossero già tre sere che si ritrovava da sola di fronte al Muro.

Fin dal suono della sveglia, la ragazza aveva capito che sarebbe stata di nuovo una "giornata no": era estremamente nervosa e suscettibile,era distrutta dalla stanchezza e da quel maledetto peso che ogni tanto le opprimeva il cuore, senza contare che dentro di sé percepiva l'accrescimento della titubanza verso gli altri, sentimento con il quale avrebbe presto imparato a convivere.

Dopo essersi rapidamente lavata e cambiata, si fiondò nell'Atrio come un uragano, nella speranza di trascorrere una serena mattinata con la piacevole compagnia di se stessa. E basta.

-Mi sa che ho chiesto troppo- quello era stato il suo pensiero alla vista degli amici che l'attendevano per mangiare tutti assieme.

Si sedette controvoglia sulla sedia che gentilmente Aukai le stava porgendo (strano, non era mai stato così premuroso con lei) e iniziò a placare la sua fame in totale silenzio.

Dopo pochi minuti, le ragazze iniziarono a raccontare di Ak e del suo solito incubo e in un battibaleno Ajit iniziò a parlare di una certa bistecca gigante che la sera prima lo aveva rincorso in sogno.

-Forse dovrei darci un taglio con le grigliate serali, sono come dei mattoni sullo...- Ak gli scoccò un'occhiataccia. Come si permetteva di menzionare quegli orribili oggetti che per tutte quelle notti non avevano fatto altro che appesantirle il cuore?

-...stomaco-Ajit completò la frase con un largo sorriso, incurante dell'espressione omicida di Ak.

-Promemoria per me: mai rivelare i segreti ad Ajit- si appuntò la ragazza nella mente, inconscia che avrebbe pagato a caro prezzo quella mancanza di fiducia verso gli amici.

Nonostante la giovane desiderasse la fine di quella conversazione, essa proseguì tra i suoi compagni fino a quando, stanca del nuovo invito a parlare,non aveva sbottato quella frase, della quale se ne era pentita immediatamente.

Sì alzò stizzita dal tavolo e, a passo di marcia, tornò in camera sua.

Aveva sbagliato ma odiava ammetterlo. -Ma anche loro non hanno fatto nulla per aiutarti, non ti hanno protetta dai mattoni e di certo non ti verranno a liberare dal Muro- Ak si spaventò: mai aveva udito quella voce interiore che, oltretutto, le comunicava cose a lei inconcepibili. Si fidava dei suoi amici, perché avrebbe dovuto dubitare proprio in quel momento?

Eppure la voce era molto convincente e, in un certo senso, il suo discorso non faceva una piega: lei aveva sempre aiutato i bisognosi, perché allora non era ricambiata?

-Fantastico Akenehi...ora parli anche da sola- disse, rivolgendosi sarcasticamente allo stipite della porta- sto davvero diventando pazza-. Scrollò la testa sconsolata, per poi abbandonarla tra le mani.

Dopo mezz'ora fu obbligata a scendere per sostenere gli ultimi test del Jaanch; finalmente, dopo gli esiti pomeridiani, sarebbe stata libera di tornare alla vita normale e alla sua vera casa, giù al villaggio.Sarebbe dovuta essere felice, tuttavia non riusciva a provare allegria, addirittura non riusciva a capacitarsi della gioia che gli anni passati aveva provato alla fine degli esami.

Dopo quella giornata sarebbe stata libera di continuare a costruire il suo Muro.

L'esame di "Sopravvivenza" fu facilissimo; ad Ak bastò accendere un fuoco, costruirsi un rifugio e cacciare per dimostrare agli Aldux di cosa fosse capace di fare quella sedicenne alta e mingherlina.

Altrettanto facile fu quello di "Simulazione" che in sé racchiudeva tutte le prove precedenti: dopo aver distrutto una dozzina di fantocci,abbattuto un finto-cecchino e risolto brillantemente un indovinello,venne congedata dall'esaminatore il quale le rivolse un'occhiata di freddo orgoglio, come se fosse un trofeo appena conquistato.

BUM!

Ak si fermò di colpo, tentando di aggrapparsi al muro del corridoio con le mani sudate mentre la testa aveva iniziato a girarle e piccoli puntini colorati avevano iniziato a danzarle davanti agli occhi. Si strinse una mano al cuore, ancora sotto shock: possibile che il suo Muro crescesse anche durante il giorno, mentre la ragazza era attenta e vigile? A quanto riuscì a constatare, pareva di sì e non le piacque affatto; quella costruzione che la opprimeva si stava rafforzando troppo velocemente.

Ancora preoccupata per quella tetra scoperta, si diresse verso la sua camera, dove gli amici l'aspettavano per festeggiare la fine di quel terribile esame.

Non appena spalancò la porta, Ajit iniziò a spargere ovunque coriandoli e nastri colorati, incurante dell'espressione dell'amica. Non appena notò il pallore sul volto della ragazza chiese: -Ehi Ak, che succede? Hai mangiato qualcosa di sospetto durante la "Simulazione"? Non è che ti sei avvicinata ai funghetti arancioni? Perché sono velenosi- accompagnò l'informazione con un enorme sorriso che, sommato allo sguardo folle e a due ridicoli codini che si era fatto sulla testa come due corna, faceva apparire il ragazzo alquanto inquietante.

-Ma che stai dicendo? Tu li hai sempre mangia...ah, adesso si spiegano molte cose- disse Aditi con sguardo eloquente e divertito verso il gemello che aveva ripreso a ballare di gioia e a urlare:- SIAMO ANCORA VIVI!

Ak osservò i ragazzi nella sala: Elpis era seduta sul letto e stava ridendo per le pazzie di Ajit, Nina parlava allegramente con Aditi e Kris se ne stava per conto suo a scrutare tetramente la scena.

Ad un tratto, una mano le cinse delicatamente una spalla, costringendola a voltarsi, e si ritrovò di fronte agli affascinanti occhi blu oltremare di Aukai che, con un sorriso, le offrì un bicchiere per brindare alla fine del Jaanch e all'inizio di quelle che potevano definirsi "vacanze". A quel punto i due iniziarono a parlare e,da come poté notare Ak, il ragazzo le rivolgeva molte domande personali,forse anche troppe.

Dopo circa mezz'ora di chiacchiere, e ansia della ragazza in quanto credesse che l'amico ci stesse provando con lei (il che era palesemente impossibile), entrarono Hilo e Kanai. Quest'ultimo, dopo che ebbe notato la vicinanza tra Ak e suo fratello e aver storto il naso,comunicò alla combriccola che non era affatto il caso di festeggiare,in quanto alcuni di loro dovessero ancora passare l'esame di entrata dell'esercito.

Ak soffocò un improperio: come aveva fatto a dimenticarsene?

Decisa com'era nel cacciare momentaneamente l'idea, il cuore perse un colpo alla vista del fratellino: era molto pallido, il volto era magro e tirato e gli occhi erano leggermente stralunati. -Sarà la stanchezza per tutti i test effettuati- si disse, eppure un campanello di allarme le risuono nella mente.

Dopo quell'informazione, nessuno aveva più voglia di festeggiare, così i ragazzi ritornarono nelle loro stanze mentre Aditi iniziò ad affannarsi e a prepararsi per la sera. Quella volta Ak non fu così rapida nel tacere e imprecò sottovoce: quando sarebbe finita quell'orribile giornata?

Era tradizione, infatti, che gli Aldux tenessero una specie di cerimonia al termine del Jaanch con tutti i sopravvissuti dell'esame, per congratularsi con loro e presentare le nuove reclute dell'esercito,tutti rigorosamente in divisa. E che divisa: camicia bianca e pantaloni blu,cravatta azzurra per i ragazzi e foulard azzurro per le ragazze.Estremamente ridicolo. E quell'anno sarebbe toccato anche ad Ak indossare il completo che, come constatò, era anche scomodo oltre che brutto.

Alle otto di sera, dopo essersi sistemata per quanto potesse, la ragazza si trovava in cima alle scale dell'immenso salone,mentre litigava nuovamente col foulard che non ne voleva saper niente di rimanere legato al collo.

Sbuffando infastidita, Ak decise di scendere e avviarsi verso gli amici, mentre nella sua testa continuava a ripetersi: -Evita di trasformare questa festa in un disastro, evita di renderla un nuovo mattone per il Muro.

Quel che non sapeva però era che quella si sarebbe trasformata nell'ennesimo peso sulla coscienza, portando anche un nuovo e decisivo cambiamento nella sua vita.

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